“Labirinto” di Burhan Sönmez

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“Labirinto” di Burhan Sönmez ci trascinerà ad Istanbul nella mente di Boratin, giovane senza memoria alla ricerca di sé stesso

Labirinto

Un giorno Boratin, un musicista blues che vive a Istanbul, si risveglia in ospedale avendo completamente perso la memoria: non sa piú chi è, da dove viene, qual è il suo passato e quale la direzione del suo presente, non ricorda gli affetti piú cari né le amicizie più prossime, e soprattutto si arrovella attorno a un interrogativo ossessivo e senza risposta: perché ha tentato il suicidio gettandosi già dal Ponte sul Bosforo? Attorno a questa costellazione di domande cerca di riprendere a vivere, riconquistando dimestichezza con volti, voci, spazi, storie, specchi, e in primo luogo con se stesso… Flâneur dei labirinti della mente e della città, percorre pensieri e strade alla disperata ricerca di una consistenza, a tu per tu con la tabula rasa della memoria, dalla quale emergono scomposti dettagli che non sa collocare nel tempo: davanti a una statuina della Pietà, si chiede se Gesú e Maria siano vissuti anni prima o millenni addietro, e scambia l’immagine del capo dello Stato con quella di un sultano vissuto un secolo prima. Con ritmo incalzante e analisi cristallina, il romanzo di Burhan Sönmez ci restituisce le peregrinazioni di Boratin nei misteri dell’identità, fino alla domanda estrema: è più liberatorio per un uomo – e per una società – conoscere il proprio passato o dimenticarlo?

Alla ricerca di sé stesso per le vie di Istanbul

Pur utilizzando il tentato suicidio come pretesto, il romanzo si sposterà molto in fretta sulle domande attorno significato di “essere” e sul concetto di “identità”, sfruttando l’amnesia di Boratin per far viaggiare ancor di più i pensieri ed il lettore. La totale mancanza di ricordi scioglierà il protagonista da ogni legame dovuto alla memoria ed alle abitudini, permettendogli così di liberare appieno i propri stati d’animo e le perplessità che più attanagliano l’essere umano.

Labirinto
“Una voce dentro di me dice che la notte devo preferire le vie principali. Anche se mi perdo, in una strada principale sarò sempre in grado di ritrovare la via di casa. Questo mi risulta ancora più chiaro arrivando a Beyoğlu.

La folla illuminata mi prende, mi trasporta di onda in onda, mi trascina nelle vie laterali, poi mi riporta indietro per lasciarmi nella via principale. Tutti i vicoli hanno il sapore della via principale. Anche le persone si assomigliano fra loro. Sguardi cacciatori scrutano attorno. Tutti hanno lo stesso desiderio, sono pronti a scovare la preda o essere preda.

Vivono come se la notte fosse giorno. Si ubriacano di luce. Se anche si acquattano in angoli oscuri per fare l’amore, il loro sudore contiene frammenti di luce.”

Sullo sfondo di tutto questo, una Istanbul più che mai viva e pulsante, co-protagonista non invadente dell’intera storia. Pur portando dilemmi comuni all’intero genere umano, l’intero romanzo è completamente pregno dell’anima di Istanbul e ciò tanto per l’anima degli abitanti quanto per quella della città. Boratin è infatti il perfetto rappresentante di quella generazione che scese in piazza nel 2013 per manifestare contro il governo ed in generale in tutto il libro potremo respirare a pieni polmoni l’aria di quartieri come Galata, Beşiktaş e Fatih, luoghi molto conosciuti per i loro monumenti, ma la cui anima viene sempre assaporata troppo poco.

Flusso di pensieri

Il libro, ancor più che un romanzo con una trama precisa e ben delineata, è una vera e propria immersione nel flusso di pensieri di Boratin, cosa che, se da un lato libera ancor di più le ali della mente, dall’altro lo rende meno chiaro di altri sotto un mero profilo narrativo. Molto spesso, infatti, le parole dei personaggi si uniranno ai pensieri del protagonista, trasformando il discorso in un unicum estremamente particolare ma che non sempre è immediatamente comprensibile.

Labirinto

Personalmente non sono un fan di questa tipologia di narrazione perché, a parer mio, va un po’ a perdere d’importanza “ciò che accade in scena” e l’intero testo diventa dipendente dalla qualità e quantità delle riflessioni dell’autore, rischiando così molto di più di altri dalla trama e dallo svolgimento più standard e chiaro. “Labirinto”, però, supera brillantemente questo ostacolo, proponendo al lettore moltissimi stimoli di riflessione e facendogli vivere un’anima meno celebrata ma più vera della Istanbul contemporanea, una delle città più belle del mondo.

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