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Torniamo a parlarvi di arte con’altra incredibile artista capace di unire Africa e Mondo Arabo. Tahia Halim è stata senza ombra di dubbio una delle migliori in assoluto a rappresentare la Nubia, regione che più di ogni altra vede l’unione fra Africa nera e araba.
Gli inizi
Tahi Halim nacque il 9 settembre 1919 a Dongola, città all’epoca facente parte dell’Egitto, attualmente in Sudan. Grazie alla vicinanza del padre con re Fuad I, riuscì ad accedere alla Royal Place del Cairo e, successivamente, all’Accademia delle belle arti. Qui verrà educata da artisti da alcuni dei più grandi artisti dell’epoca, scoprendo per la prima volta la sua dimensione di pittrice. Nel 1943 inizierà a lavorare nello studio di Hamed Abdallah, con il quale si sposerà poco dopo, ma la svolta vera e propria avverrà nel 1945.

Si trasferisce a Parigi con il marito per studiare alla leggendaria Académie Julian, luogo che cambierà i due coniugi per sempre. Una volta terminata l’esperienza francese, torneranno in patria, aprendo uno studio che rivoluzionerà per sempre l’arte africana e mondiale.
Meraviglie nubiane
Ben presto le opere di Tahi Halim raggiungeranno un successo senza pari nella storia femminile, sia per clamore che per originalità. L’artista riuscì, infatti, ad imporsi sulla scena internazionale raccontando una realtà sconosciuta ai più, ovvero quella nubiana. Questa regione rappresenta una delle realtà più interessanti in assoluto in Africa, specie per quanto riguarda storia e cultura. I nubiani, infatti, dopo aver a lungo fatto parte della storia egizia, si staccarono da esso durante le conquiste arabe. Questo distacco, ricucito solo secoli dopo, ha permesso al paese di sviluppare una cultura propria, a metà fra le ultime parti d’Egitto e il Nord del Sudan.
Da questa sua leggendaria terra natia Tahi Halim attinse per tutta la sua carriera, mostrando al mondo meraviglie impensate, avvolte da una patina fra il ricordo e l’attuale. Questo modo di rappresentare la propria terra, tanto lontana dalle realtà cairote e alessandrine, venne subito apprezzato dalla critica che vedeva nelle sue opere il volto dimenticato dell’Egitto. Il successo fu tanto grande da farla diventare la prima donna della storia a vincere il premio Guggenheim nel 1958. Da allora nella sua carriera seguì un trionfo dopo l’altro, conclusosi solo con la sua morte nel maggio del 2003.
Sopratutto oggi, l’eredità di Tahia Halim va conservata e preservata. Oltre alle riconoscenze pubbliche, il suo valore è stato di mostrare al mondo l’unione che esiste fra questi paesi, talvolta considerati lontani anche dagli stessi egiziani.
Domani continuiamo la settimana dedicata alla donna con Fatma Aliye Topuz, considerata dai più la prima romanziera turca e del mondo islamico. Seguiteci sulla nostra pagina facebook, YouTube e Instagram, ogni like, condivisione o supporto è ben accetto e ci aiuta a dedicarci sempre di più alla nostra passione: raccontare il Medio Oriente.
complimenti per questa serie di post! una scoperta dopo l’altra….
onorato, era proprio il mio obbiettivo, mi spiace quasi che sia solo una settimana. Fortunatamente mi sta lasciando una quantità incredibile di spunti, spero che il prossimo articolo ti stupirà ancora, ci tenevo ad andare anche in Turchia 😉
ottimo!!