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Dopo avervi portato libri come “Utopia“, “Cani sciolti” e “La vedova scrive lettere in segreto“, è tempo di farvi conoscere la grande traduttrice Barbara Benini; un’intervista che vi permetterà di entrare appieno nel mondo della letteratura araba, specie egiziana
K: Come ti sei avvicinata al mondo della traduzione?
B: È stato grazie al Prof. Eros Baldissera, mio relatore per la tesi di laurea in letteratura araba moderna e contemporanea a Ca’ Foscari. Gli piacque molto il romanzo che avevo scelto di tradurre per la tesi e lo propose alla professoressa Isabella Camera d’Afflitto. Anche lei fu d’accordo che il testo meritasse di essere pubblicato e infatti, nel 1998, Al di là della città di Gamal Ghitani uscì per le Edizioni Lavoro, a quattro anni di distanza dalla mia laurea.

K: Perché, all’interno del mondo arabo, hai scelto di occuparti nello specifico dell’Egitto? Qual è il libro che ti ha fatto propendere per questa scelta e cosa rappresenta per te il paese delle piramidi?
B: La risposta a questa domanda non può che collegarsi alla prima, ma faccio un ulteriore passo indietro. Quando Saddam Hussein occupò il Kuwait, nel 1990, ero in procinto di partire per la Siria, avevo già tutti i contatti, tuttavia la situazione in Medio Oriente era abbastanza calda, troppo per i miei, che mi misero davanti a un aut aut “o cambi paese, o te ne stai a casa.” Assad padre si era schierato con Saddam e per loro la cosa metteva la Siria in una situazione abbastanza difficile, quindi a maggior ragione per una straniera. All’epoca due studentesse della mia facoltà si trovavano già in Egitto, io le contattai per sapere come fosse la situazione al Cairo e loro mi rassicurarono, o meglio rassicurarono i miei e potei partire.

Di lì ho iniziato a recarmi sempre al Cairo, per seguire corsi di lingua e soprattutto per cercare il materiale per la tesi di laurea e avendo conosciuto Gamal Ghitani, che all’epoca aveva appena fondato il settimanale letterario Akhbar El Adab, mi appassionai sempre più alla letteratura araba e nello specifico a quella egiziana. Nel suo ufficio, alla redazione di Akhbar, conobbi molti scrittori e intellettuali e mi immersi nell’ambiente della letteratura contemporanea egiziana e va da sé che l’Egitto divenne grazie a queste prime esperienze il mio paese di riferimento.

Più tardi nel 2001, mi sono trasferita al Cairo a insegnare italiano e al contempo mi sono sempre più appassionata alle nuove correnti letterarie egiziane, ho conosciuto i cosiddetti blogger, ma anche gli esponenti del realismo magico, insomma fino alla Rivoluzione del 2011, sono rimasta lì immersa nella letteratura, ma a costante contatto con le persone, con gli egiziani, e questo è stato possibile grazie all’insegnamento dell’italiano. Perciò per me l’Egitto è una seconda patria, non potrei definirlo altrimenti.
K: Qual è il tuo lavoro che ti rende più orgogliosa e qual è il testo in arabo che secondo te andrebbe assolutamente tradotto (e perché)?
B: Rispondere a questa domanda mi è molto difficile, perché tutti i romanzi che ho tradotto, li ho scelti personalmente dopo essermene innamorata, li considero come dei figli, quindi non saprei dirti quale sia quello che mi è piaciuto di più tradurre o quale mi renda più orgogliosa, perché sono orgogliosa di tutti i miei bambini!

Il romanzo arabo che purtroppo non è ancora stato tradotto e che secondo me meriterebbe assolutamente di esserlo è Qamar ‘ala Samarqand (Luna su Samarcanda) dello scrittore egiziano Muhammad El Mansi Qandil, perché è uno dei pochi romanzi arabi a non essere ambientato principalmente in un paese arabo o occidentale, ma in Uzbekistan, un paese che si conosce molto poco e di cui l’autore svela usi, costumi e storie molto avvincenti. Inoltre El Mansi Qandil è un abilissimo narratore.
K: Il premio Lattes ha di recente organizzato un’edizione speciale dedicata alla traduzione dall’arabo, anche alla luce di questo, qual è oggi, secondo te, il ruolo del traduttore in Italia? Quale credi sarà, a lungo periodo l’impatto di internet su questa professione?
B: Il ruolo del traduttore a parer mio è e sempre sarà quello di traghettatore, di ponte tra due culture quella di origine del libro e del suo autore/della sua autrice e quella di arrivo, dei lettori. Internet è fondamentale e l’abbiamo visto in questi mesi di chiusura totale del paese ancora di più, senza gli e-book sarebbe stato quasi impossibile leggere, dato che biblioteche e librerie erano chiuse e in edicola non è che si riesca a trovare molto.

Internet non può che essere di ausilio al traduttore, sia per reperire i libri da tradurre, che spesso arrivano dal Medio Oriente con difficoltà e lungaggini e sia per i contatti e gli scambi con gli autori e gli altri traduttori. Inoltre sono sempre più numerosi i blog e gli account Instagram che si occupano di promuovere e recensire libri, quindi il nostro lavoro ha più spazi per raggiungere i lettori interessati.
K: Quali sono le novità di letteratura araba da attendere con più ansia? Quale sarà la tua prossima traduzione?
B: Delitto a Ramallah, un romanzo molto controverso per le tematiche gay affrontate e che ha causato un sacco di problemi al suo autore, Abbad Yahia, uscirà a settembre per MREditori, tradotto da Federica Pistono e Gassid Mohammed Hoseini; Metro per Aleppo, un romanzo del 2016 che oltre a descrivere l’assedio di Aleppo ci illustra la condizione dei rifugiati siriani in Europa, della scrittrice curda-siriana Maha Hassan, che uscirà a ottobre per l’editore Poiesis di Alberobello, tradotto da Federica Pistono; Ebola, dello scrittore sudanese Amir Tag El Sir, per Atmosphere Libri, tradotto da Federica Pistono, che uscirà a Natale e ci spiegherà per filo e per segno come si diffonde un’epidemia e dopo il COVID19 la considero una lettura veramente interessante e avvincente per tutti, io l’ho letto in anteprima e l’ho divorato; poi dovrebbe uscire per Bompiani, con la traduzione di Maria Avino, Le signore della luna, della scrittrice omanita Jokha al-Harthy, vincitrice del Man Booker nel 2019.

In questi giorni sto traducendo La settima sigaretta della scrittrice, manco a dirlo, egiziana Donia Kamal, molto bello, mi ha riportata ai giorni di Tahrir, durante la Rivoluzione ed è stato un tuffo nel passato, spesso mi sono commossa… Uscirà per l’editore Poiesis a gennaio 2021 in concomitanza con il decimo anno dalla Rivoluzione.

Grazie ancora a Barbara Benini per averci permesso questo viaggio nella tua esperienza di traduttrice, non vediamo di ripeterla, nel frattempo abbiamo cerchiato gennaio sul calendario e non vediamo l’ora di leggere “La settima sigaretta”.

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