Storia di Tunisi, da Cartagine all’indipendenza

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La storia di una città che da sempre ha rappresentato un ruolo di primo piano nel Mediterraneo, prima come Cartagine e poi come Tunisi

Le mitiche origini di Cartagine

Per comprendere le origini di Tunisi dobbiamo fare un salto indietro nel tempo e scoprire quelle di Cartagine, sua progenitrice. Secondo la tradizione, la città fu fondata nel 814 a.C. dalla regina Elyssa, chiamata dai romani Didone; quest’ultima sarebbe fuggita dalla sua città natale, Tiro, a seguito di alcune sommosse che avevano animato la città fenicia, trovando rifugio prima a Cipro e poi nel Nord Africa. Qui incontrò re Iarba, sovrano locale che le donò una territorio “grande quanto poteva essere coperto da una pelle di manzo“; naturalmente la regina divise la pelle in strisce sottilissime, ottenendo così un territorio ideale per far sorgere il nuovo insediamento. Secondo una leggenda, i nuovi abitanti, mentre stavano scavando le fondamenta della città, trovarono una testa di toro, simbolo di fatica, e quella di un cavallo, simbolo di estrema nobiltà, cosa che caratterizzerà appieno il destino di Cartagine.

Tunisi

L’Eneide narra poi la triste sorte che sarebbe toccata a Didone, la quale si innamorò perdutamente di Enea a tal punto che, il giorno della sua partenza, si suicidò lanciandosi dal suo palazzo, vittima di un eterno amore non corrisposto e presagio di uno degli scontri più decisivi della Storia.

Da colonia a colonizzatrice

Inizialmente Cartagine rimase estremamente dipendente da Tiro, tanto che non si sa con esattezza quando la città divenne effettivamente autonoma, ma probabilmente ciò avvenne nel 585 a.C., anno in cui Nabucodonosor II iniziò un assedio di ben 13 anni alla città fenicia. Va detto, tuttavia, che già dal 7° secolo la nuova arrivata inizio a rendersi celebre, tanto che la prima colonia fu Ibizia, alla quale seguirono diverse altre che, assieme alle difficoltà della madrepatria, le permisero di ambire ad un destino da protagonista nel Mediterraneo. Molte saranno infatti le colonie di Tiro che giureranno fedeltà alla città di Didone, permettendole di accrescere presto la propria sfera di influenza.

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Ciò che la distinguerà maggiormente da Roma, sua acerrima rivale, sarà il modello espansionistico che, per quanto rapido e di successo, non dava sicurezze sul lungo termine. I Cartaginesi, eredi dei Fenici, erano infatti più interessati ad assicurarsi un controllo commerciale e dei porti piuttosto che la produzione dei beni di prima necessità; elemento che dava molta ricchezza e permetteva quindi di reclutare in fretta i migliori mercenari, non garantendo però un grande esercito e, soprattutto, la resistenza per affrontare grandi guerre.

Lo scontro con i greci e Pirro, re dell’Epiro

Inizialmente il maggior rivale di Cartagine sarà la Grecia e le sue colonie sparse per il Mediterraneo, ormai sempre più preoccupate dalla nuova potenza e, nello specifico, dai suoi interessi in Sicilia, isola di grande importanza strategica e commerciale per gli elleni. Non a caso, il primo conflitto del 480 a.C. sarà proprio sull’isola italiana e vedrà soccombere i cartaginesi, i quali torneranno alla carica solo dopo 70 anni; secondo alcune teorie, risalirebbero proprio a questo periodo i leggendari viaggiatori Annone ed Imilcone, il primo giunse sino all’odierno Camerun, il secondo fino alla Britannia. Tuttavia non sarà con il successivo conflitto che i cartaginesi inizieranno a dominare in Sicilia, bensì con il 3°, nel quale, pur battendosi con onore, Siracusa ed in generale il mondo greco-siculo persero la propria centralità nella politica isolana.

