Storia del Tagikistan

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La storia del Tagikistan vede unirsi culture estremamente varie e diversificate come quella greca, persiana e turca, plasmando così un paese da sempre al centro del mondo

Le origini: Battria, Sogdiana ed i greci

I territori dell’odierno Tagikistan sorgono a quella che un tempo era l’antica Sogdiana e la Battria, luogo di incredibile importanza all’interno del mondo persiano, in quanto, proprio in tale territorio visse e predico Zarathustra, il padre dello Zoroastrismo. Pur avendo le prime città risalenti al 4° millennio a.C., tali aree si svilupperanno esponenzialmente una volta che qui giunsero gli Achemenidi e, successivamente, Alessandro Magno. Sogdiani e Battriani si riveleranno avversari più ostici del previsto per il condottiero macedone che, non a caso, fu costretto al matrimonio con la celebre Roxane, figlia del nobile Ossiarte, al fine di assicurarsi la fedeltà dei locali. Con la morte del grande generale, tali territori passeranno ai Seleucidi ma, a partire dal 250 a.C., Diodoto I, allora satrapo della Battria, si ribellò, proclamando la nascita del Regno greco-battriano.

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Buddha nell’arte greco-battriana

Già suo figlio, Diodoto II, sarà tuttavia detronizzato da Eutidemo I, allora satrapo di Sogdiana, che riuscì persino a far riconoscere l’indipendenza ai Seleucidi tramite un matrimonio fra una figlia di Antioco III ed il suo pargolo, Demetrio I. Quest’ultimo espanderà i domini ellenistici in India approfittando del caos politico fra Impero Maurya e Shunga, creando quindi il primo regno greco-indiano. In brevissimo tempo tale dominio si convertirà definitivamente e stabilmente al buddismo, andando a creare una delle unioni religiose più particolari e spettacolari dell’intera storia umana. Successivamente, tale dinastia sarà usurpata da Eucratide I, il quale riuscì ad allargare i domini greci sino ad Herat venendo però ucciso dal suo stesso figlio. Con la morte di Eucratide ed il Regno partico sempre più forte ad Ovest, tale dominio ebbe vita breve e, circa dal 30 a.C., gli Yuezhi, assieme ai Tocari, formeranno l’Impero Kushan, destinato a regnare su queste terre per almeno 400 anni. Sarà sotto tale impero che verranno costruiti in Afghanistan i celebri e compianti Buddha di Bamiyan.

Arabi, turchi e persiani

I Kushan saranno poi annientati dai Sasanidi, i quali verranno scacciati dagli Eftaliti, che a loro volta saranno respinti dai Göktürk, venendo infine spinti a Nord dagli Arabi, che giungeranno in queste terre nel 651, iniziando le campagne militari a partire dal 705. Grazie alle straordinarie abilità militari di Qutayba Ibn Muslim ed alla frammentazione di potere che regnava su quei territori, in appena 10 anni riusciranno ad annettere tutta la Transoxiana. Inizialmente i nuovi sovrani lasceranno moltissima autonomia ai signori locali assicurandosene più che altro la fedeltà ma, con l’arrivo degli Abbasidi, tale regione sarà interamente integrata nel tessuto di potere califfale, diventando a tutti gli effetti parte del grande stato e vedendo così riprendere i commerci con il Mediterraneo.

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La statua di Ismail Samani nella piazza di Dushanbe, capitale del Tagikistan

Nel 819 un’antica dinastia di origine persiana, i Samanidi, riuscirono a porre fine ad una rivolta contro il governo abbaside, ricevendo per premio il controllo di diverse città strategiche della zona, fra cui: Samarcanda, Fergana, Tashkent ed Herat, dando successivamente vita ad un emirato che si rivelerà determinante per la storia persiana. Sarà infatti in questo periodo che tale cultura riprenderà a fiorire, regalandoci maestri assoluti quali Rudaki, Daqiqi o il celeberrimo Ferdowsi, che proprio per i Samanidi comporrà la prima versione dello Shahnameh, considerata ancora oggi fra le più grandi in persiano. Nel 999 il Khanato karakhanide entrò a Bukhara, mettendo così per sempre fine a tale dinastia e portando l’odierno Tagikistan in una situazione politica estremamente confusa e fragile che si risolverà solo nel 1218, anno in cui i mongoli fecero definitivamente il loro ingresso in Asia centrale.

Mongoli e Shaybanidi

Genghis Khan e la prima invasione, in realtà, avranno un effetto perlopiù distruttivo sulla regione, ma le consentì di diventare la culla dei prossimi signori del mondo. Non è un caso che nel 1336 a Kesh, nell’attuale Uzbekistan, nacque Tamerlano, uno dei pochi uomini in grado di gettare terrore sul globo intero. Il grande condottiero durante ogni sua conquista aveva l’abitudine di imprigionare e portare a Samarcanda i migliori artisti e letterati dei paesi sconfitti, cosa che in brevissimo tempo riportò l’Asia centrale ad essere una dei centri del sapere umano. Una volta morto Tamerlano, tuttavia, il suo impero sarà presto al centro di forti tensioni e problemi politici, che facilitarono il ritorno di un’altra dinastia legata a Genghis Khan: gli Shaybanidi.

