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“Wild Wild Country” ci porterà a scoprire la storia di Osho, nella quale fede, politica ed identità si uniranno in un mix altamente esplosivo, che ci permetterà di comprendere al meglio alcune situazioni che ancora oggi tormentano il Medio Oriente. Disponibile su Netflix
Wild Wild Country
Il capo di una setta controversa crea una città utopica nel deserto dell’Oregon, ma lo scontro con la gente del luogo diventa uno scandalo nazionale.
La paura di “diventare indiani”
La serie racconta della storia di Osho Rajneesh e del suo omonimo movimento religioso, inizialmente presente solo in India e poi cresciuto fino a trasferirsi negli Usa. Proprio tale spostamento causerà incredibili problemi per i (moderni) autoctoni che, vista l’organizzazione e la diversità dei nuovi arrivati, si sentiranno come quegli altri indiani da loro colonizzati in passato, decidendo di indire una vera e propria resistenza “all’oppressore”.

L’assolutamente irrazionale presa di posizione degli Yankees, provocherà tensioni sempre più crescenti nella comunità, spingendo Ma Anand Sheela, la segretaria personale di Osho a macchiarsi di svariati crimini, fra cui, il più grave, il tentato avvelenamento di un’intera cittadina.
La guerra del Rajnsheepuram
In breve tempo, infatti, la situazione degenererò in una vera e propria guerra fra indigeni e nuovi arrivati, con quest’ultimi che, pur di mantenere la propria autonomia, parteciperanno alle elezioni locali, riuscendo persino a cambiare il nome della cittadina in Rashneesh. Il rimanere sempre in stato d’allerta, tuttavia, provocherà tensioni sempre più forti anche all’interno della stessa comuna, portandola poi al collasso.
Occupandomi costantemente di Medio Oriente, non posso non osservare un’impressionante vicinanza di metodi fra ciò che fecero i seguaci di Osho e coloro che poi diventeranno “israeliani“. Entrambi i due gruppi, infatti, partiranno con l’idea di aver trovato una sorta di “terra promessa”, impegnandosi attivamente sia per renderla tale, sia mantenere lì inviolata la propria autonomia, elemento per il quale è concesso imbracciare un fucile. Altra cosa impressionante, poi, è la rapidissima trasformazione della parte burocrazia e della toponomastica, riuscendo a creare in breve tempo una realtà “storica” e totalizzante, in grado d’impadronirsi tanto delle attività commerciali quanto della polizia.
Nascita e morte di una fede
Altro aspetto che trovo affascinante, è come questa serie ci mostri, de facto, anche il processo di nascita, morte ed “evoluzione” di ogni fede, permettendoci di comprendere meglio anche eventi assolutamente islamici quali la Fitna. All’interno della docu-serie, infatti, vedremo non solo un distacco di “obbiettivi” fra Osho e la sua segretaria, ma anche e sopratutto teologico. Quest’ultima, infatti, considerava il proprio guru come una vera e propria rappresentazione divina sulla terra, tanto da letteralmente impazzire una volta scoperto che Rajneseesh aveva iniziato a parlare della propria morte.

Nella serie si può perfettamente osservare le rimostranze ed il disgusto di Sheela nel sentire da Osho in persona di bruciare i propri libri sacri e che egli stesso non si ritenesse un “capo religioso”. “Wild Wild Country” ci porterà a scoprire una storia incredibilmente affascinante e poco conosciuta, nella quale fede, politica ed identità si uniranno in un mix altamente esplosivo, che ci permetterà di comprendere al meglio alcune situazioni che ancora oggi tormentano il Medio Oriente.
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Ho letto molti libri di Osho e li ho anche consigliati spesso a tanta gente. Dal primo libro suo sul tantra fino al suo capolavoro sull’amore ( CON TE E SENZA DI TE) è sempre una bella scoperta e un’esperienza unica leggere le sue opere. Guarderò la serie su Netflix anche 😊😉