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“Là dove crescono i cedri” è una bella storia di depressione e ricerca che vi porterà a scoprire meglio il Libano post Guerra civile
Là dove crescono i cedri
Anni Ottanta, Libano. Il paese è devastato dalla guerra civile e i genitori di Samir decidono di fuggire chiedendo asilo in Germania. Il giovane protagonista cresce così in Europa e costruisce un solido rapporto con il padre, da cui apprende favole e storie straordinarie sulla terra d’origine abbandonata contro la loro volontà. Una notte, la vita serena di Samir cambia per sempre: il padre scompare, nessuno sa dove sia. La famiglia va in frantumi. Vent’anni dopo, perseguitato dall’ossessione di quella perdita, il giovane decide di tornare nella terra dei cedri alla ricerca del padre. Gli unici indizi che possiede sono una vecchia foto e il ricordo delle storie della buonanotte. A Beirut apprende segreti sepolti da tempo e viene travolto dalla storia politica della sua terra d’origine e dalle complesse questioni riguardanti l’identità nazionale. Samir si rende conto così che forse le fiabe paterne hanno sempre nascosto un’altra verità…
La chiave contro la depressione è la ricerca
Non me lo sarei mai aspettato, ma è veramente difficile per me parlare di questo libro poiché, pur vivendo una vita abbastanza diversa da quella del protagonista, vi sono svariate tematiche e dinamiche nelle quali, anche grazie alla bravura di Jarawan, mi sono sentito più che mai coinvolto. Il testo si divide in due parti: la prima è quella relativa a ciò che è accaduto in Germania prima del viaggio, mentre la seconda ci proietta in Libano e nel presente, con Samir che finalmente si mette alla ricerca del padre, unica chiave per uscire dalla pesante ed infernale depressione che lo attanaglia. Da quando il genitore abbandonerà la famiglia, infatti, la vita del protagonista e dei suoi cari si trasformerà del tutto, portandoli piano piano in un pozzo che pare non aver uscita; accadranno cose alla madre, accadranno cose alla sorella, ma più di tutti sarà Samir a cambiare, arrivando quasi ad estinguere del tutto quella fiamma di vita che tanto lo aveva contraddistinto durante l’infanzia.

La sua vita perde di senso, tutto ruota attorno ad un infinito “perché” senza risposta, portandolo in un baratro che lo aliena dal mondo e non gli permette di ammirare le gioie che gli capitano attorno. Al contrario delle fiabe raccontate dal padre, questa volta sarà una dama a salvare il cavaliere che, grazie al suo amore ed alla sua testardaggine comprenderà finalmente che “la chiave contro la depressione è la ricerca”. Sotto insistenza dell’amata partirà finalmente per il Libano, compiendo il destino che da tempo immemore lo attendeva nella terra dei cedri.
Post Guerra Civile
La seconda parte è sicuramente la più interessante per gli amanti di questo bellissimo paese in quanto, oltre a farci vivere continue scoperte e colpi di scena, ci mette in contatto con due elementi per nulla marginali ma che talvolta vengono addirittura tralasciati: la “vita comune” durante la Guerra Civile e, soprattutto, ciò che accadde dopo il termine di quest’ultima. Fino ad oggi, infatti, non mi era mai capitato di leggere nulla riguardante il “periodo Hariri”, momento storico a noi estremamente vicino e centrale per le sorti del Libano, eppure decisamente meno popolare rispetto al sopracitato conflitto. Nel testo, inoltre, Jarawan non perde l’occasione di far considerazioni fini e pungenti riguardo alla politica nella Terra dei cedri, portando alla luce pensieri che probabilmente sono nella testa di molti libanesi ma che sono più facili da esprimere se si è cresciuti all’estero.

“Là dove crescono i cedri” è un libro davvero bello che saprà trasportarvi fra Europa e Medio Oriente, permettendovi un’immersione totale negli occhi e nella psiche di Samir, facendovi sperimentare personalmente la storia di chi, dall’inferno, è riuscito a costruirsi il suo paradiso. Attenzione però: il testo, almeno nel mio caso, è stato davvero calzante e proprio per questo dovete tener presente che quelle tenebre non saranno una mera tela scura, ma qualcosa che prenderà vita in voi ponendovi tantissimi interrogativi che, o per scelta o per ignoranza, non vi siete mai posti, facendovi però provare emozioni e sensazioni davvero tangibili. Naturalmente, come ho già detto prima Samir riuscirà a costruirsi il proprio paradiso e lo stesso capiterà anche a voi; come ne “Il verbo degli uccelli” di Farid ad-Din Attar, una volta passate le valli della sofferenza, ad attendervi troverete uno specchio e sarà a quel punto che capirete che la storia di Samir è anche la vostra e sarà allora che lascerete il passato per affidarvi al presente. Ringrazio infinitamente la casa editrice SEM per avervi donato questa meravigliosa opportunità, in tutta onestà, non mi sarei mai aspettato qualcosa di tanto bello, prezioso e profondo; è un titolo che consiglio dal profondo del cuore tanto a chi ama il Libano, quanto a chi ha provato il dolore della depressione.
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