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“Il rione dei ragazzi” non solo è uno dei libri più belli in assoluto di Mahfuz, ma è anche una meravigliosa metafora del monoteismo e dell’umanità intera
Il rione dei ragazzi
Il rione dei ragazzi è una metafora singolarmente permeata di realismo, in cui la rappresentazione spesso cruda di ambienti e situazioni assurge a simbolo del mondo, dell’umanità. I “ragazzi”, i figli di Ghabàlawi, sono i protagonisti di un itinerario esistenziale che ripercuote le tappe della rivelazione coranica da Adamo a Mosè, da Gesù a Muhammad, fino alla crisi attuale di valori, rappresentata dalla figura dello scienziato moderno, figlio della teoria della “morte di Dio”. Lo stile di Mahfuz, “… ricco di sfumature, ora realistico per chiarezza di vedute, ora evocativamente ambiguo” (dalla motivazione del premio Nobel), si ripropone in tutta evidenza in questo romanzo fondamentale nella vasta produzione di uno scrittore che ama rifarsi alla tradizione orale dei narratori popolari del Cairo, ma che ha presenti anche gli esiti più aggiornati della narrativa mondiale.
Storia della fede
Il romanzo è nettamente uno dei migliori scritti da Mahfuz che qui riesce ad unire brillantemente fede e racconto in un testo che, attraverso un sapiente uso di metafore, narra la storia del monoteismo e dell’umanità. In questo libro Dio si chiama Ghabàlawi e non è altri che il fondatore della città, il primo a sottrarla al deserto ed a costruirci un paradisiaco giardino. Il resto delle vicende parte proprio da questo importante presupposto cardine, andando a raccontare le storie di: Idris (Shaytan, il Diavolo), Adham ed Omayma (Adamo ed Eva), Kadri ed Hammam (Caino ed Abele), Ghabal (Mosè), Rifaa (Gesù), Kassem (Muhammad) ed infine Arafa (la Scienza).

Questo continuo alternarsi di epicità e vita comune fa sì che ogni situazione possa essere nella sua più profonda ed assoluta profondità, dandoci modo di comprendere un po’ meglio il significato di queste storie, spesso ripetute tanto meccanicamente da smarrire il senso più puro e profondo. In “Il rione dei ragazzi”, per dire, la vicenda di Caino ed Abele è qualcosa di assolutamente tremendo e devastante, che non potrà non far provare emozioni forti e variegate ai lettori più sensibili. Stessa cosa però va detta anche del profeta Muhammad, qui mostrato nella sua più incredibile purezza e voglia di giustizia, e di tutte le altre figure, personaggi diversi della stessa grande Storia. Molto interessante anche come viene trattata la figura di Gesù, che qui viene vista sotto gli occhi di un musulmano egiziano come Mahfuz.
Il Superuomo buono, credente ma sfortunato
Il romanzo, però, non si chiude con il Sigillo dei profeti, ma prosegue con Arafa, l’incarnazione della Scienza (e del Superuomo di Nietzsche). Quest’ultimo è l’unico personaggio davvero inedito della storia, nonché figura determinante per tutta l’umanità, in quanto sarà a causa sua che Ghabàlawi/Dio morirà. Egli infatti riuscirà ad introdursi nella Divina Casa e prendere il sacro Libro che contiene ogni cosa ma, nella fuga, ucciderà un servitore del padrone di casa, che morirà subito dopo per il dolore.

Le particolarità di questo “Superuomo“, che lo rendono completamente diverso da qualsiasi altro personaggio letterario, sono due: è credente ed ama l’umanità. È causa della morte di Dio, ma lui stesso è credente ed ama alla follia il Creatore, inoltre la sua figura è più affine a quella di Prometeo, che prova a rubare il fuoco per l’umanità, piuttosto che a quella dello stesso Adamo, che invece agisce spinto dalla curiosità sua e della moglie. Alla sua morte, inoltre, Arafa verrà considerato alla stregua dei precedenti profeti, un personaggio inviato dal Divino per scacciare i potenti ingiusti dal loro trono, peccato che un po’ più sfortunato dei suoi predecessori. Il romanzo di Mahfuz è un testo da avere senza se e senza ma, che vi darà un nuovo punto di vista per osservare queste antiche storie d’umanità.
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