“Tahrir” di Imma Vitelli

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“Tahrir” di Imma Vitelli fu uno dei primi libri riguardanti le Primavere arabe del 2011 e, a tanti anni di distanza, risulta fondamentale per comprendere quel momento storico

Tahrir: i giovani che hanno fatto la Rivoluzione

C’è stato un tempo in cui eravamo uomini degni. Nella mente di Ahmed Maher riecheggiano le parole pronunciate dal padre quando lui era bambino, ora che è un capo rivoluzionario, ora che il mondo arabo è in fermento, ora che la Storia sembra chiamare i giovani a combattere le tirannie. Anche noi, in Egitto, possiamo farcela, pensa Ahmed Maher, così com’è successo in Tunisia dopo il martirio di Mohamed Bouazizi. Riconquistiamo onore e libertà, subito. Tanti altri, al Cairo, la pensano come lui. Sono Khaled el Sayed, Abdul Rahman Samir, Sally Toma, Zyad el Alaymi, Islam Lutfi… Studenti, esperti informatici, avvocati. Membri di gruppi politici e religiosi differenti, uniti nella stessa causa: formare un fronte di resistenza attiva contro il governo di Hosni Mubarak, presidente-monarca in carica da trent’anni.

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Sono la prima generazione «social». Comunicano tramite Twitter, postano su YouTube i video degli scontri, si danno appuntamento dalle pagine Facebook in luoghi segreti della città, formano cortei di protesta che confluiscono in un’unica «marea vibrante» nel centro nevralgico di piazza Tahrir. Nasce così, tra il 25 gennaio e l’11 febbraio 2011, quella rivolta che in breve tempo, «il tempo che impiega un’idea a diventare un sentimento», porterà alla deposizione di Mubarak. Insieme ai giovani shebab, animati dalla stessa fierezza, ci sono professionisti, medici, docenti universitari, giornalisti, madri, padri, intere famiglie, migliaia di voci unite in un unico, inarrestabile grido: «Chi vuole cambiare venga a Tahrir!».

Come nasce una rivoluzione

Il testo di Imma Vitelli è uno dei primi che lessi in assoluto riguardo al Medio Oriente e devo dire che, anche tanti anni dopo, rimane un libro davvero significativo per comprendere come tutto abbia avuto inizio. La cosa che ancora oggi rende memorabili le Primavere arabe è infatti proprio l’esser riusciti a spodestare regimi che duravano da decenni, riuscendo per la prima volta nella loro storia ad ottenere la democrazia. Quest’opera, nello specifico, fa un’incredibile lavoro di cronaca riguardo a ciò che avvenne nel 2011 in Egitto, permettendoci di respirare davvero l’anima di quei giorni.

Rivoluzione egiziana

La giornalista seguì gli eventi proprio con i manifestanti di piazza Tahrir, facendo sì che il lettore possa provare a rivivere quei momenti tanto intensi, concitati ma, soprattutto, ricchi di sfumature. In quella piazza non scese solo una certa area politica e/o gruppo religioso, in quella piazza scese il popolo di ogni fascia, di ogni età e di ogni credo, con l’unico desidero di essere finalmente libero dalla violenza e dalla dittatura. Ancora di più oggi, alla luce di questo tanto sbandierato “amore per la libertà di parola”, il mancato ricordo di questi eventi ed i vergognosi premi elargiti a dittatori mostra quanto bisogno ci sia di recuperare testi come questo; per non dimenticarci cosa voglia dire la parola “umanità”.

Dopo Tahrir

“Tahrir” di Imma Vitelli uscì nel 2012, un anno dopo la Rivoluzione egiziana, 9 anni fa. Nel corso di questi 9 lunghi anni molte cose si sono verificate nel paese dei faraoni, purtroppo non quelle sperate. A maggio del 2012 Mohamed Morsi divenne il primo presidente eletto nella storia dell’Egitto, primo momento di democrazia per uno dei paesi più antichi e monumentali al mondo. La vittoria dei Fratelli Musulmani, ottenuta de facto al secondo turno, tuttavia, non sarà ben vista da tutti gli egiziani, tanto che, a partire dall’anno successivo, inizieranno delle proteste popolari contro il presidente.

Tahrir

Queste verranno poi cooptate dal generale Al Sisi che ne approfitterà per fare un vero e proprio colpo di stato, portando ancor più violenza e repressione di quanta non ne avesse fatta prima Mubarak (che fra l’altro verrà liberato nel 2017). Sicuramente per gli italiani il simbolo più immediato e d’impatto è la barbara e vergognosa uccisione di Giulio Regeni, ma per gli egiziani è senza dubbio il massacro di piazza Rabi’a del 2013; secondo Human Rights Watch, quest’ultimo fu “il peggior omicidio di massa della storia moderna dell’Egitto”. Un gruppo di Fratelli Musulmani contrari al golpe occuparono la moschea di Rabi’a al-‘Adawiya, riuscendo, anche in barba ai proiettili sparati dall’esercito e dalla polizia, a mantenere la posizione per ben 6 settimane prima di veder le proprie speranze date alle fiamme. Il 14 agosto, infatti, venne dato l’ordine di evacuare a forza la zona, dando fuoco alla moschea con coloro che si rifiutarono di adeguarsi agli ordini. I morti saranno circa 1000, la stragrande maggior parte dei quali civili, e si stima che i feriti siano stati più di 4000.

10 anni dopo

Sono passati 10 anni dalla Rivoluzione e tanto sangue e sofferenza ha riempito i cuori e le strade. La vita sembra tornata quella di un tempo in Egitto, con una nuovo ritratto da appendere alla parete e poco altro; è proprio qui, però, la differenza, in quel “sembra”. Al di là dei suoi infelici risultati, infatti, la Rivoluzione c’è stata, non fu un sogno. Li abbiamo visti tutti quelle migliaia di uomini, donne e bambini che occupavano uniti le strade urlando “Irhal”, “Vattene!”. Persone di ogni credo, estrazione e storia che scendevano in piazza le une di fianco alle altre, con un sogno comune: una patria in cui vivere con giustizia e civiltà.

Rivoluzione egiziana

Abbiamo visto come questo sogno fosse condiviso da tutti, persino esercito e polizia, tanto da schierarsi in piazza con i manifestanti, mostrando per l’ennesima volta che l’umanità è una e batte all’unisono. Abbiamo visto come degli inermi civili siano riusciti ad aver la meglio su tutto impugnando null’altro che coraggio, disperazione e giustizia e nessuno potrà mai cancellarlo. Gli assassini della Rivoluzione ci proveranno in ogni modo perché conoscono la forza del ricordo, ma proprio quest’ultima sarà l’onda che, alla fine, li seppellirà. Che possa il grande e meraviglioso popolo egiziano sempre prosperare e riappropriarsi definitivamente del proprio futuro. احبك يا مصر

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