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Attraverso le parole di Al Ghazali, Hallaj, Rumi ed Ibn Arabi, Bausani ci porterà a scoprire il Male nell’Islam, con un’occhio di riguardo per la sua figura più iconica: Shaytan, il Diavolo
Una diversa idea di Male
Innanzitutto va chiarito un punto fondamentale prima di proseguire: il concetto di “liberazione dal Male” propria del cristianesimo, nell’Islam non ha senso di esistere; questo perché nel Corano è scritto che Adamo ed Eva vennero perdonati per i propri peccati. Da ciò (e da altri dettagli legati alla “corporeità” di Dio) deriva il non riconoscimento della crocifissione, infatti, secondo il cristianesimo, Gesù, attraverso la sua morte, avrebbe liberato il mondo dai propri peccati; cosa de facto insensata se Dio perdonò i due primordiali peccatori.

È proprio su questa piccola ma determinante sfumatura che si dividono cristianesimo ed Islam, dando vita a due concezione di “Male” abbastanza diverse. Prendendo il tutto con le pinze, si potrebbe dire che: nel cristianesimo è un fardello di cui liberarsi durante la vita, mentre per l’Islam è piuttosto una prova posta davanti al viaggiatore che, però, parte da 0. Anche a questo, riflette Bausani, si deve la concezione propria del cristianesimo della sofferenza (anche fisica) come “espiazione dei propri peccati”, cosa presente solo ed unicamente nell’Islam sciita a causa del martirio di Hussain.
Dio è oltre il Bene ed il Male
Ed i mistici? Qui la faccenda si fa un po’ più complessa ma ancor più interessante, infatti si deve fare un’ulteriore passo logico e per questo mi trovo costretto a citare direttamente il testo:
È famoso l’apologo dei tre bambini posto da Al Ghazali nell’Iqtisad fi’l-i’tiqad (“Il giusto mezzo nel credere”): Dio è tanto al di là del Bene e del Male che non è nemmeno obbligato a fare ciò che è più conveniente per i suoi servi.Un bambino, musulmano, morì nell’infanzia; un’altro, giunto alla pubertà, accettò l’Islam e morì subito dopo; il terzo, infine, morì infedele in età anch’egli matura.
Secondo coloro che parlano di Male in assoluto, e che credono che Dio faccia sempre ciò che è bene per i suoi servi, un’astratta “giustizia” obbligherebbe Dio a condannare il pubere infedele al fuoco eterno e concedere al pubere musulmano, in cielo, un grado di gloria superiore al musulmano morto bambino (è quello, se non vado errato, che penserebbe anche un teologo cristiano).
Se il morto bambino domandasse ora a Dio perché lo abbia collocato ad un gradino inferiore , Dio gli dovrebbe rispondere: “Perché l’altro giunse alla maturità e fu così capace di eseguire i precetti della mia legge, cosa che tu non potresti fare, essendo bambino”. Questi però potrebbe obiettare: “Già, ma sei tu che mi hai fatto morire prima di raggiungere la maturità; mentre cosa più buona e conveniente per me sarebbe stata, per me, che fossi arrivato alla maggiore età per meglio servirTi ed ottenere lo stesso grado di gloria dell’altro”.
L’unica scappatoia, per Dio, sarebbe quella di rispondergli: “Si, ma io sapevo che, se ti avessi fatto vivere più a lungo, saresti stato un malvagio ed avresti commesso cattive azioni!” Ma allora si leverebbe una voce dal profondo dell’Inferno, quella del terzo personaggio, l’adulto infedele, che chiederebbe a Dio: “Ma se sapevi che io, giunto alla maturità, sarei stato cattivo, perché non hai fatto morir bambino anche me?”. È allora evidente che – ammesso il principio che Dio non può fare che il bene – Dio si troverebbe nell’incresciosissima situazione del non poter rispondere più nulla.
Che i più grandi mistici dell’Islam avessero questa concezione di un Dio che è – in certo modo – al di là del Bene e del Male lo mostreremo con ulteriori esempi. È intanto un fatto che anche l’Islam mistico è una ideologia secondo la quale – contrariamente a quanto pensava il Socrate del dialogo platonico Eutifrone – il bene è bene perchè così vuole Dio, altrimenti ci sarebbero due dei il Bene e Dio.
Hallaj e la prosternazione del Diavolo
A questo punto Bausani ci porta a riflettere su Shaytan, (il Diavolo) impersonificazione del “Male”, figura la cui disobbedienza nell’Islam è legata a qualcosa di molto preciso e, proprio per questo, gode di particolare attenzione nel misticismo islamico. Infatti non fu una ribellione “generica”, ma qualcosa di molto preciso: non si inginocchiò davanti ad Adamo quando gli venne ordinato. Leggiamo cosa ne scrive Hallaj nel suo “Libro dei Tasin”:
“Mosè incontrò Satana alle pendici del Sinai e gli chiese:
– Oh Satana! Che cosa ti ha impedito di prosternarti?
– Me lo ha impedito la predicazione di un unico Adorabile; se mi fossi prosternato sarei divenuto come te. Perché a te hanno gridato una sola volta “Guarda la montagna” e hai guardato; mentre a me fu ripetuto mille volte “Prosternati”! e non mi sono prosternato, dato che la mia predicazione doveva mantenere l’intenzione che me l’aveva fatta emettere.
– Hai trasgredito dunque un comandamento divino?
– Era solo una prova, non un comandamento!
– Saresti allora senza peccato? Eppure la tua figura è deformata!
