This article is also available in:
English
Alessandro Magno, grande personaggio nel mondo europeo, diventa figura quasi profetica nel mondo islamico, tanto da stimolare alcuni fra i suoi più grandi autori di sempre. In questo testo scopriremo le basi della leggenda di Alessandro in Oriente, concentrandoci sul “Romanzo di Alessandro” e sul sacro Corano
Il primo uomo universale
La figura di Alessandro Magno, tanto celebre e rinomata nel mondo europeo, gode di fama decisamente più nobile e grande nel mondo islamico, luogo in cui il mito per primo si fuse con la leggenda. Il grande condottiero macedone si troverà infatti a regnare su gran parte di quello che diventerà “Dar al Islam“, condizionandone per sempre l’immaginario ed andandosi ad inserire a diversi miti, alcuni dei quali contenuti persino nel Corano. Una figura tanto incredibile che poco ha a che vedere con il magnifico ma “ordinario” Alessandro della storia, portando su di sé simbolismi ancora oggi non del tutto esplorati.
Tuttavia, per comprendere al meglio le basi della letteratura a lui legata, è necessario analizzarne prima le basi: “Il romanzo di Alessandro” di Pseudo-Callistene e il sacro Corano, nello specifico alcuni versetti della 18° surah.
Il romanzo di Alessandro
Il primo è sicuramente uno dei testi più singolari ed influenti del mondo ellenico, in grado di svilupparsi in gran parte dell’Oriente ed in Etiopia, e di dar per primo vita all’immaginario che accompagnerà il grande condottiero. Del libro, scritto probabilmente fra il II ed III d.C. in greco, esistono numerose varianti, una delle quali diede origine ad una versione scritta in lingua pahlavi (oggi irreperibile). Quest’ultima diede poi origine ad una versione in siriaco che a sua volta fu la base di una traduzione araba ed infine ad una etiope, ognuna delle quali portava al proprio interno alcune differenze.

Il testo è fondamentale in quanto sarà qui che per la prima volta osserveremo un’Alessandro “mitizzato”, ricco di elementi simbolici che rendono ancor più unico di quanto non fu. Ad esempio, già nella versione greca, il condottiero è rappresentato fin dalla sua nascita come figlio dell’Oriente e dell’Occidente. In quest’ultima, infatti, viene raccontato di come egli fosse figlio di Olimpiade, sposa di Filippo il Macedone, e di un re-mago egiziano, il quale l’avrebbe posseduta attraverso un sortilegio. Tale racconto sarà poi ripreso anche dalla versione persiana, secondo la quale, tuttavia, Alessandro sarebbe figlio di Olimpiade e del padre di Dario III, il quale avrebbe ripudiato l’amante incinta del grande conquistatore.

Altro grande aspetto di questo libro è però il percorso compiuto dal condottiero, secondo gli storici spintosi fino in India, che qui lo porterà a toccare la Cina ed altri luoghi meravigliosi. Proprio tale aspetto lo porterà poi a fondersi con il racconto coranico di Dhul-Qarnayn, senza dubbio uno dei più misteriosi ed affascinanti.
Il Bicorne, conquistatore di Dio
Secondo gran parte dell’esegesi islamica, a partire da Tabari, Alessandro Magno sarebbe il misterioso personaggio chiamato Dhul-Qarnayn di cui si parla nella surah 18° dal versetto 83 al versetto 98. Quest’ultimo si presenta come una sorta di “conquistatore di Dio”, un grande uomo inviato dal Divino per portare la pace in ogni angolo del mondo. Nel racconto coranico, in particolare, Dhul-Qarnayn si recherà prima dove tramonta il Sole (Occidente), poi dove sorge il Sole (Oriente) ed infine costruirà una barriera di ferro e bronzo con la quale separerà Gog e Magog dal resto del mondo (il tutto presumibilmente a Nord).

