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I 5 titoli più belli e significativi letti quest’anno e ben 5 menzioni d’onore
Premessa
La lista non è in ordine di gradevolezza ma cronologico, fatto salvo per l’ultimo libro, che ha dovuto vedersela con una lunga lista di pretendenti; per questo motivo, oltre alla lista troverete anche ben 5 menzioni d’onore.
“Il libro delle soste” di Sheikh Abd el-Kader
Per l’Algeria l’Emiro Abd el-Kader è il padre della nazione, l’eroe che si è arreso solo per preservare gli algerini da una guerra ineguale e perduta in partenza. Per noi, Il libro delle soste, è la summa del suo pensiero, il capolavoro di quest’uomo: in queste pagine la mistica islamica raggiunge certamente una delle sue più alte espressioni. Ad uno sguardo esterno potrebbe sembrare l’opera di un guerrigliero di fine Ottocento che ha dedicato la sua vita a difendere il suo paese: in realtà gli scritti spirituali di Abd el-Kader sono di una tale profondità che rivelano con immediatezza un Islam a tratti sconosciuto al mondo Occidentale, un sentimento religioso purissimo. Lasciamo parlare direttamente l’Emiro e sentiamo in queste parole l’eco di ben altro: «Sappi che il divenire di ogni cosa la riconduce a Dio e che a Lui essa ritorna. Il ritorno a Lui delle creature avviene dopo la Risurrezione, e quest’ultima fa seguito all’estinzione delle creature».

Un libro straordinario del quale non ho ancora parlato solo in quanto è necessaria una buona conoscenza del sacro Corano per poterne apprezzare appieno il significato. In generale Abd el-Kader si attesta come uno dei più grandi discepoli di Ibn ‘Arabi, andando qui a riproporre soprattutto la sua concezione di anima ed il suo legame con Dio. Il grande emiro mostrerà qui un Islam al tempo stesso estremamente personale ed estremamente cosmico, liberando universi di spiritualità raramente assaporati prima. Non so se il titolo vi possa interessare, nel caso fatemelo sapere; compreso questo, ve lo porterò volentieri.
“L’harem e l’Occidente” di Fatema Mernissi
Ovunque vivano, gli uomini, siano orientali o occidentali, fantasticano sull’harem. Se vi soffermate a contemplare le tante opere dipinte dagli artisti su questo tema, vi troverete di fronte ad un enigma: mentre gli occidentali hanno raffigurato le bellezze da harem come creature innocue e statiche, gli orientali le hanno mostrate come donne battagliere. Che cosa si cela dietro le diverse rappresentazioni di queste bellezze effimere, creature del sogno maschile? Che cosa ci raccontano sui misteriosi nessi che legano sesso e paura? Fatima Mernissi si è proposta di risolvere il problema, anche se la sua curiosità, più che delle risposte le ha fruttato delle nuove intriganti domande.

Libro davvero straordinario che unisce gusto narrativo a vere e proprie scoperte in ambito culturale ed artistico, in grado di ribaltare ogni concezione possibile della donna araba/orientale. Devo dire, senza terrore di smentita, che nella mia mente vi è stato un vero e proprio “prima e dopo” aver letto quest’opera, impossibile, allora, non inserirla qui.
“Il poema celeste” di Muhammad Iqbal
“Questa è l’opera di uno dei massimi poeti dell’Oriente moderno, Muhammad Iqbâl, da noverarsi tra gli spiriti maggiori dell’Asia, nella quale al fermento dei movimenti politici si accompagna, preparandoli e infondendo in essi impeto e vigore d’idee, un tormentato risveglio spirituale. Nel Poema Celeste il misticismo di Jalâl-ud-dìn Rûmì si è tramutato, per l’urgere dei tempi, in operosa partecipazione ai dolori ed alle delusioni umane; l’incontro dell’oriente e dell’occidente, più genericamente della fede e dell’intelletto, aveva suscitato nell’animo di Iqbâl nuove ansie, che rispecchiandosi nella sua opera interpretavano le speranze e le aspettazioni del suo popolo e della nostra età e rivalutavano quell’azione che troppo spesso l’Asia aveva sacrificata al pensiero.”

