Biografia e bibliografia di Abdellatif Laabi

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La biografia e la bibliografia (in italiano) di uno degli ultimi grandi intellettuali marocchini

Biografia di Abdellatif Laabi

Abdellatif Laabi nasce nel 1942 a Fes, in Marocco, allora protettorato francese, da una famiglia di modeste origini. Fin dalla più tenera età legge e viene influenzato da grandi scrittori del calibro di Dostoevskij, Kateb Yacine, Frantz Fanon e Nâzım Hikmet. La sua avventura in campo letterario e sociale inizia fra il 1966 ed il 1967, epoca in cui era professore francese in un liceo di Rabat; in quegli anni infatti fonda la rivista Souffles, per anni punto di riferimento culturale della Sinistra marocchina, e compone due opere particolarmente significative: “Règne de barbarie” e “L’Œil et la Nuit”, suo primo romanzo, pubblicato nel 1969.

Abdellatif Laabi
Abdellatif Laabi nel 1967

Sono anni particolarmente turbolenti per il Marocco, con un clima tanto pesante da essere soprannominati “Anni di piombo”; oltre alla turbolenta situazione nel mondo arabo, si aggiungono anche fortissime tensioni sociali fra re Hassan II ed il suo popolo, che porteranno il primo a prendere provvedimenti molto seri, tanto da imprigionare buona parte dei suoi oppositori politici (o presunti tali). Laabi, che nel frattempo aveva fondato il partito marxista-leninista Ila al-Amam, è uno dei primi a farne le spese, venendo arrestato nel 1972 e condannato a ben 10 anni di prigione, scontandone 8 e mezzo.

Abdellatif Laabi
Abdellatif Laabi con Mohammed Choukri nel 1984

Il carcere si rivela paradossalmente una continua fonte creativa, tanto che proprio dal carcere vincerà alcuni dei suoi primi premi letterari come il premio di poesia della Rotterdam Art Foundation ed il premio della libertà del PEN club francese. Dal 1980 al 1984 è libero ma privo dei diritti fondamentali e così, quando nel 1985 li riottiene, decide subito di partire in esilio a Parigi. Nel 1994 torna in Marocco con l’idea di creare una casa editrice per bambini, ma i suoi sogni naufragano in pochi mesi e lo costringono a tornare in Francia. Da questo momento in poi Abdellatif Laabi si dividerà fra il suo appartamento a Créteil, vicino Parigi, e Harhoura, vicino Rabat, dove lavora costantemente alla propria produzione letteraria, tanto da vincere premi prestigiosissimi come il Prix Goncourt de la Poésie.

Bibliografia (in italiano)

Al momento le opere di Abdellatif Laabi tradotte in italiano sono 4:

“Di tutte le lotte”, edito dalla casa editrice AstArte (2023)

Di tutte le lotte è una raccolta poetica in cui viene proclamata l’importanza della poesia come mezzo per analizzare la realtà e come strumento di lotta. Abdellatif Laâbi, una delle figure più importanti del paesaggio letterario arabo e francofono, unisce aneddoti e frammenti di pensieri personali attraverso una scrittura impregnata di umanità, che riafferma la necessità di combattere per ottenere giustizia, uguaglianza e libertà.

Di tutte le lotte

“Sul filo della speranza”, edito dalla casa editrice AstArte (2020)

Qual è il compito dell’Umanità di fronte al disastro? Facendo particolare riferimento alla situazione siriana e ai fenomeni migratori, in questa raccolta il poeta osserva un mondo ferito e sofferente, mostra al lettore la situazione dolorosa in cui versa l’uomo e si propone di continuare a battersi contro le ingiustizie e la barbarie, di continuare a tenere viva la speranza quando tutto sembra perduto. Sul filo della speranza è un canto di lotta e di resistenza, un invito a difendere i nostri fratelli dell’unica razza esistente: quella umana.

Sul filo della speranza

“A ricomporre il colore dei suoi occhi. Poesie e altri testi scelti 1966-2014”, edito da Kolibris (2015)

“Le più belle poesie / si scrivono sopra le pietre” scrive Alda Merini, “coi ginocchi piagati / e le mani aguzzate dal mistero.” E Abdellatif Laâbi le sue poesie più belle le ha scritte in una cella di prigione in Marocco, dove è stato confinato in ragione delle sue idee e della sua attività letteraria, dove ha subito le più atroci torture e spietate umiliazioni. Le poesie più necessarie e urgenti, quelle più potenti Laâbi le scrive ogni volta che torna in quella cella, nella solitudine e nel silenzio, nel dolore e nell’assenza di risposte che fanno levare e riecheggiare la sua voce con forza contro l’ingiustizia, contro ogni genere di prepotenza e sopraffazione. Di fronte al male il poeta non chiude mai gli occhi, neppure quando se ne trova sommerso e all’apparenza sopraffatto e schiacciato. Perché il poeta è per Laâbi colui che ha il compito di sobbarcarsi il male, il proprio e quello del mondo, di viverlo interamente, fino in fondo, per restituirci la parvenza di un senso. Il poeta non può in alcun modo sottrarsi al proprio compito, al dovere morale di guardare in volto il nemico, di sbugiardarlo, spogliando – con la sola forza delle parole e l’ardore del grido – i suoi carnefici, abbruttiti e disumanizzati fino al ridicolo, fino al grottesco.

Tecnicamente in italiano è stato pubblicato anche “Ordalia. Marocco: viaggio alla conquista della libertà”, ma è fuori catalogo e non sono riuscito nemmeno a trovarne la trama; è stato pubblicato in italiano nel 1995 dalla casa editrice Selene ed il primo testo di Laabi ad esser stato tradotto in italiano.

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