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“Delitto a Ramallah” è un testo che segna un unicum decisivo nel raccontare alcune spinose tematiche del mondo arabo, portando effettivamente qualcosa di rivoluzionario nella letteratura locale
Delitto a Ramallah
“Un giallo. La storia di un omicidio. Secondo Ahmed Barak, procuratore generale della Palestina, l’opera non è un giallo, ma un libro che parla di sesso e di gay, violando così la pubblica moralità. In realtà, Jarīmah fī Rām Allāh (Delitto a Ramallah) è un libro che tratta anche d’altro: perché è vero che non è solo un giallo, ma è una storia molto politica, metafora della crisi della società palestinese. E soprattutto, della sua leadership. Ma Murad Sudani, a capo del sindacato degli scrittori, è stato esplicito: in un Paese occupato, ha detto, il ruolo di uno scrittore non è dividere, ma generare speranza. Guidare la resistenza.”
Federica Pistono
3 storie attorno al Lotus
Le vicende del romanzo ruotano tutte attorno al Lotus, un locale di Ramallah al quale sono legati a doppio filo i 3 protagonisti: Ra’uf, Nur, due camerieri, e Wisam, il proprietario. Tuttavia, si può tranquillamente dire che nel testo siano presenti 3 diverse storie, ognuna per ogni personaggio, che sono situate si nello stesso “universo narrativo”, ma con tempi fra di loro molto diversi. La prima storia che ci verrà mostrata sarà quella di Ra’uf, giovane palestinese che si è recato a Ramallah per studiare e che verrà poi rapito dalla passione per Dunia, misteriosa ragazza, che lo trasformerà completamente.

Il secondo è invece quello che ha suscitato il maggior clamore in Palestina, in quanto osserviamo un Ra’uf fidanzato con Nur, altro giovane palestinese e voce narrante. A voler essere precisi, il racconto non parte con i due che sono insieme, ma con il primo che ha appena lasciato il compagno senza un apparente motivo, generandogli lunghi dubbi e tormenti. La terza storia è invece quella che effettivamente da il nome all’opera, con Wisam che si ritroverà ancorato ad un dubbio infernale.
Non solo un “libro di gay”
Togliamoci subito questo dente: no, “Delitto a Ramallah” non è un libro in alcun modo “scandaloso” e non è assolutamente un “libro di gay“; anzi, quest’ultima parte è incredibilmente marginale. Intendiamoci, io in primis avevo capito che tali tematiche fossero in primo piano, ma la realtà dei fatti è molto diversa e, forse, ancor più significativa. Sembra difficile da credere, ma il fatto che i due siano omosessuali non ha alcuna incidenza sulla trama, tanto che la storia di Nur potrebbe essere quella di una qualsiasi ragazza palestinese.

Ovviamente viene fatto capire che, nonostante il nome, Nur sia un uomo, però il tutto è gestito con estrema naturalità e leggerezza dall’autore, tanto da renderlo quasi irrilevante. È proprio tale modo di porsi a rivelarsi straordinario, mettendo in luce un messaggio per nulla banale: “quest’aspetto è secondario”.
Di che parla?
Di cosa parla allora “Delitto a Ramallah”? In realtà, l’unico dubbio che persiste sul romanzo è proprio questo. Per quanto tutte e tre le storie siano molto scorrevoli e piacevoli alla lettura, sono quasi tre pianeti separati che ruotano intorno allo stesso Sole. Ovviamente i racconti di Nur e Ra’uf sono particolarmente legati fra di loro, però anche quest’ultimi sembrano quasi descrivere personaggi diversi e ciò complica non poco la risposta a questa domanda.

Probabilmente la risposta più corretta sarebbe: “la vita della gioventù di Ramallah”, ma non calzerebbe perfettamente proprio per la moltitudine di sfaccettature presenti nell’opera. In generale “Delitto a Ramallah” è un libro che segna effettivamente un passo in avanti visibile e potente nel modo di vedere e raccontare certe tematiche; però, proprio per la sua unicità, è difficilmente collocabile in qualcosa di “già visto”. Senza dubbio è estremamente consigliato a chi voglia approfondire anche ciò che accade in Palestina “fra palestinesi” ed in generale a chi sia interessato ai cambiamenti sociali all’interno del mondo arabo.
Nei prossimi giorni il testo tornerà grazie ad un paragone con “Palazzo Yacoubian” di ‘Ala al Aswani e “Cani sciolti” di Muhammad Aladdin, testi che contengono importanti analogie proprio con “Delitto a Ramallah”.
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