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Damasco, la città che da sempre è la rappresentazione fisica dell’essere siriani; un capolavoro a cielo aperto in grado di stupire in ogni epoca per le sue meraviglie senza tempo
Le parole di Ibn Battuta (parte I)
Damasco supera le altre città in bellezza e le oltrepassa con il suo splendore. Ogni descrizione, per quanto precisa, è sempre troppo limitata per dirne tutta l’avvenenza, ma non vi sono parole più squisite di quelle di Abu al Husayn ibn Jubayr, che così si espresse:
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“Sì, Damasco è il paradiso d’Oriente, il luogo d’origine della sua splendida luce; l’ultimo paese d’Islam in cui siamo giunti, sposa novella fra le città che svelammo. Agghindata di fiori di piante odorose, spunta dai giardini avvolta in drappo di broccato e per la sua bellezza occupa un posto d’alto rango, s’asside sul trono nuziale con splendidi ornamenti
(continua in fondo all’articolo)
Le origini di Damasco
I primi resti di Damasco risalgono al 6300 a.C., tuttavia vi sono tracce di umane sul bacino del Barada, il suo fiume, sin dal 9000 a.C. ; a completezza d’informazione, però, va detto che si dovrà attendere addirittura il 2000 a.C. prima di vedere un grande centro abitato dotato di mura. La città si sviluppò particolarmente a seguito del “Collasso dell’Età del Bronzo“, momento dal quale riuscì facilmente a riemergere, trovandosi con poca concorrenza a e con nuove e rivoluzionarie tecnologie. Gli Aramei, infatti, s’insediarono a Damasco, portando così alla formazione di un nuovo regno ed alla creazione di uno dei più rivoluzionari sistemi d’irrigazione di sempre.

A partire dal primo millennio a.C., la città divenne capitale del regno di Aram-Damasco, ritrovandosi spesso a fronteggiare gli Ebrei, che nel frattempo avevano sviluppato sempre di più il loro a Sud. Tale ostilità cessò nel momento in cui gli Assiri provarono a conquistare il Levante, portando così alla battaglia di Qarqar, nel quale un esercito semita di circa 70’000 uomini (pare) ne sconfisse uno Assiro di ben 100’000. Dall’ottavo secolo a.C., tuttavia, la città cadde definitivamente sotto il giogo mesopotamico, seguendone poi le sorti.
Greci e romani
Con Alessandro Magno, la città entrò definitivamente a far parte del mondo greco, tanto che la città intera venne rinominata “Demetrias” e fu completamente ricostruita dal re seleucide Demetrio III, il quale per breve tempo pose qui la sua capitale. In questo periodo, tuttavia, Damasco continuò a subire un momento di decrescita e stagnazione che verrà interrotto solo dall’arrivo dei romani.

Quest’ultimi la trasformarono in una delle città più importanti di tutto l’Impero romano, ricostruendola ancora una volta e dotandola d’incredibile autonomia, cosa che le permise in brevissimo tempo di tornare a primeggiare nella regione. Nel 125 Adriano la rese Metropoli della provincia di Celesiria e nel 222 Septimio Severo le diede finalmente il titolo di colonia, equiparandola, così, alle città italiane. Proprio in virtù di questo suo incredibile benessere durante l’Impero, alcuni dei primi ebrei cristiani trovarono proprio qui rifugio.
Arabi e medioevo
La città venne conquistata nel settembre del 634 dal grande condottiero arabo Khalid ibn al Walid, portando ad un’immediata reazione bizantina che temeva di perdere la città più importante d’Oriente. Tale reazione, tuttavia, si concluse nella mitica battaglia di Yarmouk, grazie alla quale ancora oggi Khalid è ricordato; in tale scontro, infatti, un misero esercito di 27’000 musulmani sconfisse una forza di ben 100’000 bizantini, cambiando per sempre il corso della storia. A seguito di tale vittoria, Damasco divenne la prima capitale “extra-arabica” del mondo islamico, iniziando a trasformarsi da aramaico-cristiana ad arabo-islamica. Tuttavia tale dinastia si disgregò abbastanza presto con la di Zab del 750, dopo la quale cessò di esistere e Baghdad ereditò il potere dell’antica capitale.

Dopo circa 200 anni di continui stravolgimenti politici, la città venne presa nel 970 dai Fatimidi ma sarà poi conquistata dai Selgiuchidi nell’undicesimo secolo, tornando così in mano Abbaside, di cui questi furono alleati. Dai Selgiuchidi nacquero poi la dinastia Buride e la Zengide che, insieme, difesero la città dall’assedio crociato, provocando una delle più umilianti disfatte di tutta la storia crociata. Damasco seguirà poi le sorti del grande condottiero Saladino, legandosi, poco dopo la morte di quest’ultimo, ai Mamelucchi, che dal 1260 dominarono l’intera Siria.
Ottomani ed indipendenza
Sotto quest’ultimi, in realtà, non accadde nulla di particolarmente significativo, eccezion fatta per l’assedio del 1400, in cui Tamerlano incontrò Ibn Khaldun e, poco dopo, mise a ferro e fuoco la città. Nel 1516 l’intera Siria venne conquistata dall’Impero ottomano, il quale, terrorizzato ad un’eventuale unione fra Safavidi e Mamelucchi, avviò con Selim I una campagna militare in grande scala, conquistando nel 1517 tutto l’impero mamelucco. Sotto gli Ottomani, Damasco crebbe esponenzialmente d’importanza, ma trasformandosi in un luogo dedito soprattutto alla religione, piuttosto che al commercio. Moltissimi pellegrini (fra cui lo stesso Ibn Battuta), infatti, iniziavano il loro viaggio proprio da questa città, rendendola, agli occhi ottomani, non così dissimile da Gerusalemme per sacralità.

Non a caso, proprio qui Selim I dedicò una moschea al leggendario Ibn Arabi e suo figlio, Solimano il Magnifico, vi fece costruire una delle moschee più belle di Mimar Sinan, il fantasmagorico architetto ottomano. La città, purtroppo, fu anche teatro del Massacro dei cristiani del 1860 da parte dei drusi, momento di particolare brutalità della città e che vide Shaykh Abdel Qader come attivo soccorritore degli oppressi, specialmente cristiani. A seguito della Prima guerra mondiale, la città verrà conquistata dalle forze del Lawrence d’Arabia, finendo poi, per gli accordi di Sykes-Picot, in mano francese. Dopo una strenua resistenza, Damasco diventerà definitivamente indipendente nel 1946, inaugurando così l’inizio dello stato siriano odierno.
Le parole di Ibn Battuta (parte II)
Qui i ruscelli serpeggiano ovunque e la brezza leggera dei giardini infonde vita agli animi. Damasco mostra il proprio fascino a chi l’ammira in tutto il suo splendore e dice: “Orsù venite qui, ove beltà risiede sia notte sia dì!”
La sua terra è a tal punto sazia d’acqua che quasi desidera avere sete, e poco ci manca che anche i duri ed aspri sassi dicano: “Percuoti col piede la terra: ne sgorgherà acqua fresca buona a lavarti e per bere!”
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