Garibaldi a Tunisi

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Giuseppe Garibaldi, “L’eroe dei due mondi”, fu sempre molto legato alla capitale tunisina, tanto che fu la sua prima scelta per l’esilio del 1849. Curioso che proprio Bettino Craxi scrisse un libro in merito.

Il primo viaggio

La Tunisia, a partire dal 1820, era diventata sempre di più un vero e proprio rifugio per i patrioti italiani in esilio, unita anche ad una storica presenza italica nel paese africano. La sua vicinanza alle coste del Bel Paese e la neutralità del suo Bey, avevano portato sempre più mazziniani e rivoluzionari a rifugiarsi proprio lì, coccolati anche dalla possibilità di un immediati ritorno nella madrepatria. A questi vi si unirà poi anche Giuseppe Garibaldi il quale, condannato a morte per sommossa popolare, scappò prima a Marsiglia, facendo poi rotta per le coste tunisine.

Garibaldi
Giuseppe Garibaldi

Giunse a Tunisi fra la fine del 1834 e l’inizio del 1835, soggiornando a Palazzo Gnecco con alcuni compagni, fra cui Gaetano Fedriani, al quale rimarrà profondissimamente legato nel corso degli anni e con il quale manterrà sempre una grande amicizia. Dopo qualche mese dovette ripartire, ma il suo cuore non dimenticò mai la Tunisia, tanto da volervi ritornare nel momento per lui più difficile.

Il ritorno (mancato)

Il 1849 fu un anno pesantissimo per l’Eroe italiano, dovendo digerire la sconfitta della Repubblica Romana per mano francese e la morte di Anita, sua amatissima moglie. Costretto all’esilio da ogni autorità sia italica che estera, Garibaldi scelse di ritornare proprio a Tunisi, luogo che, anche a 15 anni di distanza, gli rimase impresso nel cuore; purtroppo questa volta il Bey si dimostrò meno clemente, non permettendo al Patriota nemmeno di toccar terra. Ciò non fu tanto per antipatia nei confronti del condottiero per il quale, anzi, pare avesse grande stima, ma quanto più per le tensioni politiche che ciò avrebbe generato.

Garibaldi

Come già detto, infatti, Garibaldi era ricercato in tutta la Penisola, sopratutto dai governi stranieri che, preoccupati dalla vicinanza delle coste tunisine, misero pressioni al Bey affinché non si azzardasse ad offrirgli protezione. Ciò spingerà L’eroe dei due mondi a rifugiarsi in Marocco, a Tangeri, senza però mai dimenticare i suoi trascorsi in Tunisia, soffrendo moltissimo per l’occupazione francese. Secondo alcune lettere, fu tanto arrabbiato dalla notizia, da voler riprendere le armi per concludere così la sua vita da rivoluzionario; ipotesi tuttavia scartata in fretta a causa delle sue condizioni di salute.

Vista la passione per questo personaggio, Craxi non solo era a conoscenza del tutto, ma scrisse addirittura un libro sulla vicenda, purtroppo pressoché introvabile.

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