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“L’epistola di Hayy ibn Yaqzan” è senza alcun ombra di dubbio fra le opere più interessanti e profonde di tutta la cultura arabo-ispanica, mostrandoci la ricerca del Divino dal punto di vista di un giovane cresciuto solo su un’isola deserta
L’epistola di Hayy ibn Yaqzan
Espressione tra le maggiori della cultura arabo-ispanica nel suo momento più felice (l’autore fu tra l’altro amico di Averroè), questo celebre romanzo filosofico – la storia d’un fanciullo che cresce solo in un’isola deserta e si viene elevando per forza propria alla contemplazione dei più alti princìpi metafisici – appare per la prima volta in versione italiana. Esso però non è una novità per l’Occidente cristiano: già caro, non a caso, a Pico della Mirandola che ne curò la prima traduzione latina, venne tradotto di nuovo nel Seicento con il titolo Philosophus autodidactus, in tempo, probabilmente, per influenzare l’ideazione del Robinson Crusoe e per diventare un punto di riferimento per la cultura illuministica fin forse all’Emile di Rousseau.
Raggiungere l’illuminazione partendo da 0
Il romanzo narra la storia di un giovane cresciuto da solo su un’isola deserta e della sua scoperta del creato e delle leggi divine, che in un’incessante alternarsi di scienza e filosofia, riuscirà a portarlo ad una vera e propria “illuminazione” senza che questi sia nemmeno in grado di parlare. La straordinaria opera di Ibn Tufayl va ad analizzare il comportamento e la psiche umana, mostrandoci passo dopo passo un percorso che porterà il lettore a riflettere su ogni stadio del creato e del suo essere, portandolo necessariamente a domandarsi cosa sia effettivamente “Dio” e portandolo così a ripensare al suo ruolo nell’universo ed all’Unicità che governa il tutto.
“Gli era apparso chiaro che questo Essere necessario era privo delle proprietà dei corpi, sotto ogni aspetto; era dunque possibile coglierLo solo tramite una cosa che non fosse un corpo, né una facoltà in un corpo, né fosse connessa in qualche modo ai corpi, né fosse interna, né esterna, né congiunta ad essi, né separata. Aveva già compreso che egli Lo percepiva con la sua essenza e che la Sua conoscenza era impressa in lui, e gli fu manifesto che la sua essenza con cui Lo percepiva non era corporea, e non possedeva nessuna delle proprietà dei corpi, e che tutto ciò che percepiva di corporeo nella esteriorità della sua essenza, non era la sua essenza reale; ma la sua essenza reale era solo quella cosa con cui poteva percepire l’Essere assoluto e necessario. Quando si rese conto che la sua essenza non era queste cose corporee che percepiva con i suoi sensi e che la sua pelle circondava, il suo corpo gli sembrò del tutto insignificante e si mise a meditare su quell’essenza nobile con cui percepiva quell’Essere nobile e necessario.”
Il punto di svolta nella mente di Hayy sarà infatti quello di trascendere la scienza, già ampiamente interrogata, e dedicarsi al mero pensiero, unico in grado di fargli raggiungere davvero l’Uno che sta dietro ad ogni cosa e permettergli così di godere appieno di qualcosa di realmente sublime ed indescrivibile. Non voglio avventurarmi con la scrittura in un percorso tanto bello quanto minato (che affronterò invece in video); vi basti però comprendere che il grado di fede di cui qui si parla è estremamente affine a quello dei sufi quali Ibn ‘Arabi, Rumi ed Hallaj, un grado di unione tanto forte con il Divino che in molti lo paragonano ad una falena che si brucia per godere appieno della luce della candela.
L’asceta ed il popolo
Quando Hayy inizierà a raggiungere con una certa frequenza quello stato, giungerà sull’isola un nuovo personaggio: Asal. Questi era un religioso di un’altra isola che, per ritirarsi nella contemplazione del Creato, decise di giungere su quest’isola, fino ad allora considerata deserta. Qui giunto farà la conoscenza di Hayy e, riconoscendo il suo altissimo valore spirituale, gli insegnò a parlare e gli parlò della sua religione, cose che piacquero molto al grande asceta, il quale spingerà Asal a tornare indietro e mostrargli così quella che viene chiamata “civiltà”.

Naturalmente, Hayy si ritroverà rapidamente estremamente a disagio in questo nuovo contesto, comprendendo in fretta che la vita in comunità mal si addice a chi vuol raggiungere certe vette spirituali, facendo così ritorno a casa con Asal. Di nuovo sulla sua isola, il protagonista passerà il resto del suo tempo nella contemplazione, riuscendo ad istruire il suo discepolo affinché potesse giungere il più vicino possibile ai suoi traguardi.
Prima e diversamente da Robinson Crusoe
“L’epistola di Hayy ibn Yaqzan” è considerata fra le più grandi opere di sempre della letteratura arabo-andalusa e non è un caso che sia fra quelle che, nel corso dei secoli, ha generato più emulatori in assoluto. In “Nietzsche in paradiso” di Francesca Bocca-Aldaqre (ospite il 26.03.21 sul canale Youtube di Medio Oriente e Dintorni), in particolare, possiamo osservare come figure quali Pico della Mirandola, Spinoza e Leibniz ne rimasero affascinate, contribuendo ad una sua continua diffusione fra i grandi pensatori europei, giungendo sino a Daniel Defoe, il padre di Robinson Crusoe.

Secondo l’autrice di “Nietzsche in paradiso”, proprio a quest’opera si sarebbe ispirato il celeberrimo scrittore inglese, andando però ad unire il proprio spirito e la propria contemporaneità al romanzo, creando qualcosa che, nel significato finale, risulta molto diverso. Al contrario di Hayy, infatti Robinson si porrà l’obbiettivo di esercitare il suo dominio sulle cose e sulla natura, giungendo, proprio per questo motivo, ad una perpetua insoddisfazione personale. La differenza fra reale fra le due opere, infatti, sta proprio dove si posiziona l’uomo nel mondo: per Ibn Tufyal è infatti Dio il centro di ogni cosa, non l’uomo, e, di conseguenza, Hayy punta a comprendere l’universo intorno a lui, non a dominarlo.
Capolavoro
“L’epistola di Hayy ibn Yaqzan” è senza alcun ombra di dubbio uno dei capolavori del pensiero islamico ed andaluso, andando a compiere ragionamenti di qualità raffinatissima, coronati poi da una traduzione magistrale di Paola Carusi che lo rende potenzialmente accessibile a chiunque. Ovviamente quanto più si è esperti di mondo filosofia, Islam e mondo sufi, quanto più il tutto sarà semplice; ma va detto che, non conoscendo il protagonista nulla di tutto questo, in nessun passaggio logico tali conoscenze risultano addirittura necessarie.

In generale, però, posso garantire che lo sforzo sarà ripagato da un vero e proprio tesoro destinato a divenire uno dei momenti più alti sperimentati dal vostro pensiero.
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