L’Hajj, il pellegrinaggio a Mecca di Ibn Battuta

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A causa del Covid, l’Hajj del 2020/1441 non potrà esser celebrato, proprio per questo, riviviamo quello del più grande viaggiatore di sempre: Ibn Battuta

Doverosa premessa: ciò che state per leggere (così come ogni citazione di Ibn Battuta letta sinora) è tratto da “I viaggi” di Ibn Battuta a cura di Claudia Tresso; libro che consiglio fortissimamente di acquistare in quanto perla del mondo islamico in italiano

Dal primo al settimo giorno di Dhu al Hijjah

Il primo giorno del mese di Dhu al Hijjah si suonano tamburi e timpani all’ora delle preghiere, mattino e sera, per annunciare che è giunta la solennità benedetta [del pellegrinaggio], e così si continua a fare sino al giorno in cui si sale ad ‘Arafa .

Hajj

Il settimo giorno dello stesso mese, dopo la preghiera del mezzodì, il khatib tiene un’eloquente khutba in cui spiega ai pellegrini le cerimonie ed il significato del wuquf di ‘Arafa.

L’8° giorno, l’inizio dell’Hajj

L’ottavo giorno i fedeli salgono di buon ora a Mina, dove gli emiri di Egitto, Siria ed Iraq, insieme agli ulema, hanno trascorso la notte: egiziani, siriani ed iracheni rivaleggiano con orgoglio ed ostentazione quanto a numero di ceri accesi, ma i migliori sono sempre i siriani!

Il 9°giorno, il monte ‘Arafa

Il nono giorno i pellegrini lasciano Mina dopo la preghiera dell’alba per recarsi ad ‘Arafa e passando per il wadi Muhassir, che costituisce il limite fra al Muzdalifa e Mina, lo attraversano con passo rapido come vuole la sunna. Al Muzdalifa è una vasta pianura fra due montagne, circondata da cisterne e serbatoi d’acqua fatti costruire da Zubayda bint Ja’far Ibn Abi Ja’far al Mansur, moglie dell’emiro dei credenti Harun al Rashid.

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‘Arafa ha tre nomi ed un vastissimo pianoro circondato da montagne con in fondo il monte della Misericordia, che con i suoi dintorni è il luogo ove si compie il wuquf.

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Più o meno un miglio prima, due pali segnano il limite fra il territorio profano e quello sacro e non lontano da lì, subito dopo ‘Arafa, ha inizio la depressione di ‘Urama, dalla quale il Profeta ha ordinato di tenersi lontano. Bisogna fare attenzione, così come occorre evitare di compiere il nufur [corsa precipitosa] prima che il sole sia completamente scomparso; invece i cammelieri, a volte, imbrogliano un bel po’ di pellegrini perché, temendo il parapiglia del nufur, li portano alla depressione di ‘Urama, rendendo così nullo il loro pellegrinaggio.

Il 9° giorno, il monte della Misericordia

Il suddetto monte della Misericordia, un agglomerato di rocce sparse, si erge al centro della piana di ‘Arafa, un po’ in disparte rispetto alle altre montagne. In cima, al centro di una cupola dedicata ad Umm Salama, sorge una moschea dove i pellegrini fanno a gara per pregare; tutta circondata da un grande terrazzo che domina la piana di ‘Arafa, sul muro verso Sud ospita una serie di mihrab per la preghiera dei fedeli.

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Ai piedi del monte, a sinistra per chi guarda la Ka’ba, s’erge una casa molto antica detta “La casa di Adamo”, sulla sinistra della quale si vedono le rocce dove sedeva il Profeta. Tutto intorno vi sono cisterne e serbatoi d’acqua e nei pressi si trova il luogo dove [il giorno del wuquf di Arafa] gli imam proferiscono la khutba e compiono insieme le due preghiere di mezzogiorno e del pomeriggio. A sinistra dei due pali, scorre il wadi al Arak, dove crescono cespugli di arak verdi a perdita d’occhio.

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Quando è l’ora del nufur, l’imam malikita fa un cenno con la mano e lascia il suo posto. I pellegrini si precipitano con tale ardore che la terra trema e le montagne sono scosse: qual venerabile wuquf e che spettacolo maestoso! Nell’animo si spera che il pellegrinaggio abbia un buon effetto e si auspica il dono della sua misericordia: ci annoveri Dio fra coloro di cui Egli è soddisfatto! Il mio primo wuquf ebbe luogo nel 726 (1326), un giovedì. (…) Dopo il calar del sole ebbe luogo il nufur e per l’ultima preghiera della sera arrivammo ad al Muzdalifa, dove, secondo la sunna dell’Inviato di Dio, compimmo la preghiera del tramonto insieme a quella della sera, e poi quella dell’alba.

Il 10° giorno

Il mattino seguente, dopo il wuquf e le invocazioni sul al Mash’ar al Haram, ci dirigemmo a Mina. Tutta al Muzdalifa è luogo di wuquf, tranne il wadi Muhassir, dove si procede a passo rapido finché non se n’è usciti. A partire da al Muzdalifa, com’è raccomandato, gran parte dei pellegrini raccolgono i sassi per la lapidazione – ma c’è anche chi li prende intorno alla moschea di al Khayf: su questo punto le norme sono molto tolleranti.

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Arrivati a Mina, comunque, i pellegrini si danno un gran daffare a lanciare le pietre contro il Cippo di al ‘Aqaba, poi sgozzano e sacrificano armenti e cammelli, si radono il capo e per loro è lecito tutto – ma non le donne ed i profumi, per i quali devono ancora compiere i tawaf della ifada. I sassi si lanciano all’alba nel giorno della Festa dei Sacrificio: poi, dopo aver sgozzato gli animali ed essersi rasati, gran parte dei pellegrini vanno a compiere i tawaf della ifada – ma c’è anche chi si trattiene a Mina sino all’indomani.

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[…] Il giorno dei sacrifici la carovana egiziana porta alla Ka’ba il velario, che viene sistemato sul tetto, e tre giorni dopo i Banu Shayba lo dispiegano sulla nobile Casa.

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