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Una vedova egiziana, ormai alla fine della propria esistenza, sceglie di passare gli ultimi giorni della sua vita nella sua terra natia, dove scoprirà un nuovo lato di sé
Prima di iniziare: un ringraziamento speciale alla traduttrice Barbara Benini, che ci ha regalato questo libro ed “Utopia” di Ahmed Khaled Tawfiq. È stato un piacere unico che speriamo ricapiti in futuro.
La vedova scrive lettere in segreto
L’unica cosa che veramente le premeva era mantenere il segreto. Temeva che quel costante via vai in casa sua destasse qualche sospetto. Il numero delle studentesse era presto aumentato, le stanze del suo appartamento assomigliavano sempre più a delle aule scolastiche, affollate di giovani innamorate, che riempivano il corridoio di lacrime di dolore. Temendo lo scandalo, anche le ragazze esigevano la massima segretezza poiché il contrario avrebbe segnato inequivocabilmente la fine per tutte loro.
Idea deliziosa
Il libro ci porterà a vivere gli ultimi anni di Malak, ex professoressa, ora vedova, che ha scelto di trascorrere gli ultimi momenti della propria vita nella sua terra natia, lontana dal Cairo. Non avendo figli, la signora si ritroverà, inizialmente con riluttanza, a dar ripetizione alle giovani del luogo, con le quali, però, svilupperà un rapporto unico dovuto alla condivisione della sua passione: le lettere. Malak, oltre al classico studio, s’impegnerà a fornire le migliori lettere d’amore possibili per le sue allieve, provando così a dar pace ai rimorsi per ciò che non aveva mai avuto il coraggio di dire.

L’idea è deliziosa e ci porterà ad entrare in punta di piedi nella vita della protagonista, riuscendo ad osservare alcuni aspetti dell’anima rurale egiziana oscuri ai più, ma non per questo meno interessanti. Anche la caratterizzazione del personaggio è operata al meglio in libro che arriva a circa 50 pagine.
I rischi dell’esser brevi
Scrivendo poco, tuttavia, è molto facile che bastino poche pagine a rendere il finale decisamente più “torbido”. Mentre per 3 quarti del testo vivremo in quest’atmosfera addirittura confortevole e familiare, il tutto cambierà verso la fine, quando gran parte degli “enigmi” presenti all’inizio del libro verranno a galla. Da quel momento, infatti, Malak si accorgerà che la fine è sempre più vicina, iniziando ad unire sempre di più il proprio sentire con la realtà che la circonda, giungendo allo zenith durante le ultime pagine del libro.

Il problema è che, da una lettura “standard”, vi sono due finali che non sono chiarissimi, lasciando al lettore un leggero senso d’incompiuto dovuto ad una mancata comprensione. Il testo è comunque interessante è raccontato molto bene, il connubio delle poche pagine e questa mancata limpidezza finale, però, non me lo ha fatto apprezzare tanto quanto Utopia, che invece è stata una scoperta illuminante.
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