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La lista dei migliori libri letti quest’anno, primo capitolo dedicato alla poesia
I miei migliori libri
Come ogni anno, con dicembre arriva il momento di tirar le somme riguardo alle letture fatte nel corso dell’anno, di modo da dare anche a voi lettori degli strumenti e dei consigli utili per gli acquisti; come ogni anno, però, è necessario fare delle premesse di modo da comprendere al meglio tali liste. Innanzitutto bisogna specificare che queste liste (poesia, sorprese e “I magnifici 7”) seguono principalmente il mio gusto personale, ma questo non vuol dire che un libro qui presente sia necessariamente “più bello in assoluto” di uno che non c’è, ma è qualcosa di estremamente soggettivo e personale. La seconda cosa molto importante da dire è che fra tali titoli non sono in grado di preferenza, l’ordine è dovuto esclusivamente al momento in cui il dato libro è stato letto.

Se siete curiosi di scoprire le tante menzioni d’onore e/o degli altri testi che, per quanto belli, non sono riusciti a finire in questa lista, vi invito a vedere il video o ad ascoltare il podcast che uscirà il 29 novembre alle 07.30. Sotto ogni testo “premiato” troverete come sempre una (spesso breve) motivazione alla base del mio giudizio che si basa comunque soprattutto sul mio gusto. Buona lettura e buoni stimoli, se avete un libro che vi ha incantato particolarmente quest’anno, non esitate consigliarlo, se riesco porterò il vostro suggerimento nella prossima live.
“Ottanta canzoni” di Hafez (Persia)
Hafez è il poeta persiano più celebre e più amato. In Iran è ancora oggi molto popolare: si dice che due libri non possono mancare in ogni casa: il suo Canzoniere e il Corano. Dai suoi versi, che tutti sanno recitare a memoria, si ricavano addirittura vaticini per predire il futuro. Importato in Europa con tutti gli onori da Goethe, che ad Hafez si ispirò per il suo Divan occidentale-orientale, ha conosciuto traduzioni in molte lingue moderne. La sua opera poetica si compone di circa cinquecento canzoni. In questo volume ne viene offerta un’accurata scelta che mostra l’affascinante intreccio di amore carnale e mistica sufi in un contesto antitetico di figure dell’ipocrisia (il predicatore, il censore, ecc.) e di figure della sincerità (il bevitore, il libertino, il mendicante) che configurano una «controcultura» innervata nell’amore e nell’ebbrezza. O nell’ebbrezza dell’amore.

Vi basti dire che è l’unico dei tre a non esser presente sul sito e tale mancanza è dovuta proprio alla straordinaria bellezza dell’opera. Queste poesie sono infatti meravigliose e più profonde che mai, facendoci entrare in piena e totale sintonia con lo spirito dell’autore e della sua epoca. In futuro conto comunque di portarlo anche su Medio Oriente e Dintorni, ma è qualcosa che dev’esser fatto bene e con il cuore proprio in virtù del peso ed il valore che ha Hafez nella cultura persiana.
“Stato d’assedio” di Mahmoud Darwish (Palestina)
Stato d’assedio (Hàlat Hisàr) è un ‘testo’, come lo ha definito lo stesso autore, elaborato a Ramallah nel gennaio 2002, nelle settimane in cui la città era assediata dalle truppe israeliane del generale Ariel Sharon.
Mahmud Darwish, che a Ramallah viveva, si è trovato perciò nella hàla, ossia nella ‘condizione’ di assediato. Con questo ‘testo’ il poeta palestinese non vuole solo descrivere lo stato d’assedio, vuole invece e soprattutto dare corpo alle parole per esprimere la hàla quando ci si ritrova a essere assediati. Lo ‘stato dell’assedio’ nei versi di Darwish va al di là della condizione di vita nella quale si trovano le moltitudini concrete di cui il poeta è portavoce, di queste esprimendo sentimenti e pensieri. Il risultato è che il ‘testo’ è formato da frammenti che a volte risuonano come antichi aforismi, spesso lamenti di solitudine, tutti con al fondo il pensiero della morte che pure percorre l’intera opera di Darwish.
Sono oggetto di riflessione: la poesia nel suo farsi, la storia, il ‘luogo’, ossia lo spazio del pensiero, la forza che è impressa nell’affermazione della propria identità.

Il discorso in questo caso è molto semplice: ritengo Mahmoud Darwish uno dei più grandi poeti mai esistiti e questa è probabilmente la sua più bella raccolta di poesie tradotte in italiano. L’avere il testo vocalizzato a fronte, poi, lo rende ancor più bello ed interessante per coloro che vogliono imparare a leggere l’arabo.
“Mathnawi” di Jalal alDin Rumi (Persia)
Nei paesi musulmani questo testo è detto anche “il Corano in versi”: fiabe, novelle e parabole si alternano a scritti sapienziali e saggi consigli, raggiungendo un elevato grado di insegnamento mistico. Essi, infatti, possiedono quelle caratteristiche che contraddistinguono i sufi: rispetto per tutte le religioni e ideologie, per l’essere umano e la natura, amore per lo studio e corretta educazione del sé.

Uno dei 10 libri più belli, influenti ed importanti di tutta la storia, un capolavoro che dovrebbe esser presente in ogni biblioteca al di là di credo, convinzioni ed amore per una data cultura. Il testo di Rumi è “Il Testo”, secondo a nessun altro all’interno del mondo sufi e meravigliosa guida per i cuori dell’umanità, qualcosa che andrebbe letto per tutta la vita; non a caso ho dedicato solo alla metà del primo libro (l’opera è composta da 6 libri diversi) una live di circa 3 ore che trovate sul canale YouTube.
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