– Oh Mosè! Quel che dici non è che allusione all’ambiguità delle apparenze; mentre lo stato della mia coscienza, anche se trasformato, resta immutato. La saggezza acquisita persiste come era in principio anche se l’individuo che l’aveva ricevuta si trova deformato.
– Ti ricordi ancora di Lui, ora!
– Oh Mosè! Il pensiero puro non ha bisogno di memoria. Per esso io sono menzionato e ricordato così come lui è menzionato e ricordato: il Suo ricordo è il mio ed il mio ricordo è il Suo come – menzionandoci e ricordandoci insieme – potremmo esser separati? Io lo servo più puramente, in un’istante più vuoto, in un ricordo più glorioso; perché prima lo servivo per la mia gioia, ed, ecco, ora lo servo per la Sua gioia! […]
In tale brano appare evidente come per Hallaj ( e gran parte della mistica islamica) Shaytan non sia tanto un “nemico di Dio”, ma quanto più dell’uomo. Egli infatti non volle inginocchiarsi ad Adamo e secondo il Corano ciò fu compiuto per arroganza, secondo tale versione, tuttavia, quest’ultima non fu tanto verso Dio, ma verso la nostra stirpe. Ciò de facto lo rende effettivamente un nemico per l’umanità ma, al tempo stesso servo fedelissimo di Dio; tale ragionamento verrà ancor più esplicato nel brano successivo, sempre di Hallaj.
Un nemico necessario
Gli disse Dio:
– Non ti prosternerai, oh abbietto?
Rispose:
– No, amante, e l’mante è abbietto. Tu dici abbietto, ma io ho letto in un libro chiaro, e non m’è lecito, oh Possente, Saldo, prostrarmi. Come potrei umiliarmi a lui, mentre Tu hai creato me di fuoco e lui di terra? Sono contrari che mai s’accorderanno. E poi io sono nel servirti più antico, nell’onorare più alto, nella scienza più saggio, nella vita più completo!
Gli disse Iddio: “A me spetta, non a te, la scelta!” Rispose:
– A Te spettano le scelte tutte ed anche la mia Tu hai scelto per me, oh Creatore Nuovissimo! Se mi impedisci di adorarlo, ebbene Tu sei colui che impedisce; se io pecco nel dire “non mi abbandonare”, Tu sei colui che ascolta, e se davvero volessi che io lo adorassi, io sarei a Te obbediente, e non conosco fra i sapienti uno più sapiente di Te! Non biasimarmi, che il biasimo è da me lontano, ma aiutami, oh Signore mio, ché io sono solo. Nella promessa, la promessa Tua è davvero Realtà nel manifestarsi, la manifestazione della mia causa è dura. Chi vuole uno scritto, ecco il mio discorso: leggetelo, e sappiate che io sono un martire!
Con questo testo torniamo al tema già affrontato nella citazione di al Ghazali, ovvero il concetto di “Dio oltre il Bene ed il Male“, stavolta nella figura del Diavolo. Tanto quanto il peccatore della storia precedente, anche per Shaytan può essere fatto un discorso molto interessante sulla potenza di Dio. Secondo l’Islam, infatti, Allah è assoluto, nessuno è a Lui pari e, sopratutto, nulla accade che non sia suo desiderio. Immaginare quindi un Satana che, seppur per un breve istante, compì qualcosa a lui contrario, vorrebbe dire sminuire la Potenza divina, che invece è smisurata.
Il problema, tornando a ciò detto all’inizio, non è la presenza o meno del “Male” ma l’idea che noi ne abbiamo: può esistere il Male per l’uomo, rappresentato dal Diavolo, ma il Male ed il Bene assoluto non esistono, in quanto sono entrambi generati da Dio che, proprio per questo, è al di là di entrambi.
Rumi ed Ibn Arabi
Il testo si potrebbe chiudere anche qui, visti i molti esempi già portati; troppo meravigliosi ed importanti, tuttavia, gli ultimi due citati da Bausani. Prima Rumi:
“A mezzanotte Faraone cominciò a piangere e a dire: “Quale ferrea catena è questa che ho sul collo, o Signore! Se non fosse per questa catena chi direbbe: io sono Io? Come Tu rendesti Mosè luminoso, così tu rendesti me tenebroso; come facesti il suo volto bello come la lucente luna, così Tu la luna dell’anima mia l’hai abbuiata nell’eclisse. Le grida di giubilo e i tamburi che il popolo batte in mio onore chiamandomi “Supremo Signore”, suonano per me come le trombe ed i tamburi che annunziano l’eclisse. Noi, Mosè ed io, siamo ambedue Tuoi servi, eppure la Tua ascia taglia il legno fresco della foresta…”.
E alla fine gridò Faraone: “Strana cosa è questa! Non sono io stato tutta la notte ad invocare il Signore? Nel segreto del mio divento umile ed armonioso, eppure che cosa non divento quando vedo il volto di Mosè! Certo, cuore e corpo mio son sotto il Suo controllo: ora Egli mi fa nocciolo, ora secca corteccia. Tutto verde divengo quando mi ordina: “Sii un campo coltivato!”; giallo divento quando mi ordina: “Imbruttisci!”. Ora mi fa lucente luna, ora tenebra!”
Rumi
E poi Ibn Arabi:
“Io amo il tuo fare, oh Dio, sia nel momento che ti ringrazio che quando sopporto paziente il tuo castigo. Come potrei amare, come gli idolatri, quel che tu hai fatto? Colui che ama il fare di Dio è glorioso, colui che ama ciò che Dio ha fatto è un miscredente”.
Ibn Arabi
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