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Una delle città più simboliche dell’intera Palestina, Hebron è il luogo di sepoltura di Abramo, Isacco e Giacobbe, diventando, anche e sopratutto per questo, una delle aree più ambite della Palestina
Le parole di Ibn Battuta
È una città piccola ma illustre, tutta risplendente di luci e stupenda, che contiene mirabilia. Sorge in fondo ad un wadi e possiede una moschea di raffinata esecuzione dall’architettura solida, squisitamente bella ed altissima.
Costruita in pietre da taglio, dicono che risalga a Salomone, il quale avrebbe ordinato ai jinn di costruirla, e all’interno ospita la nobile e santa grotta che racchiude le tombe di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, fronteggiate dalle tombe delle rispettive mogli [Sara, Rebecca e Lia].
“I viaggi” di Ibn Battuta
Hebron, la città in cui risiede Abramo
L’area intorno ad Hebron fu abitata sin dall’Età del bronzo anche se non vanne fondata dagli ebrei, bensì dagli Ittiti, tribù cananea presente nell’area, omonima del più grande impero indoeuropeo. Secondo la Bibbia, infatti, Abramo si rivolse a quest’ultimi per cercare un luogo di sepoltura adatto a sua moglie Sara, morta recentemente, scegliendo una grotta posta proprio sotto la città. Qui successivamente venne seppellito anch’egli assieme ad Isacco ed a Giacobbe, rendendolo luogo ambitissimo per tutta la stirpe israelitica, la quale lo contese a lungo ai Cananei.

Sarà infatti solo con Giosuè che gli ebrei conquisteranno definitivamente queste terre, rendendole a lungo capitale della tribù di Giuda e trasformandola nella seconda città ebraica dopo Gerusalemme. A seguito della distruzione del Tempio di Salomone e della successiva Cattività babilonese, l’area di Hebron venne occupata dagli Edomiti, i quali, nonostante i numerosi tentativi di riconquista israelitici, vi mantennero sempre grande influenza e controllo. Arrivati i romani, la città divenne uno dei luoghi più tesi della regione, tanto che poi i Bizantini vieteranno agli ebrei di risiedervi.
La città dell’amico
Con l’avanzata degli arabi, Hebron legò per sempre le sue sorti alla Palestina, non riuscendo tuttavia ad emergere come fu durante il regno di Giuda. Va segnalato però che, proprio con l’arrivo degli arabi, agli ebrei fu consentito il ritorno e persino la costruzione una sinagoga nei pressi del Sepolcro di Abramo, divenuto nel frattempo la Moschea di Abramo. All’arrivo dei crociati, che fecero di Hebron la capitale del distretto meridionale di Gerusalemme, gli ebrei verranno nuovamente scacciati, ottenendo solo da Saladino il permesso di farvi ritorno.

Con l’arrivo dei Mamelucchi venne proibito l’accesso al sepolcro ad ebrei, cristiani e, dal 1490, anche ai musulmani. Sarà solo con la conquista ottomana che la città, ed in particolare la comunità ebraica, riprese vita; essa si avvantaggiò infatti della cacciata degli ebrei spagnoli, tornando ad essere un centro estremamente importante dell’ebraismo palestinese. Con l’arrivo dei turchi, inoltre, venne data una grande spinta al settore vetrario, che in breve tempo divenne una delle esportazioni più importanti di tutta la Palestina. A causa di una serie di misure prese da Ibrahim Pasha, wali d’Egitto, ed una serie di sfortunati eventi, la città perse gradualmente d’importanza, rimanendo nota principalmente per il vetro ed i raccolti, entrambi fra i migliori della regione.
Scontri ed occupazione israeliana
Fino all’arrivo degli inglesi, la comunità ebraica di Hebron era profondamente legata a quella arabo-beduina, adottandone persino lingua ed abiti. Al contrario, con la nascita del Mandato britannico della Palestina, le due popolazioni iniziarono a vivere un rapporto sempre più ostile, tanto che nel 1929 vi fu perpetuato il “massacro di Hebron”. Durante quest’ultimo, alcuni rivoltosi arabi uccisero circa 65 ebrei, saccheggiandone anche case e moschee; da segnalare, tuttavia, che molti degli ebrei che si salvarono lo dovettero proprio ad altri arabi che invece li protessero, inoltre Ahmad Rashid al-Hirbawi, allora presidente della camera di commercio locale, supportò attivamente il ritorno degli ebrei, tanto che quest’ultimo avvenne solo 2 anni dopo.

Con il deteriorarsi del rapporto fra israeliani e palestinesi, però, il governo inglese decise di trasferire gli ebrei locali a Gerusalemme, tanto che nel 1947 emigrò anche Ya’akov ben Shalom Ezra, l’ultimo rimasto in città. Allo scoppio della guerra vera e propria, la città venne prima occupata dagli egiziani e poi, fino alla Guerra dei 6 giorni, dalle forze giordane, le quali contribuirono ad espandere la città. Con l’arrivo delle forze sioniste, ai cui occhi Hebron aveva un simbolismo non indifferente, la città iniziò a vedere sempre più colonie israeliane, le quali furono ratificate con gli Accordi di Hebron del 1997. Secondo quest’ultimi, la città si sarebbe divisa in due parti: la prima, più grande, sotto il controllo dell’Autorità nazionale palestinese, la seconda, più esterna, ma con all’interno anche il centro storico, sotto il controllo delle Forze di difesa israeliane. Ciò ha creato attriti e spaccature molto forti all’interno della città, tanto da diventare tutt’oggi uno dei simboli dell’occupazione israeliana in Palestina.
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