Biografia e bibliografia di Naji al Ali

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La biografia e la bibliografia (in italiano) di Naji al Ali, il più grande fumettista palestinese di sempre

Le origini di Naji al Ali

Naji al Ali nasce nel 1938 ad Al Shajara, un villaggio di 700 posto fra l’odierna Tiberiade e l’odierna Nazareth. Nel 1948 con la nascita di Israele quest’ultimo (insieme ad almeno altri 530) viene raso al suolo dal governo sionista e a Naji viene imposta la condizione di profugo, elemento che lo accompagnerà per tutta la vita; la prima tappa del suo viaggio sarà proprio il campo profughi di Ain al Hilwa (La Bella Sorgente), vicino Sidone, dove passerà diversi anni prima di trasferirsi a Tripoli per frequentare un corso biennale di meccanica, recandosi poi a Beirut, dove si ritroverà ad abitare nel campo profughi di Shatila. Nel 1957 emigra per due anni in Arabia Saudita lavorando come meccanico, ma poi, nel 1959, fa definitivamente ritorno a Beirut, dove si iscriverà all’Accademia di Belle Arti locale.

Intorno quegli anni inizia anche un suo sempre maggior coinvolgimento politico, iscrivendosi al Movimento Nazionalista Arabo, formazione panaraba fondata da George Habash nel “51 che rimarrà in vita sino al “67; ciò tuttavia lo porterà ad avere sempre maggiori problemi con la giustizia libanese, tanto da subire addirittura un arresto; una volta rilasciato si recherà a Tiro per insegnare in una scuola di disegno e, proprio in quel periodo incontrerà la persona che gli cambierà la vita: Ghassan Kanafani.

Naji al Ali il fumettista

In futuro dedicheremo sicuramente ampio spazio a questo straordinario personaggio dell’epopea culturale araba e palestinese, ma vi basti sapere che all’epoca era editore della rivista Al Hurriyya (La Libertà) e sarà il primo a pubblicare le vignette di Naji al Ali, lanciandolo così ufficialmente nel mondo dei fumettisti professionisti. Nel 1963 si sposta in Kuwait, dove collaborerà con il settimanale At-Tali’a (L’Avanguardia) e con il quotidiano As-Siyasat (Le Politiche), sulle cui pagine darà vita ad Handala, il suo personaggio più importante e celebre; 10 anni dopo, a seguito della guerra arabo-israeliana del “73, fa ritorno in Libano, dove inizierà a collaborare con le riviste As-Safir, Al-Khalij e Al Watan. Con l’invasione israeliana del “82 sarà particolarmente attivo nel protestare insieme al suo popolo contro i crimini dello stato sionista, denunciando più che mai l’ignobile massacro di Sabra e Shatila da parte dei falangisti libanesi. Proprio per il suo sostegno alla causa palestinese verrà espulso dal paese, trovando di nuovo rifugio in Kuwait, dove per 2 anni collaborerà con il quotidiano Al Qabas.

Naji Al Ali
Handala

Nel 1985 si rifugerà definitivamente a Londra, dove proseguirà senza sosta il suo lavoro, diventando definitivamente il fumettista più celebre di tutto il mondo arabo; purtroppo questa fama si trasformerà nella sua fine. Il 22 luglio del 1987 verrà infatti assassinato fuori dalla sezione londinese del quotidiano Al Qabas; tutt’oggi non è chiaro chi sia stato il reale mandante dell’omicidio, ma nel 2017 sono state riaperte le indagini sulla sua morte.

Bibliografia (in italiano)

Al momento le opere di Naji Al Ali pubblicate in italiano sono 3:

“Handala. Un bambino in Palestina” edito dalla casa editrice Marotta e Cafiero (2022)

Naji Ali è il più grande vignettista della storia della Palestina. Con il suo inchiostro ha saputo raccontare l’orrore, la resistenza e la sofferenza del popolo palestinese. Ha criticato l’occupazione illegale israeliana, il governo palestinese e i regimi arabi, ha fatto della sua matita una spada. Naji ha realizzato oltre 40 mila vignette, un fumettista politico senza precedenti. Handala, un bambino sempre di spalle con le mani incrociate dietro la schiena, è diventato la sua firma. Un bambino scalzo e vestito di stracci, spettatore di una guerra lunga oltre 60 anni. Nessuno conosce il volto di Handala, erba amara, il suo viso sarà “rivelato solo quando i rifugiati palestinesi torneranno in patria”. Grafite al servizio del popolo, Naji Ali è l’esempio di come una vignetta di pochi centimetri quadri possa servire più di un’intifada, fermare l’occupazione, e sventare il velo di menzogna che ricopre la Palestina.

Naji Al Ali

“Filastin. L’arte di resistenza del vignettista palestinese Naji Al-Ali” edito dalla casa editrice Eris (2013)

Naji Al-Ali è stato assassinato a Londra nel 1987 per quelle idee politiche che ha espresso con forza nelle sue opere ogni giorno della sua vita. È uno dei vignettisti più importanti della storia del mondo arabo e alla sua morte ha lasciato un’eredità di oltre quarantamila vignette. Handala, il suo personaggio più importante, è una vera e propria icona della resistenza palestinese ed è popolarissimo nei paesi arabi come nel resto del mondo. Filastin in arabo significa Palestina. Naji Al-Ali è uno dei suoi figli e ancora bambino ha dovuto lasciarla per diventare profugo come la maggioranza dei palestinesi a causa della proclamazione dello Stato d’Israele. Filastin è la terra in cui non ha potuto fare ritorno ed è il centro di tutta la sua opera artistica ma “non solo nel senso geografico, ma anche umano e simbolico, cioè la causa giusta ovunque sia nel mondo”. Il suo obbiettivo era quello di avere un dialogo diretto e quotidiano con chi viveva la sua stessa realtà: dal campo profughi palestinese alle grandi città arabe. Naji Al-Ali ha lavorato per le maggiori testate giornalistiche del mondo arabo ed è tuttora molto pubblicato.

Naji al Ali

“No al silenziatore” edito dalla casa editrice Tracce edizioni (1994)

Handala è un bambino, piccolo, un po’ spelacchiato, piedi nudi e toppe sul vestito, difficile vederne il volto perché sta sempre di spalle. Una presenza muta ma ostinata, il simbolo dell’infanzia palestinese, vittima dell’odio tra due popoli generato dalla volontà politica di chi, stando al potere, sperimenta la retorica delle ideologie sulla pelle delle persone. La raccolta di vignette del famoso artista palestinese Naji Al Ali sono un sublime atto di denuncia nei confronti delle politiche adottate dai diversi governi, sia israeliani che palestinesi, che per difendere i propri interessi non hanno mai lavorato seriamente per avviare un processo di pace in grado di garantire il rispetto dei diritti umani a entrambi popoli.

Naji Al Ali

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