Racconti dal libro: Il tuareg e la voce del deserto

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Il primo dei miei racconti: la storia di un tuareg solitario ed un sublime richiamo nel deserto

I miei racconti inediti

Quello che state per leggere è un mio racconto inedito tratto dal romanzo che ho iniziato a scrivere nell’estate del 2021. In esso una storia principale si alterna con svariati piccoli racconti (per ora da 3 a 5 per capitolo) che il protagonista narra al termine della giornata, ognuno con un suo preciso significato e “perché” all’interno della trama. A settembre del 2021 ho lanciato un sondaggio nel canale Telegram di Medio Oriente e Dintorni per capire quanti fossero interessati al progetto e, con mia grande gioia e sorpresa, vi sono stati molti voti e tutti positivi. Non volendo rivelarvi l’intera opera, ho scelto di mostrarvi solo i racconti, in modo tale da poter aver voi qualcosa di assolutamente nuovo ed inedito da leggere ed io una motivazione in più per portarlo avanti. La mia ambizione è quella di scrivere almeno un capitolo al mese e rendere così questa rubrica un appuntamento fisso, ma in ogni caso i racconti di ogni capitolo verranno caricati tutti insieme e solo ed esclusivamente se quest’ultimo è completamente terminato.

Proprio per tale motivo trovate già sul sito tutti i racconti del primo capitolo “La sabbia ed il viandante”: “Il tuareg e la voce del deserto”, “Creatura di sabbia“, “Atlante“, “L’isola che non c’è” e “Annibale“; e del secondo, di cui fanno parte: “La giovane tatuata”, “Ceneri di sufi” e “Anteo”.

Buona lettura!

Il tuareg e la voce del deserto

In un’oasi remota nel deserto, un tuareg viveva in solitudine con il suo gregge, campando grazie al loro latte ed ai dolci datteri delle palme. Il giovane passava così il suo tempo e gli sembrava di aver così trovato il suo paradiso, un giorno però, quando si fu leggermente allontanato dalla sua tenda per visitare il deserto, un soffio di vento gli fece udire la voce più dolce e sublime che avesse mai udito, tanto delicata da profumar di rosa. Il giovane allora tornò al proprio accampamento sconvolto, poiché mai prima d’allora aveva udito desiderio del diverso e dell’amore, ma quest’ultimo ora gli percorreva tutto il corpo come intenso fuoco. 

Da quel momento i giorni passarono sempre più lentamente, poiché nulla poteva estirpare dalla sua mente quella voce, che ora gli aveva assorbito ogni pensiero ed ogni memoria, rendendolo ignorante di sé e della felicità che fino a quel momento gli pareva l’Eden. Iniziò a mangiar di meno, a provare fastidio ad osservar le capre e ad elaborare la sua fuga. Sempre più forte si faceva strada nella sua testa l’idea di attraversare il deserto, deciso a raggiungere quella voce che ormai non gli permetteva nemmeno di dormire da tanto pressante la curiosità ed il desiderio d’amore.

Dopo qualche tempo decise infine di abbandonare il proprio gregge e dirigersi nel deserto, facendo affidamento solo sulla sua innata abilità e sul Destino, compagno fedele della sua gente. Passarono i primi giorni, ma il deserto rimase silente, dissetandosi dell’acqua del povero tuareg, ormai con sempre meno forze e speranze, ma deciso più che mai a raggiungere il proprio obiettivo.

Dopo una settimana sentì che le proprie energie e risorse erano allo stremo e che probabilmente sarebbe morto quella stessa notte; ad un certo punto, però, risentì la voce, che sembrava essere ad appena poche miglia di distanza. Il suo animo fu rianimato come il fuoco e si diresse in fretta e furia con il suo cammello nella direzione da cui aveva sentito il dolce richiamo; tanto grande fu la furia del nomade che la povera bestia si ruppe le zampe, costringendolo a recarsi a piedi verso la fonte dell’ambita voce. Ogni passo era una sofferenza, ma il cuore del tuareg lo spingeva passo dopo passo sempre più vicino all’obiettivo. Alla fine la vide: era donna dalla bellezza strabiliante, dalla pelle bianca come gli astri e ricoperta da una tunica blu ornata da meravigliosi gioielli.

Quando quest’ultima vide lo sventurato, si precipitò subito a soccorrerlo dicendo: “Oh infelice viandante, sei arrivato in punto di morte, maledetto il giorno in cui qui giunsi per cantare la mia melodia!” Con i suoi ultimi respiri, rispose il tuareg: “Benedizione invece, poiché il canto tuo ha riacceso il mio fuoco che si era ormai spento badando alle capre ed ai datteri. Il tuo richiamo ha risvegliato la mia anima e cosa mi importa del mondo se la mia anima è morta? Evviva il richiamo dell’Amata, che mi ha permesso di cadere seguendo la mia missione!” La fanciulla allora rispose: “Ben detto, poiché io non sono altri che un angelo inviato da Dio per mostrarti la strada per il Paradiso.” 

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