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La storia di Balkh, una delle città da sempre legate alla fede, nonché centro storico dell’antica Battriana
Le parole di Ibn Battuta
“E dopo aver viaggiato per un giorno e mezzo in un deserto di sabbia disabitato, giungemmo a Balkh, una città semidistrutta dove ormai non vive più nessuno – ma chi la vede la direbbe abitata, tanto era costruita bene: un tempo era una città molto grande, con moschee e madrase dalle decorazioni di color azzurro intenso di cui rimangono ancora oggi le vestigia.”
Balkh, la città delle mille fedi
La città di Balkh venne fondata fra il 2000 ed il 1500 a.C. ed è considerata fra le città più antiche del mondo, tanto che sin dai suoi albori vide come rivali luoghi quali Babilonia, Ninive ed Ecbatana. Fin dalle origini si contraddistinse dalle altre non solo come grande centro di commercio, ma anche come luogo “adatto ai santi”, al punto da diventare, prima, sede centrale dello Zoroastrismo, e poi uno dei luoghi più importanti anche per il Buddismo. Proprio di Balkh erano infatti originari Trapusa e Bahalik che, secondo la tradizione buddista, sarebbero stati i primi seguaci del Gautama e, tornando nella loro città natale, crearono delle stupe, segnando l’inizio del Buddismo in Asia centrale e trasformandosi, nel corso dei secoli, in meta privilegiata per i pellegrini che giunsero qui anche da Cina (Faxian e Xuanzang) e Corea (Hyecho). A completare il complesso quadro religioso, è attestata a Balkh la presenza di Ebrei sin da tempi antichissimi, tanto che, secondo alcuni storici Arabi, qui sarebbe stato seppellito Ezechiele.

Con il passare del tempo, verrà conquistata prima dai persiani e poi da Alessandro Magno, il quale, nel suo lungo pellegrinare, prese in sposa Roxane, fanciulla originaria proprio della Bactriana, la regione di Balkh. Con la morte del grande condottiero, la città divenne la capitale del Regno Greco-Battriano, passando poi ai Sasanidi, che la governarono sino all’arrivo degli Arabi. La loro conquista si rivelerà determinante per il credo buddista che inizierà ad avere problemi sempre più forti e pressanti con la nuova autorità, riuscendo comunque a mantenersi florida per svariati secoli. Da segnalare che con l’arrivo degli Abbasidi le cose miglioreranno, tanto che, secondo la tradizione, la nobile famiglia dei Barmachidi, che viene persino citata ne “Le mille ed una notte” e che vantò persino un vizir, sarebbe stata proprio di origine buddista.
Il declino di Balkh
Con la caduta degli Abbasidi, la città passò prima ai Saffaridi, poi ai Samanidi, ai Kara Khitan, ai Selgiuchidi, all’Impero Corasmio ed infine ai mongoli di Gengis Khan. L’arrivo del grande conquistatore si rivelerà fondamentale, in quanto, distruggerà gran parte della città, che da quel momento la porterà ad un irrimediabile declino. Verrà infatti nuovamente fatta a pezzi da Tamerlano, cadendo poi preda degli Shaybanidi, dei Safavidi, dei Mughal, dei Durrani ed infine, nel 1850, dell’Emirato dell’Afghanistan; a partire dal 1866, tuttavia, perse completamente di prestigio, tanto da esser sostituita da Mazar-e-Sharif in quanto a centro amministrativo.

Nel 1934 venne fatta una grande opera di restauro ed modernizzazione che le permetterà di divenire un importante centro per il cotone e la lana karakul, tuttavia subirà particolarmente l’arrivo dei talebani, che qui operarono svariati saccheggi. Secondo la tradizione Jalal al Din Rumi nacque qui il 30 settembre del 1207.
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