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“Una famiglia turca” è uno dei capolavori della letteratura turca contemporanea, in grado di farci rivivere tutta l’epopea degli Orga, iniziata poco prima della Prima guerra mondiale
Una famiglia turca
Autobiografia che va dal 1913 al 1940, il libro ripercorre la vita familiare e sociale di una famiglia dell’alta borghesia che con la Grande Guerra e la caduta dell’impero Ottomano perde i privilegi economici e sociali della propria posizione sino a ridursi in uno stato di estrema povertà, e sino alla sua faticosa risalita verso un accettabile tenore di vita. Protagonisti di questo racconto, oltre alla famiglia dello scrittore, sono la stessa Istanbul e tutta la variegata società di notabili, piccoli borghesi e popolani che la abitano, così che il libro presenta vari piani di lettura che vanno dalla vicenda privata del protagonista – con pagine sull’infanzia che sono tra le più belle della letteratura del Novecento – alla cultura e ai costumi di un paese che è sempre stato un ponte tra Oriente e Occidente in un periodo cruciale della sua storia: dalla caduta del Sultano e dell’impero Ottomano alla rivoluzione di Kemal Ataturk.
Affresco familiare
Il libro porta a rivivere appieno quelle che furono le vicende della famiglia Orga, passata dall’avere svariati servitori a dover nutrirsi di pane secco e brodo per non morire di fame in un periodo ed in un contesto davvero poco conosciuto in Italia. Sempre più testi fanno infatti luce su quello che furono le conseguenze del Trattato di Sevres, ma sono in pochi quelli in grado di mostrarci cosa avvenne alla popolazione di Istanbul, città che dovette completamente reinventarsi dopo il Primo conflitto mondiale. Con la caduta dell’Impero ottomano, infatti, gran parte della popolazione turca si ritrovò a dover ricominciare completamente da zero la propria storia e questo, specie per coloro che avevano molto da perdere, fu davvero devastante. La famiglia Orga, nello specifico, in brevissimo tempo perse quasi tutto, venendo costretta a trasferirsi e potendo poi fare affidamento solo sull’astuzia della nonna e sull’operosità della madre, passata in un attimo dal preoccuparsi solo di bellezza, feste e gioielli, al dover cucire le mutande dei soldati nella speranza di accaparrarsi un pezzo di pane fresco per la famiglia.

Irfan e suo fratello Mehmet si iscriveranno poi all’accademia militare, diventando il primo un pilota di caccia ed il secondo un medico dell’esercito. Il libro, almeno per quanto riguarda l’autore, si sarebbe concluso con la morte della madre, ma suo figlio, Ateş Orga, in un’ampia postfazione ci darà gli strumenti per comprendere ancora meglio il padre, raccontandoci cosa accadde poi ad Irfan. Quest’ultimo si recò infatti in Inghilterra e lì s’innamorò perdutamente di una ragazza normanno-irlandese con cui generò ebbe Ateş e con la quale convolò a nozze nel 1948. Tale unione, però, lo costringerà a lasciare per sempre la Turchia, venendo costretto ad una vita da esule fra Irlanda e Regno Unito. Le parole del figlio ci daranno così la possibilità di osservare appieno la vita di quest’uomo, aiutandoci a comprendere una delle generazioni più importanti della storia turca.
Capolavoro assoluto
Il libro si è rivelato uno dei miei acquisti più azzeccati dell’anno, mettendomi davanti un testo in grado tanto di incantare quanto di arricchire in termini di conoscenza e consapevolezza storica. Infatti, grazie allo stile narrativo semplice ma elegante, il lettore verrà messo nelle migliori condizioni possibili per godere tanto della trama e del contesto, riuscendo così a leggere un piacevolissimo romanzo ed al tempo stesso maturare qualche conoscenza in più. Naturalmente la storia non è la più allegra in assoluto, ma, come nel libro “Al di là della montagna” di Yashar Kemal, il dolore e la fatica vengono superati con estremo contegno e grazia cosa che, oltre a dirci qualcosa sui due autori, riflette quel particolare orgoglio di fronte alle difficoltà tipicamente turco.

Il testo è senza alcun ombra di dubbio uno dei capolavori della letteratura turca contemporanea e risulta un acquisto imprescindibile per i veri amanti di questo popolo e, nello specifico, della città di Istanbul, qui rappresentata negli ultimissimi giorni di vita dell’Impero ottomano.
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