This article is also available in:
English
“Indonesia ecc…” è un libro fondamentale se si vuole iniziare a scoprire questo paese, uno dei più ricchi al mondo di bellezza e contraddizioni
Indonesia ecc…
“Avevo un’unica regola: dire sempre di sì. Considerando che gli indonesiani sono uno tra i popoli più ospitali del pianeta, i sì sarebbero stati parecchi. Un tè con il sultano? “Fantastico!” Partecipare a una processione nuziale? “Volentieri!” Visitare una colonia di lebbrosi? “Sicuro!” Dormire sotto un albero con una famiglia di nomadi? “Perché no?” Cane per cena? “Oooh, certo.” Questa politica mi ha portato su isole che non avevo mai sentito nominare. Sono stata accolta nelle case di preti e contadini, poliziotti e pescatori, insegnanti, conducenti di autobus, soldati, infermiere. Ho viaggiato per lo più in nave e su autobus chiassosi e traballanti che sparavano indo-pop al massimo volume e avevano i sacchetti per il vomito appesi al tettuccio. A volte, però, mi è capitato un volo charter o mi sono rifugiata in un comodo sedile di pelle in un’auto dai vetri oscurati. Posso contare sulle dita di una mano il numero di volte che non sono stata trattata con gentilezza. E anche il numero di giorni in cui non ho conversato di corruzione, incompetenza, ingiustizia e dei colpi bassi del destino crudele“.
Indonesia ecc. è il racconto di un’avventura lunga 20.000 km attraverso terra, mare e cielo indonesiani. L’autrice ha viaggiato sola, con ogni mezzo, usando empatia e capacità di osservazione per offrirci un racconto divertente senza essere banale, informativo e mai noioso.
Alla scoperta dell’Indonesia
Era da molto che intendevo portare qualche approfondimento sull’Indonesia, un paese che spesso si cita come uno di quelli “con il maggior numero di musulmani al mondo”, ma del quale, io personalmente, non sapevo davvero nulla; con questo libro le nebbie dell’ignoranza si schiariscono, permettendo al lettore di entrare in contatto con un paese vastissimo e stracolmo di varietà e paradossi. Per provare a mostrarcelo al meglio (anche se, come dice l’autrice, l’Indonesia è per sua natura indefinibile), Elizabeth Pisani percorrerà circa 20’000 km fra Java, Sumatra, Borneo e tante isole minori, illustrandoci in ogni capitolo un determinato aspetto della società o dei popoli indonesiani (ci sono più di 1300 gruppi etnici e più di 700 lingue). Si passa dalla moderna Jakarta e la storia del paese a isole come Sumba o Sambihe, poste rispettivamente nell’estremo Sud e nell’estremo Nord dell’Indonesia, luoghi in cui sono estremamente evidenti gli effetti della decentralizzazione del potere e delle antiche tradizioni. Altro luogo estremamente interessante sono poi le Molucche, il luogo d’origine di buona parte delle spezie ancora oggi consumate, fra cui i chiodi di garofano, con i quali in Indonesia si fanno le kretek, un particolare tipo di sigarette locali.

Spostandoci a Sumatra potremo invece osservare Aceh e la sua storia, fatta tanto di Islam quanto di tsunami e tensioni con Jakarta, andando ad immergerci nella giungla dell’entroterra grazie agli Orang rimba, un popolo di nomadi che ancora oggi vive nascosto dal resto del mondo. La bellezza di questo libro sta nel fatto che, pur partendo da un “semplice diario di viaggio”, l’autrice vada nel profondo di ciò che osserva, provando a domandarsi il perché e dando così il via a riflessioni molto interessanti e che incrociano ogni aspetto delle svariate culture indonesiane. Pisani però è sempre chiara: questo libro non può che essere un assaggio, un’infarinatura di ciò che è e rappresenta l’Indonesia, un paese tanto grande da poter essere considerato un piccolo universo a parte. Se come me siete curiosi di scoprire cose nuove e non sapete davvero nulla dell’Indonesia, questo è il libro che fa per voi, una sorta di “Sovietistan” in versione indonesiana. In futuro dovremmo approfondire più attentamente alcune delle sue tematiche.
Seguimi su facebook, Spotify, YouTube e Instagram, oppure sul canale Telegram; trovi tutti i link in un unico posto: qui. Ogni like, condivisione o supporto è ben accetto e mi aiuta a dedicarmi sempre di più alla mia passione: raccontare il Medio Oriente