“L’archivio dei danni collaterali” di Sinan Antoon

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“L’archivio dei danni collaterali” è un libro davvero unico nel suo genere ed in grado di farci provare le stesse sensazioni vissute 20 anni fa dal popolo iracheno in patria e non solo; una sorta di “memoria irachena”

L’archivio dei danni collaterali

Namir, un giovane studioso iracheno che ha conseguito il dottorato ad Harvard, viene assunto da alcuni registi per documentare la devastazione dell’invasione dell’Iraq nel 2003. Durante un’escursione a Baghdad, Namir si avventura in via al-Mutanabbi, famosa per le sue librerie, dove incontra Wadud, un eccentrico librario che sta cercando di catalogare tutto ciò che è stato distrutto dalla guerra: da oggetti, edifici, libri e manoscritti, flora e fauna a esseri umani. Namir rimane ossessionato dall’archivio di Wadud e, ripensando alla sua vita a New York, scopre quanto sia profondamente intrecciata ai frammenti del passato e del presente della sua terra. Quasi un “esercizio di paesaggio”, stilisticamente ambizioso, tra i relitti della guerra e il potere della memoria.

Un libro unico nel suo genere

“L’archivio dei danni collaterali” è un libro davvero unico nel suo genere, in grado di catturare l’attenzione del lettore con un incipit brillante che poi, nel corso delle pagine, pare trasformarsi, acquisendo i tratti di una riflessione personale sull’Iraq e le sofferenze patite da chi da tale territorio è generato, non solo esseri umani, ma anche animali, cose e persino concetti. Infatti, se inizialmente pare una storia particolare ma abbastanza “classica”, con l’incedere del romanzo inizia a farsi strada il dolore, i sogni e gli incubi che popolano le menti non solo dei due protagonisti, ma di tutto questo immenso territorio.

L'archivio dei danni collaterali

Al fianco dei ricordi di Namir potremo infatti trovare i deliri di Wadud e tante frasi senza nome e senza volto che paiono ricordano echi mistici che paiono provenire dalla stessa terra irachena e dalla sua linfa vitale che, per quanto ferita, continua a respirare, seppur molto a fatica. Proprio per via di queste sue molteplici dimensioni tanto di stile quanto di pensiero, è davvero complicato definire “L’archivio dei danni collaterali”, che risulta un libro diverso da tutti gli altri ed affiancabile, tanto da diventare una sorta di vera e propria memoria irachena, non molto dissimile da ciò che Wadud stesso colleziona nel romanzo.

Memoria per e dell’Iraq

Personalmente devo ammettere di essere abbastanza ignorante riguardo alla recente storia irachena, ma tale libro va proprio a scuotere i pensieri e le memorie dei suoi lettori, provando a farci sperimentare quello che milioni di persone provano ed hanno provato nei momenti più bui di questo paese. Le memorie di Namir fanno da contrappeso ai pensieri di Baghad, fornendoci sia la visione di chi visse tutti questi avvenimenti in prima persona quanto quelli di chi, come nel caso del narratore, li ha sentiti raccontare proprio da coloro che, con il loro esercito, portarono morte e distruzione in queste terre.

L'archivio dei danni collaterali

Un testo davvero ben scritto e che, per specifica decisione dello stesso autore, sceglie di essere a tratti caotico, quasi incomprensibile, così come lo sono i ricordi di quei tempi nella mente di molti iracheni, un sottile urlo soffocato che si fa strada nella mente del lettore. Un libro unico, una sorta di esperimento letterario che sono sicuro verrà apprezzato da chiunque, ancor più delle storie, vuole provare le stesse sensazioni vissute dal popolo iracheno.

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