Progetto Kitab: MR Editori

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Quinta puntata del “Progetto Kitab” con la casa editrice MR Editori che ha presente nel suo catalogo ben 9 libri affini al nostro progetto

La casa editrice

Abbiamo iniziato questo viaggio carichi di passione, entusiasmo, curiosità, progetti. È questo il nostro modo di muoverci ed è così che intendiamo fare libri con un po’ di follia, tanto coraggio, fantasia e, soprattutto, professionalità e organizzazione. La MR Editori nasce con un’impresa editoriale semplice su un territorio di frontiera, il Sud, in una cittadina della Campania, Aversa, dove alto è lo scotto da pagare per la lontananza dai grossi circuiti culturali di produzione e di consumo librario. Il nostro intento è intrecciare persone e storie, sogni e speranze, immaginare mondi nuovi. Vogliamo coinvolgere in questo viaggio autori che possano raccontare il bello, scrivere opere che lascino un segno, storie in grado di divertire, commuovere, ed insieme a noi iniziare un percorso di crescita letterario, umano e artistico, capace di regalare ad ogni nostro scrittore importanti soddisfazioni personali e riconoscimenti da parte del pubblico e della critica.

MR editori

Da questi convincimenti il nostro impegno di promuovere la lettura per scoprire nuovi orizzonti e avere la certezza di non essere soli; leggere, infine, per il piacere di leggere. Vogliamo offrire un nuovo punto di riferimento per tutti gli scrittori italiani e stranieri, in quanto il mercato editoriale è molto complesso, proprio per la vastità della scelta, in quanto esistono molti editori che editano libri di ogni genere, pertanto è necessario orientarsi in maniera precisa e costruttiva, la nostra scelta è pubblicare nell’area umanistica, sociale, storica, politica e della scrittura creativa. Buon viaggio e l’augurio di felici approdi e di altrettanti felici e sicuri ritorni.

Sommario

Al fine di ottimizzare al massimo la vostra esperienza, vi metto l’elenco di tutte e 9 le pubblicazioni che troverete in questa lista:

  • “Siria, la rivoluzione impossibile” di Yassin al-Haj Saleh (Siria)
  • “Diario di Samira al Khalil” di Samira al Khalil (Siria)
  • “Sansür: censura” di Marco Cesario (Italia)
  • “Io, lei e le altre” di Jana Fawaz el-Hassan (Libano)
  • “Il segreto del tempo” di Talal Haidar (Libano) (disponibile anche in francese)
  • “La storia della sete antica” di George Salem (Siria)
  • “Allah, la Siria, Bashar e basta?” di Alberto Savioli (Italia)
  • “Il punto di rugiada” di Nada Skaff (Libano)
  • “Delitto a Ramallah” di Abbad Yahya (Palestina)

“Siria, la rivoluzione impossibile” di Yassin al-Haj Saleh (Siria)

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Affrontare una crisi internazionale e il pericolo di una guerra civile internazionale esige nuovi principi e nuove istituzioni, a partire dal principio di responsabilità globale: la nostra responsabilità nei confronti del mondo, la responsabilità del mondo nei nostri confronti e la responsabilità di tutto il mondo nei confronti di se stesso. Nessuno è troppo lontano per non essere un vicino, nessuno è troppo alieno per non “essere dei nostri”, nessuno è troppo mostruoso per essere coinvolto nella politica. Nessuno è Daesh, Daesh non esiste. Quello che esiste è una progressiva “sirianizzazione” del mondo.