Se Gog e Magog possono essere identificati con abbastanza certezza nei turchi e mongoli (anche se le interpretazioni sono varie), la stessa cosa non è altrettanto diretta per quanto riguarda Dhul-Qarnayn ed Alessandro. Ciò in quanto il nome del protagonista coranico vuol dire “Bicorne”, caratteristica fisica difficilmente associabile ad un essere umano, ma che nel mondo semita gode di grande significato; in epoca pre-islamica, infatti, le corna erano simbolo positivo di: forza, abbondanza, ricchezza e nobiltà. In arabo, comunque, qarn non significa solo “corno” in senso letterale, ma anche “cima” o “sommità” e si usa talvolta in senso metaforico per intendere le “sommità” del mondo (Oriente ed Occidente) o il concetto di “secolo”. Va detto che il primo testo sacro abramitico in cui compare l’associazione Alessandro-corna non è il Corano ma la Bibbia, in un episodio davvero interessante.
Alessandro nella Bibbia
In Daniele 8, infatti, il profeta avrà una visione nella quale osserverà un montone bicorne d’incredibile potenza, il quale sarà poi colpito a morte da una capra con un unico corno nel mezzo della fronte; a quest’ultima cadrà poi la preziosa arma, che verrà sostituita da corna più piccole e di minor potenza. A questo punto interverrà Gabriele, il quale spiegherà a Daniele la visione:

19 Egli disse: «Ecco io ti rivelo ciò che avverrà al termine dell’ira, perché la visione riguarda il tempo della fine. 20 Il montone con due corna, che tu hai visto, significa il re di Media e di Persia; 21 il capro è il re della Grecia; il gran corno, che era in mezzo ai suoi occhi, è il primo re. 22 Che quello sia stato spezzato e quattro ne siano sorti al posto di uno, significa che quattro regni sorgeranno dalla medesima nazione, ma non con la medesima potenza di lui.
Il testo non lo cita nominalmente, ma per chiunque lettore sarà estremamente evidente come la figura di riferimento sia proprio il leggendario re macedone e ad i suoi successori diadochi. Con tale riferimento biblico, appare ancora più verosimile che quello coranico intenda proprio Alessandro, personaggio non più estraneo ad una rappresentazione “cornuta”.
Premesse di un grande lavoro
Prima di concludere, tuttavia, va ricordato un aspetto molto importante e che inciderà non poco nei racconti di Ferdowsi, Tabari e Nezami: il nemico sconfitto da Alessandro sono proprio i persiani. Con l’arrivo dell’Islam, l’idea riguardo tale personaggio divenne decisamente più positiva, tuttavia non venne mai dimenticata la distruzione che lasciò nel paese, che fu nuovamente governato dai persiani solo con i Sasanidi a partire dal 224 d.C. . Dagli zoroastriani, in particolare, venne visto come un vero e proprio anticristo, emanazione diretta di Ahriman, l’equivalente di Satana. Non a caso, nel Ârta Virâf Nâmak leggiamo:
“Si racconta che in altri tempi il santo Zoroastro avesse diffuso nel mondo la Legge ricevuta da Ormazd. Per trecento anni la Legge restò pura e gli uomini conservarono la Fede. Poi il maledetto Ahrimân, il dannato, per far perdere agli uomini la Fede ed il rispetto della Legge, spinse questo maledetto Alessandro, il Greco, a venire nel paese d’Iran per portarvi l’oppressione, la guerra e le devastazioni.
Egli venne e mise a morte i governatori delle province d’Iran. Saccheggiò e fece cadere in rovina la Porta dei Re, la capitale. La Legge (l’Avesta), scritta in lettere d’oro su pelli di bue, era conservata nella “fortezza degli scritti” della capitale. Ma il perfido Ahrimân guidò il malfattore Alessandro e bruciò i libri della Legge. Fece perire i saggi, gli uomini della Legge e i sapienti del paese d’Iran.
Tratto dall’introduzione di Carlo Saccone al “Libro della fortuna di Alessandro” di Nezami
Seminò l’odio e la discordia tra i grandi, sicché, schiacciato anche lui, si precipitò all’inferno. Quando gli uomini del paese d’Iran non ebbero più né re, né governatori di provincia, né capi, né uomini versati nella Legge, le preoccupazioni ed i dissensi li divisero e persero la Fede…”
Con queste lunghe premesse, appare ancor più interessante osservare la rappresentazione data ad Alessandro da alcuni dei più grandi autori persiani di sempre: Ferdowsi e Nezami, entrambi vissuti nella Persia islamica ed argomento della prossima puntata.
Seguiteci sulla nostra pagina facebook, Spotify, YouTube, Twitter e Instagram, oppure sul nostro canale Telegram. Ogni like, condivisione o supporto è ben accetto e ci aiuta a dedicarci sempre di più alla nostra passione: raccontare il Medio Oriente.