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Ne “La terra degli dei perduti” , Ahmet Ümit ci porterà a Berlino per sventare una misteriosa serie di omicidi legati alla mitologia greca e, nello specifico, al meraviglioso Altare di Pergamo
La terra degli dei perduti
Un abile killer che commette omicidi a Berlino. Un folle che chiama gli dèi dimenticati a risvegliarsi con i suoi omicidi. Un mortale che cerca di diventare un dio perché odia gli umani. Un ragazzo che si prepara a salire sull’Olimpo per regolare i conti con il padre… . Yıldız Karasu, tenace commissario capo della omicidi di Berlino, figlia di immigrati turchi in Germania, e il suo assistente Tobias Becker sono impegnati in un’avventura che parte dalle strade di Berlino, una delle città più colorate, caotiche e suggestive d’Europa, e termina in Anatolia, tra le mura dell’antica città di Pergamo.
Cercando indizi nella serie di omicidi intessuti di mitologia e simboli, i due protagonisti incroceranno la loro strada con neonazisti e immigrati e lotteranno contro i pregiudizi e il razzismo che permea la società. All’ombra dell’Altare di Zeus e dell’antica Pergamo, La terra degli dèi perduti riporta in vita i miti nel presente, mostrandoci la natura immutabile del crimine attraverso le epoche e le culture.
Fra Pergamo e Berlino
Il nuovo romanzo di Ahmet Ümit riesce a trasportare il lettore nel complesso ed affascinante mondo dei turchi di Germania, andando a scavare nelle origini di quest’ultimi e portando alla luce affascinanti unioni pressoché dimenticate in Italia e nel mondo. Siamo infatti spesso portati a pensare che l’unica mitologia presente in Turchia sia quella relativa alle steppe, non considerando minimamente l’unione avvenuta da secoli fra i vari popoli dell’Impero ottomano, specialmente fra turchi e greci; oltre al fatto che alcuni dei luoghi chiave della mitologia greca, come Pergamo, si trovano proprio in Turchia.

Tale legame è qui espresso alla perfezione della magica penna di Ümit, che sfrutta l’occasione per indagare più a fondo anche sulla più grande comunità turca al di fuori della sua terra d’origine, ponendo un forte accento alla difficile relazione con un mondo nazi-razzista, piaga (ahimè) in costante crescita in Germania. “La terra degli dei perduti” è il giallo perfetto per chi conosce bene la mitologia greca e vuole scoprire il mondo turco, per chi è appassionato di storia e per chi ama la Germania e le sue sfaccettature.
Parte spoiler
Se siete arrivati a questo punto e non avete ancora terminato il libro, vi invito caldissimamente a cambiare articolo (consigliatissimo questo su “Kavim”, il primo libro di Ahmet Ümit pubblicato dalla Casa editrice Altano), se rimanete lo fate a vostro rischio e pericolo.
In realtà in questa sezione voglio soffermarmi solo sull’unico difetto di tale romanzo che, pur non compromettendone la godibilità (non do mai voti ma il libro sarebbe da 7 e mezzo), non le fa raggiungere le massime vette trovate in altre opere. Dal mio punto di vista, infatti, il romanzo è davvero perfetto fino a circa metà, peccando poi di “proporzioni”. Mi spiego meglio: fin dall’inizio siamo davanti a due potenziali piste, una legata alla famiglia ed un’altra legata ai neonazisti, e per tutto il romanzo queste ci vengono presentate come quelle più credibili, con quella di stampo razzista che più e più volte ci viene spacciata come “la più probabile”.

Il fatto è che chiunque abbia un minimo di dimestichezza con le logiche ed il modus operandi degli estremisti (compresi gli stessi poliziotti), comprenderà subito che, per quanto odiosi e subdoli, non possono essere stati i nazisti a compiere tali massacri, proprio perchè tale modo di agire è troppo diverso e controproducente rispetto ai loro scopi. Il fatto che tali sospetti vadano avanti sino alle ultime 100 pagine, a mio modesto parere, va un po’ a cannibalizzare il climax della soluzione, che di conseguenza avviene troppo rapidamente per dare al lettore quel crescendo di paura e sospetto tanto tipico delle opere di Ümit.
Per carità, il finale è comunque incredibile e sorprendente, ma avrei preferito che fosse lento ed inesorabile come in Kavim, piuttosto che rapido ed esplosivo. Voi lo avete già letto? Fatemi sapere cosa ne pensate nel canale Telegram di Medio Oriente e Dintorni (ovviamente se state per fare spoiler avvisate prima di modo da non far sgarbo a nessuno).
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