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Uno dei capitoli più interessanti dell’intera storia tunisina. L’approccio del presidente Habib Bourguiba fu senza alcun ombra di dubbio uno dei più interessanti mai operati per la questione palestinese, ad anni di distanza, le sue idee appaiono sempre più come profezie.
Il discorso del 1946: Israele colonialista
Il legame che unisce Tunisia e Palestina ha origini antichissime, quello che collega Borguiba alla Palestina, però, ha una data ben precisa: il 1946. In quell’anno, infatti, il futuro presidente tunisino è in Egitto, alla ricerca sia di un supporto alla propria causa ed, in generale, a quella araba. In quel periodo si intensificano sempre di più le tensioni fra israeliani e palestinesi, portando il futuro leader ad esporsi per la prima volta riguardo la questione.

L’approccio che utilizzerà Borguiba sarà di rara sagacia, portando per la prima volta i paesi arabi a rendersi davvero contro del tipo di problema che avevano davanti. Il tunisino sarà infatti il primo ad illustrare il profondo legame fra Israele e gli altri paesi colonizzatori, mettendo in risalto tecniche e pensiero. Ciò sarà determinante per tutto il futuro del conflitto, costruendo così analogie fra la lotta per la liberazione dei paesi arabi e quella per l’indipendenza palestinese. Senza tale passaggio logico, infatti, sarebbe stato pressoché impossibile combattere un nemico che, fino ad allora, si identificava come semplice invasore militare. Anche in virtù di tali considerazioni, Habib Bourguiba acquisterà una sempre maggior fama nel mondo islamico, mostrandosi uno dei leader più interessati alla causa palestinese; ciò però sarà destinato a cambiare solo 19 anni dopo.
Il discorso di Gerico e lo scontro con Nasser
Nel 1965, ormai già leader della Tunisia indipendente, organizzerà una conferenza a Gerico, dove esporrà nuove idee rivoluzionarie, stavolta mal digerite. A partire dalla nascita di Israele nel 1948, infatti, gli stati arabi avevano da sempre opposto la lotta armata, rifiutando ogni qualsivoglia tentativo di dialogo con lo stato sionista. Bourguiba fu il primo ad opporsi categoricamente a queste modalità che, a suo dire, non avrebbero fatto altro che agevolare lo stesso governo di Tel Aviv sul piano internazionale. Era necessario, infatti, che l’opinione pubblica si rendesse davvero conto di chi fosse l’aggressore, puntando fin da subito sul mostrarsi come parte lesa e non come una aggressiva e non dotata di ragionevolezza.

Il tunisino aveva infatti compreso da tempo i rapporti di forza in gioco, comprendendo che l’unica strada davvero efficace sarebbe stata quella di riconoscere Israele e costringerla a rispettare gli antichi trattati, prima e fondamentale tappa in un processo di pace. Alla decisione si oppose fortissimamente Gamal Nasser, presidente egiziano, che, da militare, vedeva nella lotta armata l’unica reale strada per far trionfare i palestinesi. Lo scontro verbale durerà a lungo, portando il leader del Cairo a considerare ripetutamente Bourguiba come al soldo degli stessi sionisti, salvo, negli ultimi anni di vita, dargli ragione, scagionandolo dalle precedenti accuse. Il discorso di Gerico in realtà, spaventerà molto anche la stessa Israele, la quale vedeva con terrore un mancato attacco arabo, in quanto avrebbe perso definitivamente la propria legittimità a difendersi.
Operazione Gamba di Legno
Nel 1982, a seguito della Guerra civile libanese, la sede dell’OLP venne spostata da Beirut ad Hammam Chott, nei pressi di Tunisi. La scelta, in realtà, fu dovuta in buona parte alla first lady Wassila Bourguiba, la quale esercitava un fortissimo ascendente su gran parte della politica palestinese, agevolando così il loro trasferimento. Il paese, inoltre, aveva da tempo legami molto forti con gli Usa e questo venne visto come un ulteriore fattore di sicurezza per gli uomini di Arafat, purtroppo a torto.

Nel 1985, infatti, ufficialmente a seguito di un attentato palestinese, l’aeronautica israeliana inviò 10 caccia F-15 a distruggere la base dell’OLP, rammaricandosi per l’assenza di Arafat, reale obbiettivo dell’operazione. L’attacco venne ovviamente visto come un qualcosa di folle e criminale, invadendo qualsiasi legge riguardo alla sovranità territoriale e mostrando ancora una volta al mondo l’aggressività ed il fascismo dei metodi sionisti; fortunatamente, però, l’azione non rimarrà impunita. La Tunisia riuscirà a farsi risarcire delle perdite, portando per la prima volta gli Usa ad astenersi dal mettere veto sull’attacco israeliano, risultato mai raggiunto prima d’ora. Solo 2 anni dopo, Bourguiba sarà costretto a dimettersi a causa delle sue condizioni di salute; questo può considerarsi il suo ultimo intervento pubblico a favore della causa palestinese.
Vista la profonda amicizia che legava Arafat e Craxi, è indubbio che il leader socialista vedesse anche per questo la Tunisia come un paese amico visto che, proprio in quei giorni, si verificò la Crisi di Sigonella, evento in cui Craxi, come Bourguiba, difese palestinesi e sovranità nazionale.
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