This article is also available in:
English
Un’opera imprescindibile per chiunque sia interessato ai processi di decolonizzazione ed al funzionamento dei modelli imperialistici. In “Decolonizzare la mente”, Ngugi wa Thiong’o ci mostrerà in particolare il valore della lingua e come essa possa trasformarsi in trappola mortale.
Decolonizzare la mente
I quattro testi di Ngugi Wa Thiong’o che compongono “Decolonizzare la mente”, sono la summa di un pensiero che si è andato formando con anni di studio e con dolorose esperienze vissute in prima persona; in particolare la scelta di scrivere una pièce di critica al potere nella sua lingua madre, il gikuyu, in modo da poter essere compreso da ogni strato di pubblico, gli costò nel 1978 un anno di detenzione. Fu in quei mesi che l’autore maturò la convinzione che “l’arma più grande scatenata ogni giorno dall’imperialismo contro la sfida collettiva degli oppressi è la bomba culturale, una bomba che annulla la fiducia di un popolo nel proprio nome, nella propria lingua, nelle proprie capacità e in definitiva in se stesso”.
Il miglior libro per comprendere davvero il ruolo della lingua
Attraverso l’esperienza vissuta in prima persona dall’autore, riusciremo a comprendere davvero quale sia il senso ed il valore di esprimersi nella propria lingua natia, concetto che spesso si perde nella più barbara delle maniere. Con il loro arrivo, gli inglesi imponevano l’uso dell’inglese ad ogni paese che colonizzavano, ciò sia per motivi amministrativi che per fini imperialistici. Obbligare un popolo a parlare e comprendere unicamente la propria lingua, infatti, si faceva in modo che il processo colonizzatore potesse svolgere il suo mestiere direttamente nelle menti degli individui.
Essi alla lunga saranno infatti portati ad equiparare lingua e cultura, finendo in un’inesorabile vortice di malessere e sudditanza psichica. Ciò porterà l’indigeno a desiderare sempre di più “esser britannico”, non riuscendovi mai secondo i canoni imposti dagli stessi dominatori. Questo libro racconta del lavoro e della fatica di Ngugi wa Thiong’o nel voler fare qualcosa di molto semplice: esprimersi nella sua lingua nel suo paese, possibilmente senza essere arrestato. Un’opera imprescindibile per chiunque sia interessato ai processi di decolonizzazione ed al funzionamento dei modelli imperialistici.
Seguiteci sulla nostra pagina facebook, Spotify, YouTube, Twitter e Instagram, oppure sul nostro canale Telegram. Ogni like, condivisione o supporto è ben accetto e ci aiuta a dedicarci sempre di più alla nostra passione: raccontare il Medio Oriente