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“Delitto a Ramallah” è un’opera dalle molteplici sfaccettature che rende estremamente affascinante un confronto con alcune delle nostre opere egiziane preferite
Commistione di generi
“Delitto a Ramallah” di Abbad Yahya è un libro che porta al suo interno molte e diverse anime letterarie, rendendo estremamente interessante un confronto con diverse opere del mondo egiziano, in particolare di quello cairota. Impossibile, infatti, non vedere dei parallelismi con “Palazzo Yacoubian” di ‘Ala al Aswani per il tema dell’omosessualità, con “Cani sciolti” di Muhammad Aladdin per quanto riguardo la vita della gioventù araba ed infine con “Omicidio al Cairo” di Tarik Saleh per quanto riguarda il delitto che da il nome al romanzo.
Palazzo Yacoubian
Lo abbiamo già detto nello scorso articolo: anche se 2/3 dei protagonisti sono omosessuali, il testo non vi da un peso significativo, risultando proprio per questo tanto rivoluzionario. Non è un caso che in “Palazzo Yacoubian”, uno dei capolavori dei capolavori dei primi anni “00 egiziani, sia si presente un personaggio omossessuale, ma decisamente più “sporco” di quanto non lo saranno mai Nur e Ra’uf in tutto il romanzo. Hatim, infatti, è un giovane di ottima famiglia che, trascurato dai genitori, verrà violentato a 9 anni dal domestico nubiano, iniziando così una vera e propria relazione con quest’ultimo. Con la morte dei genitori, il maggiordomo verrà allontanato, ma Hatim potrà sfruttare la grande eredità per dare libero sfogo ai propri istinti.

Al contrario del romanzo di Abbad Yahya, in quello di al Aswani l’omossessuale è estremamente sessualizzato, tanto che sono più le pagine in cui quest’ultimo ha un rapporto che quelle nelle quali compie altre azioni. Peraltro, Hatim rappresenta l’esempio perfetto del “gay corruttore”, visto che il personaggio costringerà il militare nubiano (sposato con figlio) ad avere una storia con lui in cambio della promessa di favorirlo nella sua carriera. Al contrario, in “Delitto a Ramallah” il fatto che i due siano entrambi uomini ed abbiano una storia insieme è appena accennato, inoltre l’appetito sessuale di Nur, sicuramente il più “vivace” dei due, è davvero un decimo rispetto a quello provato da Hatim. I due libri sono ovviamente scritti con finalità diverse, ma la speranza è che anche il tempo abbia contribuito, mostrando tale fenomeno come una condizione e non più come qualcosa che porta l’intero individuo ad esser “sbagliato“.
Cani sciolti
La scelta di inserire “Cani sciolti” è dovuta invece al modo di raccontare la nuova gioventù araba, impresa che vede in Muhammad Aladdin e nella sua generazione dei veri e propri totem letterari. Il suo testo nasce infatti con il semplice obbiettivo di raccontare l’incidere della vita nella gioventù egiziana, gruppo sociale sempre più difficile da captare per i media tradizionali e che, quindi, acquista una sua dimensione ed un suo codice etico e morale. Non è un caso, infatti, che in “Cani sciolti”, 2 personaggi su 3 lavorino con il sesso ed il terzo sia un ricco tossicodipendente. In generale l’atmosfera che si respira nell’opera è quella di un menefreghismo assoluto verso il resto del mondo, spingendo i protagonisti a scegliere soprattutto soluzioni comode e pratiche, dando spesso l’idea di un “trascinarsi” piuttosto che di un “muoversi classico”.

“Delitto a Ramallah” ne condivide perfettamente il genere ma, anche qui, facendogli compiere un passo successivo. I due giovani, Nur e Ra’uf, infatti, sono completamente diversi da quelli di “Cani sciolti”, mostrando, anzi, un’intraprendenza decisamente poco scontata; il secondo, in primis, passerà rapidamente dall’essere uno studente mantenuto al potersi permettere un alloggio proprio ed una sempre maggior cura di abiti e portamento. Dovendo legarlo ad un genere è impossibile non associare il libro di Yahya a quello di Aladdin, ma i passi in avanti di questa gioventù e questo contesto sono evidenti, tanto da rappresentare effettivamente una novità.
Omicidio al Cairo
Non ci siamo quasi espressi relativamente alla parte “thriller” del romanzo, ma anche quest’ultima merita una menzione a parte. Con l’arrivo della polizia, infatti, saranno sempre più evidenti le critiche di Yahya alle autorità palestinesi, che vengono rappresentate più che mai paralizzate ed inefficaci. Sin dall’omicidio, infatti, si ha la sensazione che il caso sia destinato e rimanere irrisolto e, mano a mano che si avanza nella lettura, tale sensazione si fa più viva. Le guardie, inoltre, si ritroveranno più spesso a minacciare Nur in quanto omosessuale che a trovare prove sul caso, mostrando persino una bassezza morale no indifferente. Frecciatina molto evidente anche nel confronto della psichiatria palestinese, completamente inefficace a dar sollievo a Wisam che, non a caso, si suiciderà.

Con queste premesse è allora incredibilmente semplice trovare analogie con “Omicidio al Cairo”, uno dei migliori film in assoluto riguardo questo tema. Come nel libro, anche in questa pellicola la polizia viene mostrata più immobile che mai, con l’unica differenza che, sfortunatamente per gli egiziani, quella del Cairo appare anche come estremamente corrotta, cosa che invece non è evidente in quella di Ramallah.
Considerazioni finali su “Delitto a Ramallah”
Quando ci consegnarono “Delitto a Ramallah”, ci fu presentato come un romanzo che raccontava la storia di due omosessuali palestinesi; la verità è che è molto più complesso di così. Il libro rappresenta infatti qualcosa di effettivamente nuovo, in grado di fondere generi diversi e donargli un nuovo passo. Va tuttavia precisato che, seppur tali passi in avanti sono evidenti, è necessario, a nostro modo di vedere, mettere ancor più a fuoco il tutto.

Per quanto affascinante, infatti, il romanzo, a nostro modo di vedere, risulta ancora un po’ mancante di un reale e tangibile punto fermo. Ciò esalta le singole storie dei protagonisti, ma mostra una carenza di amalgama cosa che, per dire, non manca in “Palazzo Yacoubian”. Si dice che chi ben comincia è a metà dell’opera, speriamo sia questo il caso perché i presupposti ci sono tutti. Ringraziamo infinitamente Antonino d’Esposito per averci donato il libro, è stato un piacere leggere qualcosa di tanto particolare ed interessante.
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