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Sovietistan è uno dei migliori libri in assoluto per entrare in contatto con l’Asia centrale, una regione incredibile, stracolma di contraddizioni e di tesori e che, proprio per questo, va più che mai approfondita
Sovietistan
Con il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, le cinque repubbliche dell’Asia centrale fino ad allora controllate da Mosca ottengono l’indipendenza. Nel corso di settant’anni di regime sovietico, Turkmenistan, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan, i paesi che, dalle catene montuose più alte del mondo al deserto, segnavano un tempo la rotta della Via della Seta, sono in qualche modo passati direttamente dal Medioevo al ventesimo secolo. E dopo venticinque anni di autonomia, tutte e cinque le nazioni sono ancora alla ricerca della loro identità, strette fra est e ovest e fra vecchio e nuovo, al centro dell’Asia, circondate da grandi potenze come la Russia e la Cina, o da vicini irrequieti come l’Iran e l’Afghanistan. A unirle sono i contrasti: decenni di dominio sovietico convivono con le amministrazioni locali, la ricchezza esorbitante data da gas e petrolio con la povertà più estrema, il culto della personalità con usanze arcaiche ancora vitali.

E mentre le steppe si riempiono di edifici ultramoderni e ville sfarzose abitate dai nuovi despoti, continuano a sopravvivere la passione per i tappeti e i bazar, l’amore per i cavalli e i cammelli, e innumerevoli tradizioni che rendono una visita alla regione e ai suoi abitanti indimenticabile. Nel suo grandioso reportage sui paesi alla periferia dell’ex Unione Sovietica, Erika Fatland unisce un approfondito lavoro di ricerca e analisi geopolitica al gusto dell’avventura, dando vita a un affascinante diario di viaggio, che esplora la società, la storia antica e recente e la cultura di terre che nessuno aveva raccontato con una prosa tanto elegante e seducente.
Un viaggio in Asia Centrale
In Sovietistan potremmo gustare un favoloso viaggio fra i 5 stati che compongono l’Asia centrale, un’area incredibile dove si incontrano migliaia di culture e storie. Erika Fatland comincerà il suo viaggio ad Ashgabat, la capitale del Turkmenistan, spostandosi poi nell’immenso Kazakistan, il più 9° paese più grande al mondo.

Dopo un breve rientro in Norvegia dovuto ai proibitivi climi estivi della zona, visiterà poi il Tagikistan, il Kirghizistan ed infine l’Uzbekistan, il paese delle leggendarie Samarcanda e Bukhara. Un reportage che, anche grazie alla varietà ed alla quantità di temi trattati, riesce ad essere sempre appassionante ed intrigante, portando il lettore ad una sincera immersione in questo mondo duro ma meraviglioso.
Turkmenistan, la terra dei leader supremi
Nel libro, per ognuno di questi paesi v’è un tema ricorrente e per il Turkmenistan non può che essere il potere e come viene esercitato. In quest’ultimo, infatti, vi è una delle dittature più pesanti dell’intero pianeta, tanto che molti la considerano persino peggiore di quella della Corea del Nord. Il precedente presidente, Saparmurat Niyazov, in particolare, sembra davvero uscito da un film ed in diversi punti si spera quasi che lo sia davvero.

Per dire, ha scritto una sorta di “libro sacro” chiamato Ruhnama che prima divenne obbligatorio per accedere alla patente e poi divenne anche l’unico libro consentito assieme al Corano (anche se in diverse moschee costruite al tempo vi sono incisi versetti del Ruhnama e non del sacro Corano). Non solo, cambiò alcuni nomi dei mesi, della settimana e persino del pane, sostituendoli con il suo nome, a quello di suoi parenti. Inoltre fece costruire il “Monumento alla neutralità”, nel quale una sua statua placcata in oro ruotava tutto il giorno per seguire il movimento del sole; ovviamente ciò non toglie che fece tappezzare il Turkmenistan con sue foto e statue perchè “il popolo lo vuole”. Inutile citare poi le migliaia di leggi astruse come il divieto ai medici di diagnosticare AIDS e tubercolosi e/o il fatto che si dovesse giurare a lui e non ad Ippocrate. In ultimissimo: la nuova capitale, Ashgabat, è la città con il maggior numero di edifici in marmo al mondo.
Kazakistan, la terra delle pianure infinite
Anche in Kazakistan non esiste ancora una reale democrazia, il potere è meno “strong” rispetto al Turkmenistan e ciò da modo di approfondire ed apprezzare la triste storia sovietica di questo paese. Fra i 5 stati, infatti, è in quest’ultimo che i russi fecero più “esperimenti” sconquassando completamente la vita e la storia dei suoi abitanti. Prima del periodo sovietico, i kazaki erano delle popolazioni semi-nomadi che vivevano di allevamento in questo territorio sterminato; i comunisti però volevano che in quella terra si coltivasse e per questo si macchiarono di incredibili barbarie verso la popolazione, costretta a forza a diventare stanziale e a perdere gran parte dei propri animali, sue antichi tesori.

