Storia dell’Uzbekistan

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La storia dell’Uzbekistan, il paese di Bukhara e Samarcanda, tappe principali della Via della Seta che ancora oggi affascinano la mente di ogni sognatore

Origini

Anche se le primissime testimonianze umane risalgono al 70’000 a.C., si può senza dubbio dire che l’Uzbekistan conobbe la propria nascita con la costruzione di Bukhara e Samarcanda. Delle tribù nomadi iraniche giunsero qui a partire dal I millennio a.C. e, grazie alla costruzione di una lunga serie di canali, resero qui la vita disponibile. I due centri diventarono subito tappe imprescindibili sulla Via della Seta, cosa che ne accrebbe subito prestigio e valore, tanto che i mercanti sogdiani della zona divennero fra i più ricchi e prestigiosi al mondo.

Uzbekistan

La regione verrà conquistata da Alessandro Magno nel 324 a.C., ma l’impatto del grande macedone fu meno significativo che altrove, tanto che in breve tempo tornò indipendente ed iniziò a scontrarsi con i cinesi. I cavalli della valle di Fergana, nello specifico, furono tanto ambiti dalla dinastia Han da avviare addirittura una guerra di due anni per assicurarsene l’approvvigionamento. Nel 565 tali territori entreranno a far parte del Khanato Göktürk, dando così il via ad un processo di turchificazione della regione.

Arabi e turchi

Con l’arrivo degli Arabi, l’Uzbekistan e Bukhara vissero una vera e propria rinascita culturale, diventando uno dei centri più importanti al mondo assieme a Baghdad, il Cairo e Cordova, unendo la propria identità turco-persiana all’Islam e dando vita ad alcune delle figure più prestigiose dell’intera storia mondiale. Dal nono secolo regneranno qui i Samanidi, dinastia persiana che commissionerà opere straordinarie quali la prima versione dello Shahnameh di Ferdowsi. Con la caduta di quest’ultimi, Bukhara verrà conquistata dai Karakhanidi, popolazione turca che dominerà a lungo la Transoxiana, prima autonomamente e poi come vassalla dei Selgiuchidi, altro grande popolo turco che dominerà a lungo questi luoghi.

Uzbekistan

La loro fine avrà infatti inizio solo con la battaglia di Qatwan, durante la quale Selgiuchidi e Karakhanidi verranno sconfitti dai Kara Khitan, cosa che ne inizierà l’inevitabile crollo segnato dall’avanzata mongola.

Mongoli e Timuridi

L’arrivo di Gengis Khan segnerà un vero e proprio punto di svolta per la regione, portando novità che per secoli avranno un impatto fondamentale sui suoi abitanti. Oltre a velocizzare di molto il processo di turchificazione, la scelta di distruggere gran parte dei canali e delle città si rivelerà decisiva per l’intera Asia Centrale, che dal quel momento non si riprenderà mai più del tutto. Infine, la potenza di Gengis Khan farà in modo che, da quel momento in avanti, chiunque potesse vantare una discendenza dal grande mongolo avrebbe avuto di reclamare per sé il trono, prospettiva non proprio idilliaca per chi spera nella pace. Alla morte del gran Khan, i domini dell’odierno Uzbekistan passeranno perlopiù al Khanato Chagatai, affidato al suo secondogenito.

Uzbekistan

Nel 1336 nascerà Tamerlano, sovrano destinato a cambiare per sempre la storia del mondo e, nello specifico, quella di Bukhara e Samarcanda. Pur non essendo imparentato con Gengis Khan, il grande leader riuscì a meritarsi il comando di queste terre, iniziando a conquistarne anche moltissime altre. I suoi territori si espanderanno infatti ad Ovest sino ad Aleppo ed ad Est sino a Delhi, negli ultimi anni della sua vita il grande sultano si preparerà anche alla conquista della Cina, ma un’improvvisa malattia non gli permise di raggiungere il suo scopo. L’impatto di Timur fu comunque immenso anche sotto un profilo artistico, in quanto i più grandi artisti dei centri conquistati dovevano per obbligo recarsi e risiedere a Bukhara e Samarcanda, cosa che in breve tempo le portò a vivere un vero e proprio rinascimento. Una volta che il grande leader morì, però, l’Impero cadde in breve tempo in gravi disordini politici, cosa che attirarono gli Uzbeki, fino ad allora insediatisi a nord del Lago d’Aral.

Uzbeki

A partire dal 1510, gli uzbeki della dinastia Shaybanide presero definitivamente possesso di queste aree, dando il via a quello che sarà un lento crollo. La dinastia, infatti, vinse contro Babur ed i timuridi, ma perse lo scontro decisivo con i Safavidi e ciò le precluse il poter aver contatti con il resto del mondo islamico-sunnita, il ché, unito ad una sempre minor centralità della Via della Seta, porteranno il paese ad un lento isolamento che con il tempo si farà sempre più crescente e presente.

