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Herat è una delle città da sempre più importanti in assoluto di Afghanistan e mondo persiano, tanto da essersi guadagnata l’appellativo di “Perla del Khorasan”
Le parole di Ibn Battuta
“Infine raggiungemmo Herat, la più grande città a tutt’oggi abitata del Khorasan. Di grandi città nella provincia ce ne sono quattro: due ancora prospere, Herat e Nishapur, e due in rovina, Balkh e Merv. Herat è grandissima, molto popolosa e priva di disordini perché gli abitanti, che seguono la scuola di Abu Hanifa, sono buoni, pii e virtuosi.”
Le origini di Herat
Anche se la città di Herat è menzionata sin dai tempi più antichi, ancora oggi non se ne conosce esattamente la fondazione, tutt’ora avvolta nel mistero; quello che è certo è che prende il nome dal fiume Hari che gli scorre nei pressi e che sin dall’alba dei tempi per la sua ricchezza e la sua bellezza. Non a caso viene citata più e più volte negli elenchi achemenidi delle province e talvolta vennero addirittura rappresentati i suoi abitanti, vestiti secondo il costume scita. Con la caduta dei persiani per mano di Alessandro Magno, la città, allora chiamata Aratacoana, verrà completamente ricostruita e rinominata Alessandria Ariana, regione su cui sorge Herat. Con la morte del grande condottiero, le sue sorti passeranno prima in mano ai Seleucidi, poi ai Parti ed infine ai Sasanidi; durante questo periodo pare che la fede predominante sia stata lo Zoroastrismo, ma dal 430 fu presente anche un vescovato Nestoriano.

Nel 7° secolo giunsero qui gli Arabi che però inizialmente non ebbero particolari problemi con questa regione, che pare si sia sottomessa di sua spontanea volontà ai nuovi invasori evitando così tensioni. Con il passare del tempo, però, il Khorasan divenne sempre più teatro di rivolte e, con la scacciata degli Omayyadi e l’arrivo degli Abbasidi, iniziò un lungo periodo caratterizzato da continui cambi di potere. Herat passò in mano prima ai Tahridi, poi ai Saffaridi, ai Samanidi, ai Ghaznavidi, ai Selgiuchidi ed infine ai Ghuridi, la dinastia che più di tutte la rese grande. Sotto il loro dominio, infatti, Herat poteva vantare ben 350 scuole, 12’000 negozi, 6’000 bagni pubblici, innumerevoli caravanserragli, un convento sufi e persino un tempio del fuoco; inoltre, proprio sotto di loro venne costruita Grande moschea di Herat.
La perla del Khorasan
Nel 1221 giunse qui Gengis Khan, che rase quasi completamente al suolo tutta la città, la quale si riuscì però a riprendere in egregia maniera, tanto da esser definita dai più grandi sufi e poeti quali la “Perla del Khorasan”. Sarà sotto i discendenti di Tamerlano, nello specifico, che essa godrà della sua massima bellezza, grazie al mecenatismo dei molti principi che succedettero il grande conquistatore ed alla figura del grande Ali Shir Nava’i, incredibile poeta, mistico e uomo di cultura turco che diede un enorme slancio al mondo culturale locale, elevandolo a livelli mai visti prima. Con il crollo dei Timuridi, passò prima agli Uzbeki e poi a Safavidi, che, a partire da Shah Tahmasp I, la trasformarono in uno dei fiori all’occhiello dell’Impero, tanto che qui nacque Shah Abbas il Grande ed in generale il suo governo veniva affidato agli eredi al trono. A metà del 18° secolo passò in mano ai Durrani, diventando poi uno stato autonomo dal 1793 al 1863, anno in cui passò all’Emirato dell’Afghanistan.

A partire dal 1979, Herat fu uno dei luoghi che subì maggiormente lo scontro con il mondo comunista e sovietico, tanto che fu teatro di diverse rivolte, rappresaglie e bombardamenti, che iniziarono a dar tregua agli abitanti solo dal 1992. Tuttavia dopo dovette affrontare la prima offensiva talebana che, pur conquistandola con molta facilità, ebbe molte difficoltà a mantenerla nel corso del tempo, in quanto la su colta popolazione vedeva molto di mal occhio i nuovi barbari conquistatori; non a caso, nel 2001 fu sede della Battaglia di Herat in cui le forze di Iran, Usa, Pashtun ed Hazara riuscirono a scacciare i talebani, che però la riconquisteranno nell’agosto del 2021.
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