I veri tragici esperimenti, tuttavia, furono più avanti e furono essenzialmente due: il lago d’Aral e test nucleari. Prima dell’arrivo dei sovietici il lago era il 4° più grande al mondo ma, per provare a coltivare cotone, i sovietici costruirono dei canali (peraltro di infima qualità) che deviarono il corso dei suoi affluenti, condannandolo a morte. Oggi il lago d’Aral è 10 volte più piccolo di prima e pare che almeno la parte uzbeka sia ormai condannata. A Semipalatinsk, invece, i sovietici testarono più di 100 bombe nucleari aeree, fra cui la prima ad idrogeno, ed oltre 300 sotterranee; il tutto senza avvisare la vicina popolazione che infatti tutt’oggi è fra le più colpite dal cancro.
Tagikistan, sospeso nel tempo
In Sovietistan, a dominare il Tagikistan è sicuramente una sorta di “tempo sospeso”, come se tutto si fosse fermato nella terra “delle fiabe”. Non a caso sarà qui che Erika Fatland farà la conoscenza degli Yaghnobi, popolazione ai limiti del leggendario che pare essere la più imparentata al mondo con l’antico popolo dei Sogdiani. Quest’ultimi, che prima dell’arrivo degli Arabi dominavano queste terre, decisero di di fuggire e di rifugiarsi nella valle dello Yaghnob, ove rimasero per secoli, nascondendosi agli occhi del mondo.

Solo con l’arrivo dei sovietici furono costretti a lasciare la loro valle ed a coltivare cotone nelle pianure del Tagikistan, alle quali non erano nemmeno fisiologicamente abituati. Il risultato fu che molti di loro si ammalarono di malattie per loro sconosciute, morendo, e mettendo a serio repentaglio l’esistenza di questo popolo. Va detto, ad onor del vero, che le condizioni di vita in pianura sono comunque più semplici e diversi Yaghnob abitano stabilmente in quelle terre, pur mantenendo contatti molto stretti con la propria valle.
Kirghizistan, l’unica democrazia dell’Asia centrale
Due sono le caratteristiche che più di tutte risaltano in Kirghizistan: la democrazia e le montagne. Il paese può infatti vantare il primato di essere l’unico dell’Asia centrale a poter vantare delle reali elezioni e dibattito politico cosa, purtroppo, a dir poco sorprendente nell’area. Il secondo aspetto è però quello che sicuramente più cattura l’occhio, tanto da spingere migliaia di turisti a recarsi ogni anno in questa terra remota. Il Kirghizistan è infatti posto per ben il 40% su alture di oltre 3000 metri, con vette quali il Jengish Chokusu che supera persino i 7000 metri. Non a caso ancora oggi nel paese è particolarmente sviluppata la caccia con le aquile che, prima dell’Unione sovietica, rappresentavano la risorsa più importante per procurarsi un pasto.

Purtroppo il libro segnala anche un fin troppo diffuso “ratto delle spose”, meglio noto come “Ala kachuu”. Tale tradizione ha subito un boom negli ultimi anni e si stima che più di 10’000 donne vengano rapite ogni anno e costrette a sposarsi contro la propria volontà. Il problema in questo caso è che, soprattutto nelle campagne, ove il livello d’istruzione è basso, tale pratica viene perlopiù accettata, aumentandone la gravità e facendolo sembrare “normale”.
Il cuore della Via della Seta
Di questo, come degli altri 4 paesi, ci sarebbe fin troppo da dire ma, dovendo scegliere un aspetto caratteristico, è impossibile non concentrarsi su quello storico. L’Uzbekistan ha infatti al proprio interno città storiche ed incredibili quali Samarcanda e Bukhara, che ancora oggi stregano visitatori da ogni parte del globo per magnificenza e bellezza. Le due furono fra i centri più importanti in assoluto nella celeberrima Via della Seta, diventando fra i più grossi, ricchi e rinomati.

I questa terra meravigliosa nacquero personaggi incredibili quali Bukhari, uno dei più grandi studiosi di hadith della storia, oltre ad al Khwarizmi, il padre dell’algebra ed al Biruni, considerato da molti come “il primo antropologo”. Inoltre, sempre in Uzbekistan, si produce una delle migliori qualità al mondo di seta, bene che, come un tempo, risalta fra le ricchezze di questo incredibile paese.
Sovietistan, un meraviglioso viaggio culturale nell’Asia centrale
Sovietistan si rivela quindi uno dei migliori libri in assoluto per entrare in contatto con una regione incredibile, stracolma di contraddizioni e di tesori e che, proprio per questo, va più che mai approfondita. In quest’opera, nello specifico, potrete avere una grande ed intensa infarinatura sia a livello storico che culturale, permettendovi di avere una solida base per nuove ed incredibili letture a riguardo.
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