Tagikistan
Muhammad Shaybani Khan

Nel 16° nacque un nuovo khanato: quello di Khiva, che in breve tempo occuperà i territori dell’odierna Khorasmia e Karakalpakstan e che durerà sino all’arrivo russo. Il Khanato di Bukhara venne invece controllato, a partire dal 17° secolo, dalla dinastia Janide e poi, quando questa sarà spazzata via dall’arrivo di Nader Shah nel 1741, dalla dinastia dei Maghit. A partire dal 1709 si formerà anche il Khanato di Kokand, che porterà uno stabile dominio uzbeko anche sulla valle di Fergana.

L’arrivo dei russi

A partire dal 18° secolo i russi avevano mosso con insistenza i loro primi passi in Asia centrale; inizialmente ciò venne fatto per semplice commercio ed influenza estera ma, con lo scoppiare della Guerra di secessione americana, divenne anche un’esigenza. Mosca dipendeva infatti dagli Usa per i propri approvvigionamenti di cotone ed il conflitto lo rese decisamente più raro e caro. Per tale motivo decisero di puntare con sempre maggior foga verso i territori dell’Asia centrale, riuscendo a porre sotto il loro controllo tutto l’odierno Uzbekistan a partire dal 1876.

Tagikistan
Muhammad Alim Khan, l’ultimo emiro di Bukhara

Inizialmente i russi lasceranno una grandissima autonomia ai locali, andandosi de facto ad occupare solo della produzione del cotone, ma con il tempo la loro presenza divenne sempre più invasiva. A partire dall’ultima decade del 19° secolo, infatti, con la costruzione delle ferrovie, giunsero qui sempre più contadini russi, cosa che ne aumentò esponenzialmente l’influenza e che spinse gradualmente gli uzbeki a preferire il cotone al cibo; ciò porterà gravi danni in futuro, andando ad alimentare la resistenza.

Jadidi e Basmachi

Fra la fine del 19° e l’inizio del 20° secolo, in tutto il mondo islamico russo nacque una nuova corrente di pensiero: quella degli Jadidi. Questi erano dei modernisti che intendevano rivoluzionare il sistema educativo all’interno della società islamica, ormai sempre più ancorato ad una sterile memorizzazione del santo Corano, e per farlo si misero sia contro la società locale che contro quella dominante. A loro modo di vedere, infatti, l’intero mondo islamico avrebbe dovuto evolversi sotto un profilo scolastico, cosa che li portò più volte a scontrarsi con gli Ulama e la vecchia classe clericale, che dal loro punto di vista era perlopiù in pieno decadimento e votata ad una tacita collaborazione con l’occupante.

Uzbekistan
Dei membri dello Jadidismo

Il 1917 sarà un anno fondamentale per la storia del mondo russo e, di conseguenza, anche per il mondo uzbeko e degli jadidi. Con la vittoria del bolscevichi, venne creato infatti il movimento panturco dei Basmachi, che riuscì a resistere ai sovietici sino al 1924, anno in cui quest’ultimi prenderanno definitivamente il controllo di Bukhara e Khiva.

Uzbekistan comunista

Nel 1929 l’Uzbekistan divenne una Repubblica Sovietica autonoma separandosi dal Tajikistan e formando gli attuali confini. Il primo segretario del partito comunista locale sarà Fayzulla Khodzhayev, un ex jadidista che potenziò le politiche di collettivizzazione agricola provando al tempo stesso a far entrare un numero maggiore di uzbeki nella vita politica sovietica. Ciò venne inteso da Stalin come un atto volto a rendere l’Uzbekistan indipendente e, per questo, con le Grandi purghe il leader georgiano fece giustiziare lui e tutti i membri uzbeki del partito, rimpiazzandoli con uomini di sua fiducia e prevalentemente russi. Ciò unito ad una sempre maggiore presenza russa e a delle campagne contro il velo, aumentò l’impopolarità dei sovietici nel paese, cosa che ne farà la repubblica più conservatrice in assoluto all’interno dell’intera Unione.

