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La storia di Rachid Taha, uno dei più grandi musicisti Raï di sempre, in grado di fondere il rock con questo straordinario genere
Nascita ed esordi di Rachid Taha
Rachid Taha nasce nel 1958 a Sig, in Algeria (anche se alcune fonti sostengono che sia nato ad Orano) ed all’età di 10 anni si trasferisce a Lione, in Francia, dove il padre lavora come operaio sottopagato in una fabbrica di tessuti. Per aiutare la famiglia, dall’età di 17 anni inizia a lavorare di giorno in un impianto termico, mentre la notte la dedica alla musica, sua grande passione, operando come dj di musica araba, salsa e funk. Sempre più stregato dal Raï e dalla sua potenzialità come musica di protesta, nel 1980 fonda la band “Carte de Séjour” (in italiano “Carta di soggiorno”) con il quale inizia il suo percorso musicale, rimanendo folgorato nel 1981 dai Clash, che definisce il perfetto mix fra militantismo, edonismo e vari generi musicali.
Pur partendo con grande entusiasmo, gli esordi non sono dei migliori, in quanto i negozianti francesi si rifiutano di vendere le sue audiocassette per paura che ciò invogli gli Arabi a venire nei loro negozi. Ciò, unito alla tensione sempre crescente fra la popolazione araba e quella francese, lo porterà al suo primo grande successo: “Douce France”; originariamente tale brano fu cantato da Charles Trenet in omaggio al suo paese ed in tale versione Rachid Taha non cambia il testo ma vi mette tutta l’ironia che può, tanto da far bandire presto la canzone da ogni radio transalpina. Pur non generando ciò particolari entrate economiche, tanto che la band è costretta a fare altri lavori per campare, tale situazione però da a tutto il gruppo una grandissima fama a livello locale, cosa che porterà nelle loro vite Steve Hillage, che sarà fondamentale per la creazione dell’album “Rhorhomanie”, nel quale racconta la sua condizione di esiliato in Francia.
Nel 1989 la band si divide e Rachid inizia la sua carriera da solista, che lo porterà a diventare quell’artista che tutti conosciamo ed amiamo.
Leggenda del Raï
Nel 1990 si reca a Parigi per iniziare la propria carriera da solista e farà il suo esordio lo stesso anno con l’album “Barbés”, che otterrà grande successi ovunque salvo che negli Usa, ma probabilmente ciò è dovuto anche al fatto che proprio allora era in corso la Prima Guerra del Golfo. Per il secondo album, chiamato “Rachid Taha”, decide di affidarsi nuovamente a Steve Hillage, con il quale inizierà una collaborazione che vedrà il termine solo nel 2006; il secondo album è particolarmente importante in quanto al suo interno è presente “Ya Rayah”, uno dei suoi più grandi successi di sempre.
Tale brano fa parte della tradizione popolare amazigh, algerina ed andalusa e racconta la condizione dei viaggiatori, dei migranti, degli esiliati; il primo a trasformarlo in canzone moderna fu Dahmane El Harrachi, uno degli autori algerini più tradotti di sempre, e da quest’ultima trarrà ispirazione Taha per la sua celeberrima versione. Nel 1998 esce Diwan, album che contiene alcuni delle sue canzoni più famose come Menfi ed Ida. Quello stesso anno si esibisce a Bercy con Cheb Khaled e Faudel in un concerto leggendario passato alla storia con il nome di 1,2,3 Soleil e che è ancora oggi il punto più alto mai raggiunto dalla storia del Raï e della musica maghrebina in generale; tale evento sarà quello che più di ogni altro lo consacrerà a star assoluta del suo genere, tanto che ancora oggi è considerato una star senza tempo del Raï.
Successo globale e morte
Pur producendo anche diversi altri album, il più importante dei primi anni 2000 è senza dubbio Tekitoi? del 2004, in cui è presente anche Rock El Casbah, la versione araba di Rock The Casbah dei Clash, che gli diede la possibilità di esibirsi con artisti del calibro di Patti Smith, Robert Plant e Brian Eno. Da quel momento in poi venne considerato una star di livello internazionale e si esibì sempre più spesso con artisti da ogni parte del mondo, fra cui i palestinesi DAM, riuscendo a far conoscere la sua arte ed il suo paese in ogni angolo del globo.
Una delle peculiarità di Rachid Taha è infatti quella di essersi posto sempre dalla parte del più debole e dell’indifeso, tanto da aver criticato a più riprese gli interventi Usa in Medio Oriente ed aver rinunciato ad avere un passaporto francese (pur avendone le possibilità); non a caso il suo ultimo album, uscito postumo, si chiama proprio “Je suis africain”.
Nel 1987 gli venne diagnosticata la Malformazione di Chiari, che condizionerà la sua presenza scenica durante tutta la sua carriera, ma ad ucciderlo sarà un infarto che lo colpirà nella notte del 12 settembre 2018, appena sei giorni prima di compiere 60 anni.
Fra il rock ed il Raï
La caratteristica davvero unica di questo straordinario artista è stata senza alcun ombra di dubbio la capacità di fondere strumenti, musicalità e tematiche fra loro estremamente diverse, riuscendo però al tempo stesso a non perdere il profondo legame con le proprie radici e creando così qualcosa di nuovo, unico e sensazionale.
Pur venendo classificato da tutti come “cantante Raï”, infatti, il suo è un genere a sé stante e per molti versi più imparentato con il rock piuttosto che con il Raï. Le musicalità sono infatti più crude ed intense rispetto alla classica tradizione algerina, rendendolo uno dei cantanti più riconoscibili in assoluto di tutto il mondo arabo. La sua scelta di dedicarsi soprattutto a tematiche sociali, poi, gli ha permesso di entrare nel cuore di tutti i colonizzati ed i sensibili, tanto che ancora oggi è celebrato non solo fra i più grandi artisti, ma anche fra i più grandi uomini di cultura all’interno dell’Algeria in particolare e dell’Africa in generale.
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