Tunisi

I punici dovettero però affrontare anche un altro ostacolo proveniente dal mondo balcanico: Pirro, re dell’Epiro. Quest’ultimo aveva infatti deciso di allargare la propria sfera d’influenza anche nel Mediterraneo occidentale e per farlo organizzò una celebre spedizione che ebbe per protagonista prima la Penisola italiana e poi la Sicilia. Il re si recò sull’isola con il preciso intento di scacciare Cartagine ed imporre il proprio dominio, ma le cose non andarono come previsto. Inizialmente l’esercito dell’Epiro riuscì a guadagnare molto terreno e vittorie, ma fu arrestato a Lilibeo e tale blocco segnerà la fine definitiva delle ambizioni di Pirro in Italia, costringendolo al ritorno in patria.

La prima guerra punica, l’inizio degli scontri con Roma

Storicamente fra Roma e Cartagine vi era sempre stato un clima conviviale fatto di accordi e trattati, il definitivo crollo greco in Sicilia, però, creò un vuoto di potere fin troppo interessante per entrambe le potenze, tanto che, dopo meno di 10 anni dalla fine delle guerre pirriche, iniziò la prima Guerra punica. Il pomo della discordia in questo caso fu Messina, città d’importanza strategica per entrambi i contendenti, in quel momento implicata in una rivolta interna. Gli insorti chiesero prima aiuto ai punici e poi ai romani, cosa che ingolosì più che mai quest’ultimi, spingendoli per la prima volta ad una spedizione sull’isola. Con il loro arrivo iniziò una lunga serie di scontri che termineranno solo nel 241 a.C. con la Battagli delle isole Egadi, scontro nel quale Roma certificò i grandi sviluppi in campo nautico e riuscì a conquistare il dominio di Sicilia, Sardegna e Corsica, infliggendo un durissimo colpo ai punici. Quest’ultimi, avendo un esercito composto perlopiù da mercenari, ebbero non poche difficoltà a pagare i propri soldati; ciò porterà alla “Guerra dei mercenari”, uno degli scontri più sanguinosi ed ardui dell’intera storia di Cartagine, risolto solo grazie all’intervento di Amilcare Barca, che trovò anche una nuova soluzione alla recente sconfitta: impossessarsi dell’Iberia.

Tunisi

Perse le 3 isole, infatti, divenne imprescindibile per i cartaginesi trovare nuove fonti di materie prime e di manodopera, proprio ciò di cui era ricca quella terra, che aveva anche già conosciuto punici e fenici per via delle molte colonie che ne popolavano le coste. In breve tempo la penisola venne conquistata quasi del tutto, tanto che nel 226 a.C. Roma e Cartagine firmarono un trattato nel quale si conferivano a quest’ultima tutti i territori prima dell’Ebro, fiume considerato confine storico dell’Iberia. Il problema, però, sarà nella determinazione e nella sicurezza di Annibale ed i suoi luogotenenti, i quali assediarono Sagunto, alleata di Roma nel in territorio punico, radendola al suolo; sarà questo l’evento che porterà l’effettivo scoppio della Seconda guerra punica.

La 2° e la 3° guerra punica ed il dominio romano

A questo punto Annibale sceglierà di attraversa l’odierna Spagna, Francia e di superare le Alpi con il suo esercito, composto peraltro da molti elefanti; se da un lato ciò gli consentì di evitare completamente le legioni romane, dall’altro pose l’esercito in estrema sofferenza, ripagata però dalle battaglie successive. Il generale cartaginese trionfò infatti sul Ticino, sul Trebbia, sul Trasimeno ed infine a Canne, minacciando più che mai Roma, ormai isolata da gran parte del Mediterraneo. La serie di vittorie aveva infatti spinto sempre più città e regni a cercare l’alleanza con Cartagine e ciò permise ad Annibale di avere un porto sicuro a Capua e nuovi alleati pronti a dar filo da torcere ai romani, come ad esempio Siracusa e la Macedonia di Filippo V; a partire dal 215 a.C., però, le sorti dello scontro cambiano e grazie ad una serie decisiva di scontri i romani riescono a ribaltare il proprio destino. Lo scontro decisivo sarà la presa di Capua che, unito ad altri successi come la Battaglia del Metauro, toglierà ogni possibilità di rifornimento al generale, il quale sarà costretto a rifugiarsi nell’odierna Calabria. Nel frattempo Scipione, poi detto “l’Africano”, inizierà una incredibile serie di vittorie in Spagna che precluderanno ai cartaginesi il serbatoio di risorse e uomini.

