Storia di Kahramanmaraş, dagli Ittiti alla Turchia moderna

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La storia di Kahramanmaraş, purtroppo passata alle cronache come uno degli epicentri del terremoto del 2023, dalle origini ittite alla Turchia moderna

Le origini di Kahramanmaraş

Non si sa con certezza quando venne fondata la città di Kahramanmaraş, ma secondo gli storici le sue origini risalirebbero sino al regno ittita di Gurgum, che ebbe come antica capitale proprio questa città; nello specifico, il suo luogo più antico sarebbe proprio il punto in cui oggi sorge l’omonimo castello. Il primo re accertato fu Larama I, che governò a partire dal 950 a.C., ma già suo nipote, Muwatalli II, sarà costretto ad inginocchiarsi alle forze assire elemento che diverrà una costante per tale potentato, decretandone la fine nel 711 a.C.. In quella data, infatti re Sargon II marciò sulla città, sedando una rivolta ai suoi danni ed annettendola definitivamente al Regno di Assiria e cambiandone il nome in Marqas.

Kahramanmaraş
Il castello di Kahramanmaraş

Da questo momento in poi, le sorti di Kahramanmaraş seguiranno quelle di gran parte delle città della regione, passando prima ai Medi, poi ai Persiani, poi ai Seleucidi ed infine all’Impero romano. In tale periodo, venne rinominata Germanicia Caesarea dall’imperatore Caligola per omaggiare il padre Germanico.

Il Medioevo e gli scontri fra turchi ed armeni

Sotto i Bizantini divenne uno dei maggiori centri della cristianità ortodossa, tanto da partecipare al Primo concilio di Nicea del 325, la sua posizione, però, ne condizionerà a lungo la storia. Durante il Medioevo, infatti, quei territori erano il confine fra il Regno bizantino ed i potentati arabi, divenendo così una località strategica di cui impadronirsi ad ogni costo. Nel 7° secolo giunsero qui gli Abbasidi, il vero cambio di rotta si ottenne a seguito della Battaglia di Manzikert del 1071, quando i Selgiuchidi turchi trionferanno sull’esercito bizantino aprendosi definitivamente le porte dell’Anatolia.

Kahramanmaraş

Fu proprio dopo tale battaglia che Kahramanmaraş si legò sempre di più agli armeni, grazie soprattutto agli sforzi di Filareto Bracamio, generale bizantino di origine armena che, a seguito di tale sconfitta, fonderà un suo principato semi-autonomo con capitale proprio a Germanicia Cesarea. Con la morte di quest’ultimo, la città passerà brevemente alla dinastia turca dei Danishmendidi, venendo però più e più volte conquistata dai crociati ed i loro alleati armeni. Tale periodo di alternanza fra potentati turchi ed armeni continuò sino all’arrivo dei Mamelucchi, che nel 1304 la conquistarono dal Regno armeno di Cilicia mettendo definitivamente fine alle pretese di quest’ultimi sulla città.

Dai Mamelucchi alla nascita della Turchia odierna

Dal 1337 al 1515 venne controllata dalla dinastia vassalla dei turchi Dulkadiridi, che ne fece una delle sue capitali e che la governò sino all’arrivo degli Ottomani, i quali la posero come massimo centro amministrativo dell’Eyalet di Dulkadir prima e sotto l’Eyalet di Aleppo poi. Con la sconfitta ottomana durante la Prima guerra mondiale, tale territorio passò ai francesi, che, assieme alle loro truppe armene lo amministrarono sino alla Battaglia di Marash del 1920.

Kahramanmaraş

Secondo gli storici turchi, a seguito delle molestie di un legionario armeno verso una donna musulmana, sarebbero scattate delle rappresaglie che avrebbero richiamato l’attenzione del Movimento Nazionale Turco e della milizia Kuva-yi Milliye i quali, una volta giunti qui, diedero vita ad una delle più feroci e sanguinose battaglie di tutta la lotta per l’indipendenza turca, dove purtroppo morirono moltissimi civili. Proprio a seguito di tali scontri, la città, che sotto gli Ottomani si chiamava Maraş, venne chiamata Kahramanmaraş, ovvero “l’eroica Maraş”. Nel 1978 la città si rese protagonista del drammatico “Massacro di Maraş”, nel quale i Lupi grigi uccisero più di 100 Aleviti curdi; secondo alcuni esperti ciò contribuì significativamente all’istituzione della Legge marziale e, in maniera meno diretta, al Colpi di stato del 1980 da parte di Kenan Evren.

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