La mummificazione, dalle origini ai faraoni

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Uno degli aspetti più importanti nell’Antico Egitto era quello relativo all’aldilà, luogo in cui era fondamentale presentarsi come in vita. Qual miglior modo della mummificazione per arrivarci?

La vita nell’aldilà

Per gli antichi egizi, era fondamentale che il corpo rimanesse nelle migliori condizioni possibili, in modo da assicurare al defunto la miglior vita possibile nell’aldilà. Secondo gli abitanti del Nilo, infatti, l’anima era composta da più parti ed una di queste, identificata con “Ba” o “Ka” a seconda del periodo storico, aveva assoluta necessità che la salma del defunto fosse conservata pressoché intatta.

mummificazione

Tale credenza era diffusa fin dagli albori di questa civiltà, tanto che vi sono mummie risalenti persino al XXXIII secolo a.C. (circa 3250 a.C.); particolarità delle prime mummie ritrovate è la totale assenza del classico “bendaggio”, che verrà infatti introdotto solo successivamente e sopratutto per nobili e faraoni. Ciò è indice di come tale convinzione fosse sviluppata anche fra il popolo, oltre a donarci una base per ricostruire i processi alla base di quest’antica pratica.

Le origini della mummificazione

Grazie ai resti della mummia Ginger, la più antica mai ritrovata, è infatti possibile ricostruire l’evoluzione della mummificazione, andandone anche ad evidenziare gli aspetti fondamentali. Pur non essendo presenti veri e propri bendaggi, è però possibile ritrovare anche in quest’ultima una caratteristica molto particolare: la presenza di una sorta di primitivi “vasi canopi”.

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La mummia Ginger

Tali oggetti contenevano gli organi ed alcuni oggetti di valore per il defunto, ma con il tempo acquisirono una funzione più importante e precisa, tanto che verranno poi adibiti esclusivamente alla conservazione delle interiora. Altro aspetto interessante della mummia Ginger è poi la presenza attorno a quest’ultima di alcuni massi, posti probabilmente per scoraggiare sciacalli ed affini, garantendo così alla corpo di essere preservata.

Il rituale dei faraoni

Come già detto, con il passare del tempo si scoprirono nuove e particolari tecniche d’imbalsamazione, le quali, unite al desiderio di esser preservati per sempre, potendo godere appieno del Paradiso, spinsero sempre di più le classi abbienti ad optare per questa tecnica di sepoltura.

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Essa, tuttavia, era estremamente complessa e l’intero processo durava addirittura 70 giorni. In questi, la salma veniva svuotata prima di tutte le viscere e poi prosciugata per 40 giorni nel natron, un particolare sale di sodio molto presente in Egitto. Unico organo che veniva lasciato intatto era il cuore, il quale, secondo gli egizi, rappresentava la sede dell’anima.Si procedeva poi s pulire il defunto con dell’alcool per allontanare i batteri e veniva e si avvolgeva infine nelle celeberrime bende di lino. Tendenzialmente, contemporaneamente a tale processo, veniva anche preparata la tomba, il più delle volte conclusa esattamente per la fine della mummificazione.

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