“Diario di Samira al Khalil” di Samira al Khalil (Siria)

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Com’è la vita quando la guerra ti circonda e ti isola dal mondo? Cosa succede all’interno di un luogo assediato e martoriato dalle incursioni aeree e dalle armi chimiche? È questo che Samira al-Khalil, non volendo, ci racconta tra le pagine di questo diario fuori dal comune. La sua testimonianza prima di essere rapita dall’Isis, fatta di appunti sparsi e cronaca attraverso i social media, ci trascina nel cuore di al-Ghouta assediata sia dall’esercito governativo di Bashar al-Asad sia dalle forze terroristiche. Parole semplici, crude, dettate dall’urgenza del momento, dalla necessità di far arrivare al di fuori quello che imperversava al di dentro. Una voce di donna che è riuscita a superare il confine del conflitto e ci dice che in assedio è importante abitare ai piani bassi, non accendere le luci al buio, ma bisogna continuare a vivere nonostante tutto, bisogna continuare a sposarsi anche se le bombe piovono, bisogna continuare a scrivere anche se le armi chimiche, di notte, uccidono senza ferire.

“Sansür: censura” di Marco Cesario (Italia)

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Frutto di un reportage effettuato in Turchia dal settembre 2011 al marzo 2012, “Sansür: censura” racconta il viaggio di Marco Cesario nelle pieghe del giornalismo in Turchia, un mondo alle prese con una vera e propria campagna d’intimidazione da parte del governo islamico dell’AKP di Erdoğan che non ama particolarmente la stampa indipendente, la stampa curda e la stampa di sinistra. Retate, processi sommari, prove create ad hoc; per i giornalisti che criticano il potere o che cercano di scoperchiare i calderoni fumanti dei complotti ultranazionalisti ed eversivi la vita si fa sempre più dura. Nel libro, scritto sotto forma di mémoire fatto d’incontri, riflessioni, eventi drammatici, l’autore riporta lettere di giornalisti dalla prigione (Zeynep Kuray, Ahmet Şık, Doğan Yurdakul), conversazioni con spe- cialisti dei media e del giornalismo in Turchia (Esra Arsa della Bilgi University; Emre Kizilkaya, redattore dell’«Hürriyet»; Dogan Özgüden, ex redattore capo ed editorialista del quotidiano socialista «Akşam», in esilio da 40 anni a Bruxelles) e stralci – inediti in Italia – de «L’Esercito dell’Imam», libro confiscato dalle autorità e di cui l’autore, il giornalista Ahmet Şık, è stato incarcerato per un anno.

“Io, lei e le altre” di Jana Fawaz el-Hassan (Libano)

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Sahar, la protagonista, vive una vita sdoppiata a causa del senso di solitudine e distacco che prova nei confronti della propria famiglia. La madre e il padre – entrambi rinchiusi in sé stessi, l’uno a causa della mancata realizzazione dei propri ideali politici rivoluzionari, l’altra in conseguenza dell’isolamento del marito che la ignora completamente “quasi fosse una vedova” – hanno innalzato nella vita dei figli una serie di barriere e muri psicologici che hanno spinto Sahar, sin da bambina, a immaginare di essere un’altra persona, “un’altra io”. Per sfuggire a questa sensazione di solitudine, Sahar si sposa con Sami, credendo di trovare in lui l’affetto, la comprensione e la complicità che non aveva mai avuto all’interno della propria famiglia, tuttavia, le continue percosse del marito, la porteranno ancor più di prima a isolarsi in se stessa, facendola ricorrere ancora una volta a quest’altra “io”, come a un rifugio all’interno del quale nascondersi nei momenti di maggiore disperazione. Tale doppia personalità permetterà a Sahar di soddisfare i bisogni esistenziali che nella vita reale non può nemmeno pensare di esternare o rivendicare e quando il distacco incolmabile tra questi due “io” paralleli arriverà all’apice, Sahar tenterà il suicidio, ma non sarà la fine, al contrario, grazie a tale gesto estremo, risveglierà l’umanità sopita dei propri genitori e, con il loro sostegno, troverà la forza per rinascere e abbandonare il suo marito “carceriere”.

