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La storia di Bukhara, città di antichissima e mirabile fattura, stella dell’antica “Via della Seta” assieme a Samarcanda
Le parole di Ibn Battuta
“Arrivammo finalmente a Bukhara, cui deve il suo nome l’imam dei tradizionisti Abu Abd Allah Muhammad ibn Ismail al Bukhari. Un tempo questa città era la capitale della Transoxiana, ma poi fu distrutta da quel maledetto di Gengis Khan, il tataro antenato del re dell’Iraq, e oggi è tutta in rovina, salvo qualche rara madrasa e pochi mercati.”
Le origini di Bukhara
Secondo lo Shahnameh, la città sarebbe stata fondata da Siyavash, figlio dello Shah di Persia Kay Kavus, che a causa del folle innamoramento causato a Sudabeh, la nuova moglie del padre, fu costretto a rifugiarsi nella terra di Turan, trovando riparo presso Afrasiyab, che gli farà sposare la figli Farangis, nominandolo vassallo dei terreni su cui sorge l’odierna Bukhara. Qui Siyavash avrebbe costruito la Ark di Bukhara, imponente fortezza che esiste ancora oggi e che, sempre secondo il mito, fu il luogo in cui Afrasiyab lo fece uccidere per paura di una congiura nei suoi confronti.

Tralasciando la leggenda, secondo recenti ritrovamenti archeologici la Ark sarebbe effettivamente la prima costruzione cittadina, ma l’area intorno a Bukhara sarebbe stata popolata almeno dal 3° millennio a.C., inizialmente dalla cultura Sapalli e poi da quella indo-ariana, grazie alla quale si formò la civiltà Sogdiana, che fondò materialmente ed ufficialmente la città.
Dai Persiani agli Arabi
Fra il 545 ed il 539 giunse qui Ciro il Grande, il quale pose tutta la Sogdiana presso una nuova satrapia, che verrà poi conquistata da Alessandro Magno nel 329 a.C. . Con la morte del grande macedone Bukhara verrà posta, come tutta la Sogdiana, sotto: Seleucidi, Greco-Battriani e Impero Kushan, emergendo soprattutto come luogo di fede e commercio. Pare infatti che una volta all’anno qui vi si radunassero tutti i mercanti della zona per scambiare i propri idoli con dei nuovi, aumentandone così l’importanza economica; non a caso venne coniata qui la moneta d’oro più grande di tutta l’antichità.

Con il crollo dell’Impero Kushan, Bukhara passerà prima agli Eftaliti, poi ai Göktürk ed infine agli Arabi, che qui giunsero nella seconda metà del 600 d.C. , trovando una notevole varietà di fedi. Bukhara era infatti divenuta una delle roccaforti più importanti per il cristianesimo nestoriano e per il Manicheismo, tanto che risulta essere il luogo in Asia Centrale con il maggior numero di monete dalle effigi cristiane. Al contrario di quel che si pensa, l’arrivo dell’Islam non decretò subito un’immediata conversione di tutta la popolazione. Più che una vera e propria conquista militare, si trattò infatti di un vassallaggio prezioso per i locali, in quanto gli consentì di sfuggire dall’esser preda della dinastia Tang, che dal 618 al 905 dominò gran parte dell’odierna Cina; solo a seguito della Battaglia di Talas del 751 vi fu effettivamente un exploit di conversioni, portando gradualmente Bukhara a divenire uno dei centri dell’Islam.
Samanidi e Karakhanidi
Dall’892 la città entrò a far parte del dominio dei Samanidi, diventandone subito capitale. È in questo periodo che acquista sempre più fama internazionale, diventando celebre per il grande Muhammad Bukhari, autore di una delle più grande raccolte di hadith (detti del profeta Muhammad) di sempre. Nel 999 i Samanidi crollarono e Bukhara fu conquistata dai Karakhanidi, che saranno fondamentali sia sotto l’aspetto urbanistico che antropologico. Costruiranno infatti il complesso religioso di Po-i-Kalyan, fra i più belli e celebri della città, inoltre inviteranno a corte Omar Khayyam e furono elemento chiave per la nascita degli Hui, i musulmani cinesi. Ciò in quanto, dal 1070, l’imperatore Shenzong della dinastia Song invogliò sempre più musulmani a recarsi in Cina come mercenari per combattere contro la dinastia Liao, garantendo loro il diritto a restare in quelle terre per ripopolarle e dando de facto così vita al primo nucleo di Hui.

Venne poi occupata per breve dall’Impero corasmio prima di cader preda dei mongoli di Gengis Khan nel 1220.
Da Gengis Khan all’Uzbekistan
Il Khan dei Khan si occupò lui stesso della conquista, risultando (relativamente) clemente con Bukhara, in quanto uccise “solo” 30’000 turchi e diede fuoco a gran parte della città, occupandosi poi anche del suo ripopolamento, facendo qui giungere molti grandi artigiani cinesi. Bukhara passò di mano in mano a tutti i discendenti di Gengis Khan, tornando agli antichi fasti solo con la stirpe uzbeka degli Shaybanidi che, dal 1500 la posero, come capitale del loro Khanato; va detto tuttavia che, pur chiamandosi “Khanato di Bukhara”, la capitale fu lì posta per appena 7 anni, mentre il resto del tempo fu Samarcanda, mantenendo però questa denominazione. Dopo i Shaybanidi la città venne conquistata da Nader Shah nel 1740, mantenendo poi una lunga incertezza politica risolta dalla presa del potere da parte della dinastia Menghit; quest’ultimi riportarono definitivamente la capitale a Bukhara, dando vita all’omonimo Emirato.

Nel 1868 venne conquistato dai russi, che trasformarono l’emirato in protettorato russo, permettendogli di resistere come entità sino alla nascita della Repubblica Sovietica Popolare di Bukhara, realtà che durerà sino al 1924, anno in cui verrà inglobata nella Repubblica Socialista Sovietica Uzbeka, diventando poi parte dell’odierno Uzbekistan.
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