“La patria delle visioni celesti” di Ibrahim al Koni

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“La patria delle visioni celesti” è un’antologia di 10 racconti del grande Ibrahim al Koni che vi porteranno a respirare e vivere il Sahara come mai fatto fin’ora

La patria delle visioni celesti

Al centro della narrativa di al-Koni c’è il deserto, il Sahara, un universo favoloso, d’inattesa varietà, pieno di storie, di personaggi, di leggende, di pericoli e di visioni. Nessuno scrittore al mondo aveva mai raccontato il deserto con altrettanta passione e meraviglia. Non solo le storie dello scrittore libico sono avvincenti, ma ci rivelano un mondo di cui è difficile immaginare l’esistenza, il mondo del deserto dove avvengono le cose più sorprendenti: fughe, conversioni, allucinazioni, amori, pericoli, gioie inaudite, esperienze mistiche. La sua narrativa è colta, ricca di riferimenti alla Bibbia, al Corano, alle leggende dei Tuareg, ma anche alla letteratura occidentale contemporanea, perché al-Koni, cresciuto tra i Tuareg nelle sabbie del Sahara, ha vissuto e studiato successivamente a Mosca e in vari paesi occidentali. In alcuni racconti c’è la storia della resistenza delle popolazioni del deserto al colonialismo italiano, una storia spesso nascosta da noi e che qui viene raccontata con coraggio e sincerità. Ma il tema più forte di questo libro è l’esperienza mistica, intesa nel senso più ampio, che la vita nel deserto evoca e stimola.

10 storie per raccontare il Sahara libico

“La patria delle visioni celesti” è l’antologia di 10 racconti del grande Ibrahim al Koni, uno dei più grandi scrittori arabi del ‘900 e sicuramente uno dei migliori in assoluto a raccontare il deserto libico. Tutte e 10 le storie sono ambientate in questo luogo straordinario ed in ognuna di essa il protagonista di turno vive con esso un rapporto intimo, ancestrale e viscerale, qualcosa dalla bellezza tanto pura e profonda da far percepire le anime ancor prima dei corpi. Come detto a più riprese dall’autore, infatti, vivere nel puro deserto è qualcosa che priva l’essere umano delle catene che lo legano al proprio corpo ed alle sue esigenze, permettendo a chi ci vive di elevare la propria anima e di renderla di farla entrare in contatto con Dio e le sue forze. L’abitante del deserto ha un rapporto esclusivo ed intenso con fenomeni quali il vento, il caldo, la pioggia, le stelle e la natura, permettendogli di vedere e percepire cose che nessun altro essere umano sarebbe mai arrivato nemmeno a concepire.

La patria delle visioni celesti
“I paesi pieni d’acqua esistono per il benessere dei corpi, i paesi pieni di sabbia per il benessere delle anime” Proverbio tuareg

Qualcosa che permette anche ai più cittadini fra di noi di ritrovare il legame perduto da secoli con la natura e le manifestazioni del Divino, elemento che, specie alla luce di cose l’inquinamento ed il successivo cambiamento climatico, diventa fondamentale acquisire per riconquistare una pace interiore che sembra ormai persa per sempre. La magistrale scrittura di al Koni farà immergere il lettore in queste magnifiche atmosfere, dando voce al deserto ed alle sue meraviglie.

“Italiani brava gente”

Oltre al deserto ed i fenomeni ad esso collegati, l’altra grande tematica è ahimè relativa alla vergognosa ed infame colonizzazione portata avanti dagli italiani in Libia, specie quella relativa all’operato di Rodolfo Graziani, “Il macellaio del Fezzan”. Lo scontro fra quest’ultimo con il grande Omar al Mukhtar e la sua decisione di costruire svariati campi di concentramento lo inserì nella memoria nera di tutti i libici ed in particolare di quella dei beduini, che, secondo le stime dello storico Ilan Pappe, videro il loro numero dimezzato dopo il suo arrivo. Sia chiaro: il libro non lo tratta quasi mai come argomento principale, ma lascia che sia il vento ed i sussurri del deserto a ricordare le porcherie che qui vennero da questo ignobile generale italiano e dal fascismo.

Un testo straordinario per immergervi nel deserto e nel suo mondo, se nel frattempo ascoltate anche i Tinariwen sarete davvero immersi in un’atmosfera unica riuscendo a fare un viaggio in una terra in cui l’Assoluto è qualcosa di quotidiano che dialoga con l’anima.

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