“Il segreto del tempo” di Talal Haidar (Libano) (disponibile anche in francese)

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“Ho cominciato a scrivere poesie molto piccolo, senza saperlo; abitavamo a Baalbeck, davanti casa nostra un grande albero vicino al fiume, finita l’estate cadevano le foglie dagli alberi, io le raccoglievo e le mettevo nel mio cuscino. Di giovedì si faceva il bucato e mia madre scoprì il cuscino infangato, si arrabbiò e mentre mi picchiava io sorridevo al pensiero di quanto fossi avanti rispetto ai miei familiari, loro vedevano fango mentre io vedevo il profumo dell’estate che se ne andava. Allora scoprii di essere promesso a qualcosa, ma non sapevo ancora che fosse la poesia, mi ero scoperto amico della Lingua, e quando a diciassette anni pubblicai la mia prima poesia, non ne fui felice perché essere Prescelto per la poesia è un peso enorme da portare nella vita, non potevo più fare un mestiere o avere un impiego (per tenere alto il nome della famiglia Haidar). Dovevo cancellare i nomi, le famiglie e tutto per seguire ciò a cui ero stato destinato con la felicità dopo ogni poesia finita e la sofferenza fino alla successiva…

“La storia della sete antica” di George Salem (Siria)

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Il viaggio che si intraprende immergendosi nei racconti di George Salem somiglia purtroppo a una traversata che si conclude qualche secondo dopo che il marinaio di guardia ha gridato: Terra! Nello stesso momento in cui sembrava profilarsi all’orizzonte la possibilità di un approdo, la sorte ci ha privato di un intellettuale che ancora molto aveva da darci. Ma forse il fascino di questi racconti ne esce rafforzato; pur non avendo avuto il tempo di fornirci una soluzione bell’e pronta, Salem ci ha indicato una probabile via da percorrere alla ricerca di un senso della vita che trascende le confessioni e le ideologie per fare dell’Uomo la sua preoccupazione principale.

“Allah, la Siria, Bashar e basta?” di Alberto Savioli (Italia)

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La scansione cronologica di questo libro, come suggerisce il sottotitolo “Vent’anni di vita custoditi in un racconto”, abbraccia appunto vent’anni, dal 1996 al 2016. Dal 2016 a oggi sono accaduti talmente tanti fatti e avvenimenti nel conflitto siriano, divenuto guerra regionale, che non basterebbe forse un secondo libro per poterli raccontare tutti. Ma non è necessario, poiché la geopolitica non era il fine di questo racconto di vita.

“Il punto di rugiada” di Nada Skaff (Libano)

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Se esiste una patria per la poesia, quella è la lingua e Il punto di rugiada ne è un perfetto esempio. Nada Skaff è una cittadina della nazione poetica e con questa sua prima pubblicazione in italiano dimostra che il fuoco sacro trova sempre il modo per manifestarsi, anche quando si sceglie di scrivere in una lingua che non è madre, ma acquisita. Così, con un linguaggio ricco, con un verbo elegante sotto gli occhi del lettore si dipana l’universo poliedrico e multiforme di una donna eclettica che sfugge, a giusto titolo, a qualsiasi categoria per avvicinarsi all’universale.

“Delitto a Ramallah” di Abbad Yahya (Palestina)

Delitto a Ramallah
Gentilissimo dono della stessa casa editrice

Un giallo. La storia di un omicidio. Secondo Ahmed Barak, procuratore generale della Palestina, l’opera non è un giallo, ma un libro che parla di sesso e di gay, violando così la pubblica moralità. In realtà, Jarīmah fī Rām Allāh (Delitto a Ramallah) è un libro che tratta anche d’altro: perché è vero che non è solo un giallo, ma è una storia molto politica, metafora della crisi della società palestinese. E soprattutto, della sua leadership. Ma Murad Sudani, a capo del sindacato degli scrittori, è stato esplicito: in un Paese occupato, ha detto, il ruolo di uno scrittore non è dividere, ma generare speranza. Guidare la resistenza.

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