Tunisi
Il grande Annibale Barca

A questo punto il comandante romano inaugurò la Spedizione in Africa, che vide la sua decisiva conclusione nella Battaglia di Zama del 202 a.C., scontro in cui i due grandi generali si fronteggiarono e Roma ottenne la vittoria decisiva, ponendo delle condizioni di pace tanto pesanti da non far rialzare mai più Cartagine. Tuttavia nel 149 a.C. la città, stanca dei soprusi dell’alleato romano Massinissa, armò un esercito di 50’000 uomini contravvenendo al trattato con Roma, che qui tornò e nel 146 a.C. la distrusse definitivamente e per sempre… per poi ricostruirla. L’insediamento in quello specifico punto era infatti troppo conveniente per lasciarlo completamente abbandonato e di conseguenza fu fondata una nuova colonia romana, chiamata Colonia Julia Carthago. Il nuovo centro abitato, pur avendo alti e bassi di notevole portata, non riuscì mai più in alcun modo ad avvicinarsi ai fasti del passato, divenendo un luogo particolarmente legato a Roma ma non più ricco di altre città della zona.

Da Cartagine a Tunisi

Con la caduta dell’Impero romano d’Occidente, questo territorio passò prima ai Vandali e poi ai Bizantini, venendo poi conquistato dagli Arabi, ai quali si legherà profondamente nel corso dei secoli. A voler essere precisi, l’odierna Tunisi non sorge esattamente sulle spoglie dell’antica Cartagine, bensì su quelle di Tunes, un piccolo paesino ad appena 17 km di distanza dalla ben più rinomata capitale punica, che ne condivise interamente la sorte. L’arrivo del generale omayyade Hasan ibn al Nu’man al Ghasani segnerà però una svolta al suo destino, trasformandola da sobborgo a capitale di tutto il Nord Africa. Ai nuovi arrivati fu infatti subito evidente l’importanza strategica da lei ricoperta e si diedero da fare più che mai per trasformarla nel proprio centro navale, anche in vista di un futuro sbarco in Sicilia, avvenuto nel 827 ma che aveva visto il suo avvio già nei primi anni del 700. La città e tutta la Tunisia passeranno prima sotto il dominio degli Aghlabidi e poi sotto quello degli Ziridi, dinastia che, salvo nella sua ultima fase, regnò sempre come vassalla dei Fatimidi, dinastia sciita che verrà sconfitta poi da Saladino; sarà proprio in suddetta fase che Tunisi acquisterà maggior importanza, in quanto fu uno dei pochi centri ad esser risparmiati dalle ritorsioni dei Fatimidi, a cui gli Ziridi si ribellarono.

Tunisi

Il cambio di passo definitivo arriverà con gli Almohadi, che la resero definitivamente capitale della Tunisia, e degli Hafsidi, che la resero fra le città più ricche del mondo. Tale ricchezza ed abbondanza si ritrova anche nelle parole di Ibn Battuta, che qui passò all’inizio del suo viaggio. Tunisi venne poi occupata dal corsaro ottomano Khayr ad-Din Barbarossa nel 1534, ma venne poi conquistata l’anno dopo da Carlo V in persona che, sfruttando la richiesta d’aiuto dell’ultimo califfo Hafside, decise di scacciare il corsaro in cambio della sovranità spagnola sulla regione. Tuttavia il dominio del Sacro Romano Impero durò davvero poco e fu continuamente alternato da riconquiste ottomane sino all’ultima e definitiva del 1574, anno in cui la Sublime Porta mise definitivamente le mani sulla città. Sotto i nuovi dominatori Tunisi fiorì più che mai, arricchendosi tanto per il commercio quanto per gli atti di pirateria che divennero, come per Algeri ed Orano, un tratto distintivo del dominio turco. Dal 1705 sino all’arrivo di Habib Bourguiba la Tunisia verrà governata dalla dinastia Husainide che regnerà sia sotto gli Ottomani che sotto i francesi. Nel 1881 Parigi creò il Protettorato francese di Tunisia che resistette sino al 1956, anno in cui il paese si liberò definitivamente del gioco transalpino. Dal 1982 al 2003 ospitò la sede dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina e per questo fu bombardata nel 1985 dall’esercito israeliano nel corso dell’Operazione Gamba di Legno. Proprio da Tunisi iniziarono le cosiddette “primavere Arabe“.

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