Un libro davvero difficile da descrivere, in grado di trasportare il lettore a vette spirituali e poetiche davvero rare nel mondo. Nel suo straordinario viaggio, Iqbal ci incanterà un verso dopo l’altro, trascinandoci pianeta per pianeta alla ricerca di Dio e dei suoi profeti. Opera davvero sublime sotto ogni punto di vista, impossibile non rimanerne stregati.
“Il “pazzo sacro” nell’Islam” di Alessandro Bausani
“Nei miei lavori islamistici… ho sempre avuto innanzi agli occhi la vivente personalità dell’ homo islamicus (variante per alcuni colleghi forse “inferiore” dell’ homo sapiens) di cui condividevo appassionatamente, anche senza accettarle tutte, le esperienze”. Così Alessandro Bausani, uno dei più grandi orientalisti italiani del nostro secolo, caratterizzava nel 1971 la propria attività di studioso. Dalla sua vastissima produzione scientifica, che si estese anche alla linguistica, all’antropologia e alle scienze (astronomia, matematica) sono qui riproposti diciannove studi (tra cui uno inedito nella nostra lingua) tutti dedicati alla civiltà islamica e scritti tra il 1957 e il 1985. L’Islam è nella visione di Bausani un universo fondamentalmente unitario, al cui interno si possono distinguere e indagare complesse “variazioni di stile” in campo filosofico, artistico, letterario, e che soprattutto è capace di offrire esperienze straordinarie – con la sua grande tradizione mistica, con la lirica, con il romanzo – alla spiritualità e alla sensibilità dell’uomo moderno.

Uno dei saggi più completi, meglio scritti ed affascinanti che ho avuto l’onore di leggere. In questa raccolta di perle, Bausani ci mostra la sua sbalorditiva cultura, andando ad analizzare a fondo moltissimi tratti di letteratura e cultura, permettendoci un’immersione totale e profonda nel mondo islamico.
Menzioni d’onore
“Il libro della Fortuna di Alessandro” di Nezami
Alessandro Magno fu figura leggendaria non solo in Occidente, ma anche nel mondo orientale dove le sue gesta si diffusero grazie alla letteratura ellenistica e alla divulgata identificazione tra l’eroe macedone e un leggendario guerriero celebrato nel Corano. Parte di un gruppo di tre poemi dedicati ad Alessandro, il Libro della Fortuna, composto tra il XII e il XIII secolo dal grande poeta persiano Nezami, è al tempo stesso un romanzo di avventure, con la narrazione dei grandi viaggi di Alessandro, e una raccolta di esempi indirizzati ai potenti della terra, secondo la tradizione moralistica e sapienziale.

Sicuramente, insieme al “Poema celeste ” di Iqbal, è l’opera vera e propria più importante che ho letto, con un saggio di assoluta importanza e profondità riguardo ad Alessandro ed al suo mito. Tale incredibile libro non poteva non essere citato per la sua importanza e le nuove informazioni che porta; purtroppo però non è scorrevolissimo ed ho fatto un po’ di fatica a finirlo.
“Gli adoratori del pavone” di Giuseppe Furlani
“Colui che esistette avanti tutte le creature è l’Angelo Pavone. Fu lui a mandare Abta’us in questo mondo affinché separasse e istruisse il suo proprio popolo e lo salvasse dall’errore e dall’immaginazione. E ciò avvenne prima mediante la trasmissione del discorso verbale, poi per il mezzo di questo libro chiamato Gilwath. Questo è il libro che coloro che stanno fuori dalla nazione non devono leggere”. Così si apre il Libro della rivelazione che, assieme al Libro nero, in lingua curda, costituisce il testo sacro principale dei Yezidi. Considerati a torto “Adoratori del Diavolo” sulla base della demonologia cristiana, tutta negativa, e non in base ai parametri interni della loro ideologia, secondo la quale il diavolo (Pavone o Iblis) non è malvagio, ma un angelo che dopo aver peccato ed essersi pentito ha ottenuto il perdono divino, i Yezidi sono una setta religiosa esoterica dell’Asia Anteriore di antichissime origini, esposta a persecuzioni nel corso del XIX secolo, a sanguinose repressioni da parte delle autorità ottomane e, oggi, minacciata dal furore barbaro dell’Isis. Questo libro di Giuseppe Furlani costituisce uno studio di carattere analitico della loro religione, offrendo, oltre a un memoriale della setta e ad alcune preghiere, la traduzione italiana dei due testi sacri.

Oggettivamente una perla assoluta per qualsiasi studio sugli Yezidi, andando così a rappresentare uno dei rari casi in cui con un libro si ha davvero una comprensione a 360° di un dato popolo e/o credo. Non è stato inserito solo perché, rispetto ai 5 top è “solo” uno straordinario saggio, peraltro di un culto molto particolare. Sarebbe stato una vergogna, però, non citare qualcosa di tanto bello ed incredibile.
“Un taxi per Beirut” di Ghada Samman
In un taxi collettivo preso a Damasco, cominciano le avventure di un gruppo di occasionali compagni di viaggio che arrivano in una Beirut in cui sono ormai chiari i segni della guerra civile. Nel mare delle preoccupazioni quotidiane, un uomo ed una donna si aggirano per la capitale libanese, ciascuno in preda alle proprie fobie, aspirazioni e frustrazioni troppo a lungo represse.