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Muhammad Shaybani Khan

Questi vennero così chiamati in quanto discendenti di Shiban, 5° figlio di Joci, a sua volta figlio di Genghis Khan. Il loro primo membro, Abu’l-Khayr Khan, nacque all’interno di ciò che era rimasto dell’Orda d’Oro, riuscendo in breve tempo ad unire le tribù di uzbeki poste nell’odierna Siberia, sfruttando le debolezze dei Timuridi per portare il suo popolo nei pressi di Samarcanda. Suo nipote, Muhammad Shaybani, completerà l’opera del nonno, riuscendo a scacciare per sempre i discendenti di Tamerlano dall’odierno Uzbekistan, costringendo Babur, che poi fonderà la dinastia Moghul in India, a concedergli la sorella in sposa per testimoniare la resa. La sua sete di conquista però non si fermò e ciò allarmò Shah Ismail I di Persia che nel 1510 lo sconfiggerà durante la battaglia di Merv, facendo scempio del corpo di Muhammad per tutto il suo impero. Seppur sconfitta, la dinastia rimase al potere sino al 1599, anno in cui venne sostituita dai propri parenti Janidi che regneranno qui sino al 1740. Tuttavia va segnalato che, nel 1709, venne creato il Khanato di Kokand, il quale mantenne a lungo il possesso della parte orientale dell’odierno Tagikistan.

I Menghit e l’arrivo dei russi

Nel 1740 giungerà a Bukhara Nader Shah, il grande sovrano afsharide che in brevissimo tempo riuscì a sottomettere l’ultimo sovrano janide, aprendo le porte ad una nuova ed ultima dinastia: i Manghit. Tale stirpe uzbeka riuscì ad approfittare della morte dello Shah per svilupparsi sempre più indisturbata a Bukhara, riuscendo a creare che sarà turbato solo a partire dal 1868 per mano dei russi. Questi, infatti, a causa della Guerra di secessione americana, avevano perso la possibilità di acquistare cotone e, per rifarsi di ciò, decisero di conquistare l’Asia centrale terra che, dal loro punto di vista, si sarebbe rivelata il luogo perfetto per la pianta. Nel 1876 la Russia riuscì ad appropriarsi anche del Khanato di Kokand, inglobando così al suo interno tutti i territori che compongono l’odierno Tagikistan.

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Mohammed Alim Khan, l’ultimo emiro di Bukhara

L’arrivo dei russi suscitò ben poche simpatie nella popolazione che infatti, a partire da quel momento, organizzerà continue rivolte proprio per tentare di riottenere la libertà. Non a caso il Tagikistan, così come tutta l’Asia centrale, sarà sede del movimento dei Basmachi, un gruppo di banditi perlopiù turchi e musulmani che, a partire dalle coscrizioni del 1916, sarà una vera spina nel fianco per lo zar prima e per i Bolscevichi poi. Questi riusciranno a bloccare la rivolta solo nel 1924 e ciò a seguito di lunghe trattative e concessioni con i capi del movimento.

Repubblica Socialista Sovietica Tagika

Inizialmente il Tagikistan era una parte della Repubblica Socialista Sovietica Uzbeka ma poi, grazie soprattutto al lavoro di Shirinsho Shotemur, uno dei primi grandi politici tagiki, il paese ottenne una sua indipendenza, riuscendo ad annettere anche la regione di Sughd, nella quale è oggi situata Khujand, la seconda città del paese.

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Shirinsho Shotemur

L’epoca sovietica non sarà troppo clemente con il Tagikistan che, oltre a soffrire particolarmente la collettivizzazione forzata sotto Stalin, verrà particolarmente martoriato dal partito comunista il quale, attraverso due diverse purghe, eliminerà gran parte dell’apparato politico locale sostituendolo con nuovi funzionari russi. Anche con la rinnovata industrializzazione e politiche statali, il Tagikistan rimase la Repubblica più povera e meno istruita dell’intera Unione sovietica.

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Nel 1991 il paese divenne per la prima volta indipendente ma subito dovette fronteggiare una guerra civile di ben 5 anni che mise in ginocchio un già stremato paese, facendo sì che dal 10 al 20 % della propria popolazione divenisse profugo. Il conflitto fu estremamente sanguinoso in quanto al diverbio politico si aggiunse anche una esacerbata rivalità fra clan e regioni, facendo si che lo scontro potesse svilupparsi su diversi piani. Da un lato, infatti, vi era la storica classe dirigente locale, proveniente più che altro dalla regione di Sughd e di Khatlon, mentre i rivoltosi erano originari soprattutto della regione del Gorno Badakhshan e dell’area attorno alla città di Gharm; dall’altro, la vecchia élite politica era estremamente legata al proprio passato comunista, mal conciliandosi con le nuove e rinnovate ambizioni islamiste e/o liberali che infatti mal digerirono l’elezione di Rahmon Nabiyev, già accusato e condannato per corruzione nel 1985.

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Emomali Rahmon

Il primo momento decisivo avvenne nel 1992 quando il neo presidente venne rapito in aeroporto e fu costretto, pare con la pistola puntata alla tempia, di rassegnare le proprie dimissioni e dar vita a nuove elezioni, svoltesi quello stesso anno. Queste videro vincitore Emomali Rahmon, attuale presidente del paese, che vedeva il centro del suo potere proprio nelle milizie di Khulob, la più importante città della regione di Khatlon. Con la sua salita al potere, il conflitto divenne ancora più infuocato, tanto che non furono rare tanto le deportazioni ed espulsioni dal paese quanto veri e propri omicidi di massa operati verso i propri avversari politici. I mujaheddin presenti nell’opposizione andranno allora a cercare aiuto dai vicini talebani, i quali saranno ben lieti di sostenere i propri alleati, provocando però l’intervento russo nel paese, che qui invierà circa 10’000 uomini. Gli accordi di pace verranno siglati nel 1997, tuttavia i problemi alla base della guerra civile non sono ancora stati risolti del tutto, tanto che nel 2016 il presidente Rahmon ha dischiarato ogni partito religioso assolutamente illegale nel paese.

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