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La nascita di Mosè fu un avvenimento di portata storica, in grado di cambiare il destino degli ebrei e di tutti i monoteisti per sempre. Dalla nobile famiglia alla nobile adozione, la storia di questo immenso profeta è affascinante sin dalle sue origini
Di nobile stirpe
Come la stragrande maggior parte dei profeti, Mosè nasce in una famiglia di nobile lignaggio, caduta però da anni sotto il giogo egizio. Secondo la tradizione monoteista, infatti, il futuro profeta era figlio di Imran (conosciuto nella Bibbia come Amran) che apparteneva a sua volta alla tribù di Levi; quest’ultima è considerata tutt’oggi come quella maggiormente legata alla religione ed al sacerdozio. Tale dettaglio non è marginale, tanto che dopo l’Esodo saranno proprio i Leviti a distinguersi come “i più fedeli”, confermando la loro collocazione sociale all’interno d’Israele.

Tornando a noi, Mosè nacque in una data non specificata, ma è sicuro che visse dopo Giuseppe, profeta che, grazie al suo successo, aveva portato ad abitare moltissimi ebrei nell’area (probabilmente) compresa fra Pi-Ramses e Tanis. Qui la comunità ebraica prosperò a lungo, a causa di un sogno del faraone, però, tutto cambiò.
L’inizio del mito
Il sovrano egizio sognò infatti che un enorme fuoco partiva da Gerusalemme, bruciando ogni regione che gli si parasse davanti salvo la stessa Palestina. Altre fonti dicono che il monarca sognò proprio un bambino che gli afferrava e distruggeva la corona, fatto sta che, dopo tale visione, il rapporto fra i due popoli cambiò drasticamente, mostrando la follia del faraone in tutta la sua potenza.

Quest’ultimo, infatti, diede subito ordine di uccidere tutti i figli maschi degli ebrei, ma, visto che i maschi di questa stirpe servivano come manodopera, decise di farli uccidere solo ad anni alterni: nell’anno di “pace” nacque Harun, il fratello di Mosè, in quelli di “guerra” lo stesso profeta.
Mosè, preso dalle acque
Vi è un ulteriore molto interessante riguardo al protagonista della nostra storia ed alle due donne che lo videro diventare grande: secondo la tradizione, Mosè sarebbe stato affidato dalla madre Jochebed al corso del Nilo, il quale avrebbe portato l’infante da Asiya, la moglie del faraone.

Quest’ultima, a differenza del consorte, viene indicata come una delle donne più benedette di tutta la storia dell’umanità, al pari di Maria e Khadija, moglie stessa del profeta Muhammad. Tanto è la gloria che il Corano riserva a tale donna, che viene persino citata nel Libro con il nome di Asiya e, sempre in quest’ultimo, viene detto che ella è diversa dal marito e che segretamente sia addirittura monoteista. Allah/Dio, comunque, pose Mosè sotto la sua custodia, ma non sotto le sue cure, le quali vennero affidate ad una balia che, miracolosamente, è proprio la stessa Jochebed che si ritroverà così a crescere (ignara) suo figlio alla corte d’Egitto.
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