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Un libro che strega per stile e ritmo, portandoci con un taxi a Beirut per scoprire la vita “infernale” che lì si viveva nel 1974, giusto un anno prima della Guerra civile
Nessuno dei 5 passeggeri rivolse la parola ai compagni di viaggio. Yasmina, Farah, Abu Mu’alla, il pescatore Abu Mustafa e Ta’an, ognuno era sprofondato nel proprio silenzio; ognuno di loro era un pianeta isolato ma ruotavano tutti nella stessa orbita.
“Un taxi per Beirut” di Ghada Samman
Un taxi per Beirut
In un taxi collettivo preso a Damasco, cominciano le avventure di un gruppo di occasionali compagni di viaggio che arrivano in una Beirut in cui sono ormai chiari i segni della guerra civile. Nel mare delle preoccupazioni quotidiane, un uomo ed una donna si aggirano per la capitale libanese, ciascuno in preda alle proprie fobie, aspirazioni e frustrazioni troppo a lungo represse.

Un viaggio all’inferno
Ghada Samman, con queste 5 storie, ci mostra appieno quella che doveva essere la vita a Beirut nel 1974, momento di sua massima gloria ed al contempo il primo passo di una guerra ormai pronta ad esplodere. La città viene infatti raffigurata come una sorta di “Sodoma e Gomorra“, con fortissime disparità sociali fra ricchi e poveri ed una sempre minor considerazione del sesso, utilizzato più volte nel testo come mezzo di scambio.

In questa città incredibile, tanto magica quanto ricca d’insidie, i 3 protagonisti “locali” si troveranno a dover combattere contro “ingiustizie storiche”, mentre i nuovi arrivati verranno stregati e poi abbandonati dalla stessa Beirut. Quest’ultima, alla pari di un diavolo tentatore, mostrerà ai due giovani la bellezza del successo e della ricchezza, provocandone però la totale morte interiore che li spingerà ad azioni prima impensabili.
Purtroppo non posso spingermi oltre per evitare spoiler, personalmente, però, è uno dei libri che ho finito più rapidamente di sempre, completamente stregato da prosa e ritmo. Bellissimo.
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