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Asadi è un’artista dallo straordinario talento, in grado di dare una secchiata d’acqua fresca alle tradizionali melodie persiane, rivitalizzandole con un sapiente uso di musica elettronica
Asadi e la nascita della musica trap persiana
Daniel Asadi nasce circa 24 anni fa a Columbus, in Ohio, Usa, da una famiglia giunta qui dall’Iran. Fin da giovanissimo dimostra di essere un grande appassionato di musica, tanto che quando ha 5 anni suona già il piano e poco dopo impara a destreggiarsi con la chitarra; sarà però un viaggio fatto a 14 anni che gli cambierà per sempre la vita. Quell’anno si recherà infatti con la sua famiglia in Iran, venendo a contatto con universi musicali che, seppur già sentiti in casa, riescono a sbalordirlo e a folgorarlo, tanto che una tornato negli States, il suo percorso musicale varierà per sempre. Il giovane Daniel rimane infatti sconvolto di come ritmi tanto antichi e tradizionali riescano ancora oggi a scuotere popoli e culture, vedendo un’incredibile familiarità con il com’è concepita oggi la musica negli Usa; è qui che nasce il meraviglioso piano.
Tornato a casa si metterà a studiare tar e sitar, deciso ad inventare un vero e proprio genere: la musica trap persiana. Il suo progetto è infatti quello di dare una nuova linfa a melodie tradizionali tanto belle quanto poco affini ai gusti di oggi, permettendo loro di brillare ancora una volta con nuove e prestigiose vesti. Dal 2014 ad oggi ha pubblicato ben 50 fra singoli ed EP, contribuendo ad una diffusione sempre più capillare e solida di questo nuovo e straordinario genere.
La nuova Persia è qui
I ritmi e le melodie di Asadi sono senza alcun ombra di dubbio fra le più belle scoperte fatte su Spotify l’anno scorso, andando ad arricchire un tassello la cui mancanza diveniva ogni giorno sempre più dolorosa. Chi mi segue ormai lo avrà capito: questo è il genere di operazioni musicali che apprezzo di più in assoluto, non è un caso che Asadi sia diventato rapidissimamente uno dei miei punti di riferimento per quanto riguarda la musica persiana. Figure come la sua, quella dei Tinariwen, di Habib Belk, di CVRTOON e degli HU, non solo un bene per la musica, ma sono necessari affinché si possa apprezzare per davvero quello smisurato patrimonio culturale che altrimenti rischia di sparire.
Quello che porta Asadi è infatti una secchiata di acqua gelida su gioielli splendidi ma ormai impolverati dal tempo, fornendo la possibilità a tutti di godere della loro bellezza. La sua musica e le sue sonorità sono esattamente quelle tipiche e tradizionali della musica persiana, ma i pezzi sono più che mai contemporanei, apparendo quasi come se fossero stati pensati oggi. Se siete giunti sino a qui dovete ascoltarlo per forza, non mi viene in mente alcun motivo al mondo per cui non dovrebbe piacervi ed un’infinità per i quali ne resterete stregati.
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