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“Aprile spezzato” di Ismail Kadare è uno dei titoli più belli ed interessanti della letteratura albanese, in grado di farvi scoprire appieno il Kanun, il leggendario codice di leggi locale
Aprile spezzato
Gjorg vive nel nord dell’Albania, tra montagne e villaggi fermi nel tempo. Quando il fratello viene ucciso da un vicino di casa, la vita del giovane muta radicalmente: secondo l’antico codice del Kanun, Gjorg dovrà uccidere il colpevole dell’omicidio di suo fratello e accettare di essere poi, di lì a un mese, assassinato a sua volta da chi vorrà vendicarsi di lui. I trenta giorni che Gjorg ha davanti, fino alla metà di aprile, potrebbero essere gli ultimi della sua vita, così decide di fuggire per cercare di viverli il più pienamente possibile. Nel frattempo una giovane coppia è partita da Tirana in viaggio di nozze: Besun e Diana vogliono raggiungere gli altopiani settentrionali per studiare le tradizioni e le leggi rimaste intatte dal Medioevo, a dispetto della modernizzazione. Lungo il loro percorso incrociano il cammino del fuggitivo; la sposa, al primo sguardo, si innamora di Gjorg, mutando per sempre il destino dei tre protagonisti.
Piccola ma fondamentale premessa
Prima di iniziare a parlare del libro, urge una fondamentale premessa: il Kanun non è qualcosa di così diffuso in Albania, tanto che gli stessi protagonisti devono addentrarsi in alcuni dei luoghi più sperduti di questo splendido paese prima di trovarlo. Ci tenevo a sottolinearlo perché al giorno d’oggi sono in molti a ritenere questa pratica come prassi, quando nella realtà dei fatti è qualcosa di ormai legato solo a pochi e specifici territori; non aspettatevi in alcun modo di passeggiare per Tirana o Valona ed imbattervi in qualcosa di simile.
“Kanun”, la legge del sangue
L’intero romanzo è un pretesto per farci viaggiare nel nord dell’Albania in luoghi che, fra nebbia, kulle (tipiche abitazioni albanesi simil torri) e tradizioni millenarie, riescono davvero a far viaggiare il lettore ed il visitatore in un’altra epoca, quando ancora le taverne erano luogo in cui riposare e raccontare storie. Ovviamente in questo paesaggio svolge un ruolo da padrone il Kanun, leggendario codice d’onore locale che de facto regola ogni aspetto della vita, specialmente le questioni d’onore, che in questa magica terra non sono solo parole, ma qualcosa di concreto e soppesato con il sangue.

La cosa che più risalta da questo testo è come tale codice sia davvero qualcosa di estremamente preciso e complesso, non delle semplici consuetudini ma una legge affinata in ogni suo dettaglio e con tante sfumature da avere dei veri e propri esperti pronti a girare villaggio per villaggio. Qui il sangue e la morte sono trattati come merce dal preciso valore e regole, aspetto che potrebbe colpire il lettore medio, ma che viene reso da Kadare in maniera quasi burocratica, dando al tutto un aspetto di macabra realtà.
Una condanna è per sempre
Per farvi capire bene a cosa mi riferisco, vi spiego il motivo per cui la famiglia di Gjorg, i Berisha, sono entrati in questo gioco infernale, causa di ben 22 tombe per famiglia: 70 anni prima un misterioso viandante senza nome aveva richiesto ospitalità per la notte alla loro famiglia che, secondo il Kanun, non solo lo avrebbe dovuto accogliere, ma anche sorvegliare sulla sua vita. Il mattino dopo, una volta accompagnato l’ospite al limitare del villaggio, questi era stato ucciso da un colpo misterioso.

Per la legge del Kanun tutto sarebbe finito lì ma, sfortunatamente per loro, quest’ultimo cadendo stava ancora osservando il villaggio e quindi sarebbe stato dei Berisha il compito di vendicare la sua morte, non importa che non avessero idea né di chi fosse l’ospite, avrebbero dovuto vendicarlo per onore. Particolarmente d’effetto il fatto che non si lavino gli indumenti dell’ucciso se non quando la sua morte è stata vendicata con il sangue. In mezzo a tutta questa nebbia ed omicidi giungeranno Besian e Diana, due cittadini più “standard” che saranno funzionali a mostrare al lettore il contrasto con tale ambiente e farcene scoprire al meglio alcuni aspetti peculiari.
Un viaggio fra macabro e leggenda
Il libro di Kadare è uno dei più belli che ho letto nel 2021 ed è in grado come nessun altro di trasportare chi legge in territori sperduti e magici, dove la leggenda si fonde più e più volte con il sangue e la realtà; luoghi duri, aspri, ma che, proprio per via di tali aspetti, fanno percepire un calore unico. È un romanzo che assomiglia a quella magica sensazione di stare a casa quando fuori piove, la nebbia avvolge il tutto e prepara l’immagine alla fantasia ed allo stupore; sensazioni tanto particolari ed incredibili da dar da sole un senso al testo.

L’opera di Kadare è poi molto utile anche a fini meramente informativi, in quanto contiene davvero moltissimi dettagli riguardo al Kanun ed al termine della lettura avrete uno sguardo molto più preciso ed accurato riguardo alle sue basi. Libro imprescindibile per chi voglia addentrarsi nella cultura albanese.
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