Uno dei libri che ho letto più rapidamente, in grado di rapire con una storia ed ambientazione unica, bloccando il lettore sulla propria poltrona sino all’ultima pagina. Il mio giudizio in questo caso è esattamente speculare a quello del libro precedente: purtroppo è “solo” uno straordinario romanzo. Anche in questo caso, tuttavia, le menzioni d’onore sono una manna dal cielo poiché andava tassativamente citato.
“Cronache dalla polvere” di Zoya Barontini
Nel 1936 l’esercito italiano conquista la capitale dell’impero etiope, Addis Abeba. Per quelle popolazioni un nuovo inizio: la pace romana, come la definì Benito Mussolini. Cronache dalla polvere racconta questa pagina di storia dell’Italia dimenticata e troppo a lungo taciuta: l’occupazione dei territori dell’Abissinia da parte delle truppe fasciste. Il regime ambiva a farne il fiore all’occhiello dell’Impero italiano ma si trovò a reprimere con atroce violenza la resistenza dei fieri guerriglieri arbegnuoc. Le truppe italiane insieme alle camicie nere si resero protagoniste di rastrellamenti, distruzioni e massacri di uomini, donne e bambini, abbandonando umanità e pietà, perdute per sempre in quelle terre lontane da Roma. Le popolazioni locali non hanno mai dimenticato quel passato di inaudita violenza.

Per me questo è stato senza dubbio l’anno della “scoperta” del colonialismo italiano e fra i libri che ho letto nel 2020 questo ne é senza alcun ombra di dubbio una rappresentazione perfetta. Non finisce nella top 5 solo perché è un’opera che non ha ancora “fatto la storia”.
“Utopia” di Ahmed Khaled Tawfik
Un triste resoconto futurista della società egiziana nell’anno 2023, Utopia porta i lettori in un viaggio agghiacciante oltre le comunità chiuse della costa settentrionale, dove i ricchi sono isolati dalla desolazione della vita fuori dalle mura. Quando un giovane uomo e una ragazza scappano da questa bolla di benessere per poter vedere da soli le vite dei loro poveri egiziani, si trovano di fronte ad un mondo che non avevano immaginato possibile.

Probabilmente fra le menzioni d’onore è il titolo ad essere andato realmente più vicino alla top per qualità, stile, tematiche e grandezza dello scrittore; anche in questo caso, tuttavia, si ferma a poco dalla vetta per il fatto che non è, ancora, un libro “che ha fatto la storia”. A questo punto, però, vi starete domandando quale sia allora questa mirabolante opera: eccola.
L’ultimo tassello
Storia segreta dei mongoli
Temüjin, poi detto Cinggis, fu l’invincibile capo guerriero che noi oggi chiamiamo Gengis Khan; la sua nazione, delineatasi a poco a poco sullo sfondo tumultuoso delle migrazioni dei “Popoli della Luna” che scorsero per secoli le vuote distese dell’Asia Centrale, conquistò in pochi anni l’egemonia su un territorio immenso, assoggettando i pastori nomadi come i mandarini della Cina. “La Storia segreta dei Mongoli” è il racconto di questa formidabile ascesa, composto da un anonimo estensore nel XIII secolo: monumento di un’epoca in cui l’Asia Centrale, come scrive Fosco Maraini nella sua introduzione, è un “oceano di terre in cui navigano, quasi misteriosi sargassi, ricordi, ombre, miraggi delle civiltà che ne costituiscono le rive: Roma, Cina, Bisanzio, Persia”. “La Storia segreta dei Mongoli” è il primo dei monumenti storici e letterari mongoli noti. L’originale non è giunto fino a noi, ma nella seconda metà del XIV secolo essa fu trascritta in ideogrammi e tradotta in lingua cinese. La presente pubblicazione si richiama alla traduzione del 1941 in lingua russa dell’insigne mongolista e sinologo Sergej Kozin (1879-1956), che dedicò all’opera vent’anni di studi.

Devo ammettere che rispetto ai primi 5, a mio gusto, questo è un filo indietro, ma stiamo comunque parlando di piccole distanze. “Storia segreta dei mongoli” è un vero e proprio libro leggendario, in grado di raccontare questo popolo ed il suo leggendario leader come nessun altro. Leggendolo, assaporerete appieno la leggendaria terra di Mongolia con il suo freddo e la sua violenza, comprendendo appieno la straordinarietà di Gengis Khan, il più grande conquistatore di tutti i tempi.
Decisione sofferta ma più che mai corretta, emblema di un 2020 che, pur non essendo lieto in termini assoluti, ha portato una straordinaria profondità di testi ed autori risultando, a livello di lettura, fra i migliori in assoluto. E voi? Quali sono stati i vostri libri preferiti di quest’anno?
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