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Il Venezuela è probabilmente il paese sudamericano più legato in assoluto al Medio Oriente, grazie anche ad una figura dalla storia decisamente interessante
Piccolissima premessa
Ho utilizzato la dicitura “Il mondo arabo e islamico in Venezuela” piuttosto che “arabo-islamico” proprio per sottolineare la natura scissa delle due realtà, che verranno però trattate entrambe in quest’articolo. Ci tengo a specificarlo perché spesso si associano in automatico, ma, per tutto ciò che riguarda il Sud ed il Centro America, sarebbe un grave errore; infatti i moltissimi Arabi che qui giunsero era perlopiù maroniti, ortodossi, drusi e solo una piccola parte di loro era musulmana (e fra di loro vi erano sia sunniti che sciiti).

Al contrario, la presenza storica dell’Islam in queste terre e perlopiù ricollegabile a lavoratori indiani ed indonesiani (come nel caso del Suriname) o addirittura a schiavi africani acquistati dai portoghesi per le loro piantagioni. Come sempre, proverò a seguire una narrazione perlopiù cronologica unendo le due storie ma ripeto: sono due storie diverse che qui vengono unite.
L’arrivo degli Arabi
Come per la stragrande maggior parte del Sud America, i primi Arabi giunsero qui a seguito del complicatissimo momento attraversato dall’Impero ottomano a cavallo fra fine ‘800 ed inizio ‘900; anche in questo caso, la maggioranza di loro proveniva dalle aree del Bilad ash-Sham e, nello specifico, dalla Siria. Non a caso, a differenza delle altre realtà, qui si vedono molti più drusi, cosa singolare ma che, in un certo senso, influenza tutt’oggi parte del paese.

Come negli altri paesi del continente, anche qui gli Arabi si rivelarono incredibili imprenditori e commercianti, riuscendo in brevissimo a divenire sempre più ricchi e potenti. Esempio più celebre di questo è senza dubbio Tarek El Aissami, politico braccio destro di Maduro e storicamente vicino al Ba’ath.
Fra Siria, Iraq e Venezuela
La storia di El Aissami, seppur in sintesi, va assolutamente raccontata in quanto mostra come il legame fra Medio Oriente e Sud America non solo esista, ma sia più forte che mai. Gli El Aissami, infatti, non solo sono strettamente collegati al Ba’ath, ma pare che il suo prozio, Shibli al Aysami, sia stato addirittura un fondatore del braccio siriano (seppur di minor rilevanza rispetto ad Aflaq, al Bitar ed al Arsuzi. In ogni caso fece una lunga e fruttuosa carriera fra le fila del partito, che lo portarono addirittura ad essere vicepresidente della Siria sotto Amin al Hafiz. Una volta che quest’ultimo subirà il colpo di stato di Salah Jadid, fuggirà in Iraq, diventando uno dei fedelissimi di Aflaq e ritirandosi dalla scena pubblica solo nel 1992 a causa di un grave incidente nella carriera del nipote, il padre di Tarek, Zaidan.

Zaidan El Amin El Aissami, non a caso, era un druso siriano che, giunto in Venezuela, fondò la sezione locale del partito ba’athista iracheno, diventando poi uno dei maggiori sponsor di Hugo Chavez, tanto da partecipare con lui al fallito golpe del 1992. La disfatta subita insieme fece crescere esponenzialmente la fiducia del nuovo leader in lui, cosa che porterà il figlio ad una brillante carriera nelle fila chaviste, mentre l’altro mantenne per lungo tempo ottimi rapporti con Saddam Hussein. Una particolarità: nel 2006 Chavez chiese addirittura di rendere il Venezuela membro della Lega araba e da allora il paese è considerato osservato speciale. Tornando ad El Aissami, con la salita di Maduro al potere divenne ancora più prezioso, tanto da ricoprire addirittura il ruolo di vice-premier e diversi ministeri. Ad oggi dovrebbe essere ministro del petrolio, delle industrie e della produzione nazionale.
Il Venezuela in Siria
Rispetto agli altri paesi del Sud America, il Venezuela è stato quello dove è stata più evidente sia la “migrazione d’andata” sia quella ” di ritorno”. Infatti non tutti gli Arabi decisero di stabilirsi nel paese per sempre e molti, pur vivendo da diverse generazioni nel paese, scelsero di tornare in Siria e nello specifico ad As-Suwayda, città chiave per i drusi siriani; secondo alcune stime, circa il 60% della popolazione avrebbe la cittadinanza venezuelana e, considerando anche l’area attorno alla città, si arriverebbe a circa 200’000 abitanti o nati in Venezuela o comunque aventi documenti venezuelani.

Anche per tale motivo non è raro poter ascoltare in città tanto un brano di musica araba “classica” come Fairouz ed Umm Kulthum, quanto uno di musica sudamericana. Proprio a tale fenomeno di “migrazione di rientro” si deve l’introduzione del mate, bevanda tipica proprio di quel continente e che in brevissimo tempo è diventata anche una vera e propria tradizione siriana.
L’Islam in Venezuela
Secondo le più recenti stime, il numero di musulmani nel paese si attesterebbe sui 15’000 fedeli, con la Isla de Margarita che è considerato il vero e proprio centro arabo del paese, tanto che sull’isola non è raro vedere ragazze in hijab ed è possibile persino guardare al Jazeera e diversi canali televisivi arabi.

La moschea più importante è senza dubbio la Mezquita de Ibrahim Al Ibrahim che è considerata la seconda più grande del Sud America.
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