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“Il divano di Istanbul” di Alessandro Barbero è probabilmente il miglior libro mai scritto in italiano sull’Impero ottomano, permettendo al lettore di osservare il mondo attraverso gli occhi di quest’antica potenza
Il divano di Istanbul
L’impero Ottomano. Un impero immenso, bellicoso e dispotico, un regime tirannico; eppure una straordinaria invenzione di governo multietnico e multinazionale a cui alcuni in Occidente guardarono addirittura come a una desiderabile alternativa.

Alessandro Barbero del millennio ottomano disegna i quadri complessivi di una civiltà, muove la dinamica dei grandi avvenimenti, delle leggendarie imprese e delle decisive battaglie, restituisce il profumo e la cifra di una forma di cultura tanto estranea quanto modellatasi nel contatto con la nostra, ricrea attraverso la ricchezza degli aneddoti l’atmosfera quotidiana: in una storia che essendo quella di un’altra Europa è tutta storia nostra, densa di significati attuali.
La storia ottomana attraverso aneddoti
Il “Divano di Istanbul” è un libro estremamente affascinante che ci porterà a scoprire la storia dell’Impero ottomano attraverso una serie di storie ed aneddoti ordinati cronologicamente. Si passerà da delle storie sugli ottomani e le loro origini nomadi, fino ad arrivare alla crisi dell’Impero con l’epoca delle Tanzimat ed infine al suo definitivo crollo con l’arrivo di Atatürk. Ogni storia, curiosità o avvenimento scelto serve ad avvicinare il lettore ad un mondo considerato a lungo “diametralmente opposto a quello europeo”, ma con il quale ha al contrario un’infinità di punti di contatto. Naturalmente le differenze ci sono, ma in quest’ultime non vengono viste automaticamente come “negative”, bensì come diversità sulle quali sia gli europei sia i discendenti di questo meraviglioso impero dovrebbero interrogarsi.

Il tanto odiato Devşirme (ovvero il peculiare “arruolamento” di giannizzeri e figure pubbliche) è qui raccontato nel dettaglio, mostrando come quest’ultimo fosse propedeutico ad una grande mobilità sociale basata sul merito, cosa che, nell’Europa dei nobili, era completamente assente. Viene anche a più riprese mostrato quanto l’Impero fosse multiculturale e aperto verso tutte le religioni, tanto da accogliere tutti gli ebrei fuggiti dall’Inquisizione, oltre a sfatare tanti miti e luoghi comuni che da tempo si vociferano su quest’antica potenza.
Mettersi nei panni degli altri
A mio umile parere, però, la grandezza di questo libro è dovuta all’atteggiamento encomiabile di Alessandro Barbero del provare a mettersi anche nei panni dell’altro, cosa che in Italia, specie quando si parla di “mondo islamico”, è davvero difficile da trovare. Barbero è senza alcun ombra uno storico italiano ed europeo, nato e pervaso da una cultura diversa legata a cristianesimo e mondo cristiano, però è evidente in ogni singola pagina che il suo tentativo, ancor più che raccontare la Storia, sia quello di spingere il lettore ad analizzare appieno i fatti e quello che dicono amanti ed odianti di questo Impero, senza però sminuire in alcun modo nessuna delle posizioni.

Ciò si nota in qualsiasi aspetto del libro, sia quando tratta di scontri militari sia quando ci racconta storie o elementi di vita quotidiana alla corte della Sublime porta. Naturalmente ci sono alcune piccolissime imprecisioni quando tratta di argomenti inerenti all’Islam o a quella sfera spirituale, ma qualsiasi musulmano, anche fra i più rigorosi, non può che rispettarlo e considerare “Il divano di Istanbul” fra i migliori libri mai scritti in italiano sull’Impero ottomano. Consiglio a tutti di acquistare questo testo perché in appena 200 pagine saprà darvi un’ottima infarinatura o aneddoti sulla Sublime Porta.
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