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Giunti sul Pianeta rosso, Iqbal incontrerà un saggio marziano che gli svelerà i segreti di destino e femminismo
Escursione nella città di Marghadin, il destino secondo Iqbal
Se per un destino ti sanguina il cuore, ebbene, chiedi a Dio che ordini un altro destino! È lecito che tu chieda un altro destino, poichè i destini di Dio sono senza fine. I terrestri hanno perso la moneta della personalità, non hanno ben capito il sottil punto del “destino”. È sottigliezza che si cifra in una frase: “Se tu ti tramuti anch’esso si tramuta”!
Diventa terra: ti farà dono al vento; diventa pietra, ti getterà sul vetro. Sei rugiada? Tuo destino è cadere. Sei un mare? Tuo destino è stare in eterno. Ogni momento ti crei dei Lat e dei Manat e poi ti attendi da loro costanza, o incostante? Finché sarà tua fede la disarmonia con te stesso, il mondo stesso dei tuoi pensieri ti sarà prigione. Faticar senza guadagno… destino! Esser ricco senza fatica… destino! Ma se questa è l’essenza della religione, o uomini ignari, il bisognoso diventa ancor più bisognoso accettandola!
Guai a quella religione che ti fa addormentare e ti mantiene poi in sonno profondo! È questa religione o magia? È religione o un grano d’oppio?
Giunto su Marte, Iqbal conoscerà uno dei dotti locali, il quale gli narrerà la storia del proprio popolo, premiato da Dio per non aver ceduto alle tentazioni del diabolico Farzmarz. Ricompensa per i marziani fu un luogo nel quale tutto appartiene a Iddio ed è quindi a libera disposizione di tutti, non vi sono guerre né denaro, e la gente può dedicarsi esclusivamente ad elevare il proprio animo. Proprio a tale saggio (forse al Khidr ma mancano diversi elementi per dirlo con certezza), Iqbal da il compito di mostrare il destino e le sue particolarità.

A differenza di altre grandi religioni, infatti, l’Islam sostiene che Allah è onnisciente e che ogni cosa da noi compiuta(sia nel passato, che nel presente che nel futuro) sia già iscritta in un grande libro solo da Lui conosciuto; tale affermazione potrebbe far supporre ad una forma di predestinazione, ma non è così. L’Islam, infatti, non immobilistico come, ad esempio, l’induismo (molto probabilmente una delle fedi sottintese da Iqbal per alcune sue caratteristiche) ma crede che ognuno possa scrivere il proprio destino, semplicemente “Allah lo sa già”.
Tale differenza sembra una sottigliezza, ma è qualcosa che cambia radicalmente la visione e le idee di ciascun credente, non più condannato ad un mero obbedire alle leggi divine, ma libero di scegliere per sé il proprio destino. Non è un caso che uno dei versetti più conosciuti in assoluto del Libro sia questo: “In verità, Allah non modifica la realtà di un popolo, finché esso non muta nel suo intimo”; nel momento in cui il Debole capirà di essere il Forte, tutto si ribalterà e non vi sarà più nulla in grado di fermarne le sorti.
Storia della fanciulla di Marte che pretendeva d’esser profetessa
Aveva il volto splendente, ma non della luce dello spirito, che era incapace di esprimere; le sue parole erano prive d’ardore, i suoi occhi privi della rugiada delle lacrime, ignara della gioia del desiderio! Il suo petto non conosceva più il ribollire della gioventù, il suo specchio era cieco e non riceveva più le immagini variopinte del mondo. Ignara d’amore e dei riti d’amore, era un passero che spregia il real falco d’amore!
Quel saggio sottile ci disse: “Questa fanciulla non è marziana; semplice, libera, senza complessi, Farzmarz la rubò all’Europa, la rese esperta negli affari della Profezia e la gettò quaggiù in questo mondo! Essa disse: “Sono discesa dal cielo, il mio invito è l’invito degli ultimi tempi”. Essa parla della situazione dell’uomo e della donna, manifesta molto apertamente i segreti del corpo. Ti ridirò ora in lingua dei terrestri ciò che essa dice essere il destino della vita in quest’ultima era!
In quest’ultimo brano è invece manifesto un atteggiamento di Iqbal “non esattamente positivo” nei confronti di femminismo e femministe, raffigurandole come donne “Ignare d’amore e dei riti dell’amore”. Non mi soffermerò troppo su questo punto poiché è evidente un problema cronologico e culturale di fondo, per certi versi molto simile a ciò accaduto di recente alla pellicola “Via col vento”. Per chi non avesse seguito, tale film è stato temporaneamente bloccato su molti siti per il suo contenuto razzista, salvo poi esser riproposto ma con una breve introduzione che lo “contestualizzasse”, stessa cosa è necessario fare con il grande poeta pakistano.

Muhammad Iqbal vive infatti fra fine ‘800 ed inizio ‘900, periodo storico che, per la prima volta in assoluto, vedeva la donna “occidentale” emanciparsi, dando il via a gruppi quali, ad esempio, le suffragette. In una società indiana come quella del Poeta, tale evento dev’esser sembrato l’ennesimo modo di sovvertire l’ordine orientale da parte delle potenze europee, andando così una diffidenza sempre più forte verso tale movimento, impedendogli un giudizio equo e sensato. Appare infatti assurdo che in un libro nel quale persino al Diavolo verranno dati elementi di bontà, ciò non sia fatto per la donna che viene, anzi, identificata quasi come demoniaca.
L’idea che vi sia più odio verso l’Europa che la donna, è poi confermato dal libro “L’harem e l’Occidente” di Fatema Mernissi, nel quale appare evidente come, in tutto il mondo islamico ma, ancor più precisamente nel Nord dell’India, alle donne fossero concessi molti più diritti di quanto ne fossero concessi i Occidente; non è un caso che in paesi come Azerbaijan, Turchia o Pakistan le donne abbiano potuto votare prima che in Svizzera. Ovviamente la visione di Iqbal era comunque più quella di una “donna casa e chiesa”, però, essendo purtroppo un pensiero ancor’oggi presente persino nel nostro paese, sarebbe stupido fargliene una colpa, anche se, proprio per comprenderne appieno il messaggio, ad esso vanno aggiunte premesse.
Domani una nuova puntata con protagonisti d’eccezione fra cui quali: Hallaj, Mirza Ghalib e Shaytan in persona. Seguiteci sulla nostra pagina facebook, Spotify, YouTube, Twitter e Instagram, oppure sul nostro canale Telegram. Ogni like, condivisione o supporto è ben accetto e ci aiuta a dedicarci sempre di più alla nostra passione: raccontare il Medio Oriente.