Uzbekistan
Sharof Rashidov

Non a caso, con la morte di Stalin e la salita al potere di Khrushnev, decisamente più aperto del predecessore, molti uzbeki tornarono a fare politica “personalizzandola”. In breve tempo venne infatti rimesso in piedi gran parte del sistema politico di clan e famiglie, cosa che raggiunse il suo apice con Sharof Rashidov ed il Grande Scandalo del Cotone. Questi fu a capo del partito comunista locale dal 1959 al 1983, anni in cui la Russia aveva più che mai bisogno di cotone sia per fini commerciali che bellici. Per tale motivo Rashidov promise a Mosca di ricorrere a qualsiasi mezzo pur di portargli 5,5 tonnellate di cotone uzbeko l’anno, risultato davvero stupefacente. Il fatto, però, è che non era proprio tecnicamente possibile produrre tanto cotone in Uzbekistan, ma, anche una volta scoperto il problema, il governo locale decise di non comunicare nulla, spacciando carichi sempre più vuoti per miracolosamente pieni ed accumulando sempre più denaro. Quest’ultimo veniva poi passato alle altre figure che facevano parte della “piramide dell’imbroglio”, andando così a finanziare gran parte del sistema corruttivo locale. Pare che quando ciò fu reso pubblico, nel 1983, Rashidov si sia suicidato per la vergogna, ma ancora non è chiaro quanto fu una sua decisione e quanto un comando giunto da Mosca.

Islam Karimov e l’Uzbekistan indipendente

La morte di Rashidov fu seguita da una nuova purga politica, cosa che, unita agli altri problemi sempre presenti nel paese, aumentò a dismisura il malcontento degli abitanti, cosa che costrinse i sovietici a nominare un nuovo leader locale: Islam Karimov. Sarà lui a gestire la transizione fra il crollo dell’Unione sovietica e la nascita dell’odierno Uzbekistan e, come sempre in questi casi, se ne approfitto moltissimo. In breve tempo si attribuirà infatti sempre più poteri, accentrandoli sempre di più nelle sue mani e nei suoi conti fiscali. A differenza di tutti gli altri leader del centroasiatici, però, Karimov sarà l’unico intenzionato a creare una vera e propria egemonia regionale, spingendosi, ad esempio, a mettere una serie di mine sul confine con il Tajikistan o facendo sentire la sua voce riguardo alle tensioni fra kirghisi ed uzbeki. Il nemico più grande di Karimov sarà però il Movimento Islamico dell’Uzbekistan, gruppo radicale che, a causa della povertà e del grigio futuro, attecchirà particolarmente nel paese.

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Islam Karimov

Nello specifico, nel 1999 vi fu l’attentato di Tashkent, che uccise 16 persone e diede via a delle violenze sempre più forti fra Karimov e gli islamisti; va detto che le dinamiche di quest’ultimo non sono mai state chiarissime e sono molti gli osservatori ad aver dubbi che sia stato organizzato dallo stesso Karimov per avere la “mano libera”. Non a caso, da quel momento in poi non si fece più alcuno scrupolo ad incarcerare chiunque gli si opponesse, mettendolo in carcere o addirittura giustiziandolo con l’accusa di estremismo religioso. Proprio a tale mood si collega l’azione più infame dell’intera epoca Karimov: il massacro di Andijan. Il 13 maggio del 2005, sull’ondata delle “Rivoluzioni colorate”, diversi cittadini si radunarono ad Andijan, nella valle di Fergana, per protestare contro l’ingiusta incarcerazione di 23 uomini d’affari locali. Al mattino molti civili iniziarono a radunarsi a piazza Babur, rassicurati anche da alcuni rumors che volevano lo stesso Karimov dirigersi in piazza per annunciare le sue dimissioni. Fra le 17.00 e le 18.00 la polizia chiuse la piazza con tutti i suoi protestanti, iniziando a far fuoco sulla popolazione inerme e senza via di fuga. Secondo le stime dell’esercito morirono circa 187 persone, ma secondo un disertore sarebbero almeno 1500 ed i loro corpi sarebbero stati gettati in fosse comune per rendere il tutto meno clamoroso.

Shavkat Mirziyoyev

Nel 2016 Islam Karimov morì e venne succeduto da Shavkat Mirziyoyev. Anche se quest’ultimo è profondamente legato al suo predecessore, tanto da citarlo come “maestro” e riprenderne lo spirito delle “campagne elettorali”, è fin da subito molto diverso e ciò sia in termini di politica interna che estera. Innanzitutto si è rivelato effettivamente buono sotto un profilo economico, tanto che già il primo anno ha creato più di 300’000 posti di lavoro ed ha migliorato l’export del paese di circa il 15 %. Non solo questo però, si è scagliato contro la corruzione, si è riappacificato con l’Organizzazione mondiale del commercio e nel 2019 ha anche chiuso la famigerata prigione di Jaslyk.

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Shavkat Mirziyoyev

Sotto il profilo estero, fin da subito ha avviato delle campagne di riappacificazione con gli altri paesi limitrofi, riuscendo ad avviare processi di pace che sembravano ormai destinati a non aver futuro. Ovviamente, stiamo parlando ancora di un paese nel quale non esiste una reale democrazia e/o dibattito politico, ma sono in molti a paragonare la figura di Mirziyoyev a quella di Gorbaciov o di Xiaoping, cosa sicuramente migliore rispetto al recente passato.

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