Il loto egizio, il fiore all’origine del mondo

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Il cosiddetto “loto egizio” è un fiore dalla bellezza senza pari, in grado di ammaliare a tal punto il popolo dei faraoni, da farlo eleggere come fiore all’origine del mondo.

Loto o ninfea?

Il “loto egizio” in realtà non appartiene assolutamente al genere del Lotus bensì a quello delle Nymphae; tale distinzione è molto importante da fare sia per esplorare i miti dietro questi molti nomi, sia per comprendere appieno di quali piante andremo a parlare oggi: la Nymphaea lotus e la Nymphae Caerulea.

Lotus, il coperto

La parola Lotus è stata per secoli associata a specie molto diverse, chiamate in tale maniera per la loro abitudine a “nascondersi”. Il termine deriverebbe infatti dal latino Lotus che possiede molte origini ma una in comune con il greco antico: λωτός. Tale parola sarebbe a sua volta mutuata da alcune lingue semitiche, dalle quali è derivato poi il nome del personaggio biblico e coranico Lot; tale vocabolo ha diverse tradizioni possibili, la più interessanti delle quali, nel nostro caso, è quella di “velato, coperto”, ma spiegherò meglio più avanti.

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Lotus berthelotii

Molto importante è comprendere, però, che il genere Lotus ha come parente più stretto le Fabaceae (la famiglia dei fagioli) e sono infatti delle leguminose. Queste piante non sono quindi imparentate con i leggendari fiori dell’universo indo-buddista (il cui genere è quello del Nelumbo) ma piuttosto con quelle dei leggendari Lotofagi. Tale mitica popolazione appare nell’Odissea e nelle Storie di Erodoto e sarebbe stanziata fra le coste libiche e quelle tunisine, con la particolare caratteristica di nutrirsi di solo Lotus, quello “vero”, però.

Ninfea, la leggenda sull’acqua

La ninfea è una delle piante ornamentali più antiche ed apprezzate di sempre, anche virtù di una svariata della suo vivere negli specchi d’acqua e della sua bellezza. L’etimologia è da ricercare nelle leggendarie ninfe greche e dal persiano “nenufar” che vorrebbe dire “loto blu”. Fin da quando l’uomo iniziò a coltivare venne a contatto con quest’incredibile forma di vita, non riuscendo più a posare lo sguardo su nient’altro. Il fiore della ninfea divenne ben presto il simbolo dell’intero Egitto, trasformandolo in un fiore a dir poco leggendario; 2 varietà, in particolare, divennero i simboli stessi dei faraoni: la Nymphaea lotus e la Nymphae caerulea.

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Il fiore di ninfea è sul capo

Il fiore dell’origine del mondo

Le due specie infatti, oltre a produrre un incredibile profumo ed un efficace sonnifero, hanno anche una fioritura che letteralmente toglie il fiato. La caerulea fiorisce infatti solo dall’alba al tramonto, richiudendosi prontamente su se stesso ed affondando in acqua con il sorgere del crepuscolo, mentre il lotus fa lo stesso ma con la luna. Impossibile nemmeno per un nostro contemporaneo non rimanere estasiato, non fatichiamo a credere che all’epoca lo si ritenesse divino.

Un video della fioritura della più grande specie di ninfea al mondo

Secondo gli egizi, in particolare, il bocciolo primordiale venne fecondato nello stagno di Khemno da parte degli 8 dei primordiali, rappresentanti rispettivamente: acque primordiali, oscurità, illimitatezza e invisibilità. Da tale fiore sarebbe poi emerso il dio Atum, rappresentante la divinità massima della luce. Proprio per la sua importanza, furono in molti che in oltre 2500 anni di storia modificarono i ruoli delle divinità, attribuendo costantemente tale nascita al dio “principale” di quel momento storico. L’importanza di questo fiore rimase comunque intatta, diventando, anzi, il simbolo per eccellenza di ogni faraone egizio.

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