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Fra tutti i popoli dell’Afghanistan, gli Hazara sono ancora oggi quelli più perseguitati dal regime talebano, tanto che possiamo leggere quotidianamente di attentati nei loro confronti; tali violenze, purtroppo, hanno una storia lunga iniziata a fine ‘800
Le origini degli Hazara
Pur essendo gli Hazara una delle principali popolazioni dell’Afghanistan, ancora oggi non se ne conoscono con esattezza le origini, ma è ormai certo che esse risalgano all’arrivo delle popolazioni turco-mongoliche in queste terre. Secondo la stragrande maggioranza degli accademici, infatti, essi sarebbero frutto dell’unione delle popolazioni locali con i nuovi arrivati turchi e, soprattutto, i mongoli di Gengis Khan. Anche se non vi è assoluta certezza a riguardo, si suppone che quest’ultima componente sia quella dal maggior peso specifico, tanto che da alcuni gruppi Pashtun vengono ancora oggi chiamati “mongoli”. La prima menzione ufficiale risale al Baburnama di Babur, dove vengono anche collegati all’Hazaristan, territorio dell’odierno Afghanistan che abitano ancora oggi.

Secondo gli storici di Shah Abbas I, sovrano della dinastia Safavide, gran parte di loro si convertirono allo sciismo fra la fine del 16° e l’inizio del 17° secolo. Il loro ruolo nel paese inizia a farsi centrale con l’entrata in scena della dinastia Durrani, alla quale molti di loro diedero sostegno, ma inizierà ad acquistare una dimensione catastrofica quando a salire sul trono afghano fu la dinastia Barakzai.
L’inizio della persecuzione
I nuovi regnanti puntavano infatti ad ottenere un controllo capillare di tutto il territorio e ciò mal si legava all’innata libertà ed autonomia di questo popolo che digerì malissimo la cosa. Con la sconfitta nella Seconda guerra anglo-afghana, il sovrano Abdur Rahman Khan decise di soggiogare per sempre 3 territori: il Nurestan, il Turkestan afghano e l’Hazaristan. Ciò porterà ad uno scontro senza quartiere con la popolazione Hazara in breve tempo perse il 60% della propria popolazione, con molti di loro che vennero addirittura fatti schiavi e venduti al mercato; tale massacro darà anche vita alla diaspora hazara che purtroppo dura ancora oggi.

Anche se tecnicamente il sovrano Habibullah Khan garantì loro l’amnistia, le discriminazioni continuarono e si fecero sempre più evidenti, causando un fortissimo malcontento nei confronti della famiglia reale e del governo in generale, tanto che fu proprio lo studente Abdul Khaliq Hazara ad assassinare re Mohammed Nadir Shah nel 1933, fornendo allo stato la preoccupazione ed il pretesto per colpire ancora, cosa che porterà a nuove rivolte: una nel 1945 ed una nel 1949. Con l’entrata in scena dei sovietici e la successiva fondazione della Repubblica Democratica dell’Afghanistan le cose non migliorarono in alcun modo, in quanto il governo centrale era convinto che avessero contatti con l’Iran e per questo dal 1978 al 1979 ne furono sterminati 7000.
I talebani e gli Hazara
Con lo scoppio della guerra contro i sovietici, gli Hazara si rivelarono una vera e propria spina nel fianco per l’esercito di Mosca, riuscendo già il primo anno a strappare dalle loro mani il controllo dell’Hazaristan e dando un contributo decisivo alla formazione dello Stato islamico dell’Afghanistan. L’arrivo dei talebani certificò l’arrivo di una nuova ondata di persecuzioni cominciata nel 1995, quando quest’ultimi catturarono ed uccisero Abdul Ali Mirza. Con la loro definitiva conquista del potere nel 1996, i talebani ripresero l’antico genocidio di Abdur Rahman Khan, iniziando una politica più repressiva che mai nei confronti degli Hazara e della loro cultura. A tal proposito è interessante notare come, secondo alcuni studiosi, la distruzione dei Buddha di Bamiyan vada più intesa come uno sfregio alla cultura Hazara, che proprio a Bamiyan vede uno dei suoi maggiori centri, piuttosto che come un mero scempio fondamentalista di natura religiosa.

La vittoria americana in Aghanistan ha segnato uno dei momenti di maggiore exploit in tutta la storia hazara, tanto che sia sotto il governo Karzai che quello Ghani vi furono moltissimi ministeri e cariche affidate proprio agli Hazara, fra cui quella di vicepresidente. Con il ritorno dei talebani nel 2021 la situazione è ritornata ad essere catastrofica, tanto che almeno una volta alla settimana abbiamo notizia di attentati verso questa povera gente.
La persecuzione degli Hazara è presente anche nella letteratura afghana, tanto che, ne “Il cacciatore di aquiloni” di Khaled Hosseini, il miglior amico del protagonista è Hazara e solo per questo motivo viene sfruttato ed abusato dai talebani.
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