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“Kalicalypse” è un antologia che vi farà scoprire il meglio della fantascienza del Subcontinente indiano, focalizzandosi in particolare sugli aspetti più aspetti più controversi che attendono l’umanità
Kalicalypse
Kalicalypse raccoglie storie di scrittrici e scrittori di talento provenienti da Sri Lanka, Pakistan, Bangladesh e India, ampliando la portata del precedente volume di Future Fiction Avatar.
I racconti trattano temi cruciali per capire lo sviluppo del subcontinente e quindi di un’ampia fetta della popolazione mondiale: visioni affascinanti e inquietanti al tempo stesso, come l’etica del mind-uploading in una popolazione che invecchia, lo sfruttamento di archetipi mitologici nella realtà virtuale da parte della multinazionale Shiva, la biopolitica della fertilità per cui una figlia che sanguina diventa una risorsa preziosa nel “Mercato della Fertilità”, la migrazione di rifugiati climatici su piattaforme suborbitali, la terraformazione da parte di nanobot per il miglioramento della Terra e le sfide che devono affrontare coloro che gestiscono navi spazzatura nello spazio.
Un antologia dal sapore apocalittico
Innanzitutto ci tengo a fare i complimenti alla casa editrice Future Fiction, che, libro dopo libro (questo ormai è il quarto che racconto sul sito), riesce sempre a stupire e mettendo davanti al lettore a temi inaspettati e di grande qualità, una piccola gemma del Bel paese. Venendo a noi, se “Futurchia” e “Paradiso in terra” erano delle opere a sé stanti, per “Kalicalypse” bisogna per forza fare dei parallelismi con “Avatar”, prima antologia di fantascienza legata al Subcontinente indiano di Future Fiction.

Al di là del fatto che quest’ultimo raccontasse solo la fantascienza indiana (mentre in Kalicalypse sono presenti anche autori pakistani, bengalesi e srilankesi), le differenze più evidenti sono quelle relative all’atmosfera ed alle sensazioni che si respirano nei racconti scelti. In “Avatar” c’è infatti spesso e volentieri un racconto positivista del futuro, tanto da far venire al lettore la voglia di vivere in prima persona quelle sensazioni e fargli attendere con il sorriso quel che sarà; per “Kalicalypse” la situazione è tendenzialmente molto diversa.
Fra dei e dee
Il titolo stesso è l’unione di “Kali”, la dea indù della distruzione, e “Apocalypse”, dando fin da subito un’idea molto chiara di ciò che si andrà ad affrontare: un futuro dai tratti oscuri, non per forza legato all’apocalisse in sé ma con molti temi e tematiche perfette per serie come Black Mirror ed allo stesso tempo profondamente intrecciate con la realtà del Subcontinente. Per farvi un esempio: in Kali_Na, il secondo racconto dell’antologia, si parla di un futuro in cui la dea stessa viene ricreata in versione IA, mostrando tutto il suo feroce carattere e causando non pochi problemi.

Personalmente, però, la storia che ho più apprezzato in assoluto è stata l’ultima: “L’Onnipotente” di Md Zafar Iqbal, in cui si racconta come un gruppo di robot, a seguito di un incidente scampato per miracolo, inizino a credere in Dio e a dividersi in fazioni, rendendo la vita impossibile al capitano della loro astronave; qualcosa di geniale che aiuta a riflettere tanto sul futuro quanto sul presente.
Se vi piace la fantascienza o siete alla ricerca di un libro in grado di stupire, Kalicalypse è una scelta decisamente azzeccata che porterà la vostra mente al di là dei confini conosciuti, mostrandogli un nuovo modo di fare e raccontare il futuro.
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